Ultima modifica 12 Settembre 2017

Sono giorni che rifletto su questo articolo di Christina Romo, ragazza adottata quando aveva due anni, che attualmente vive negli Stati Uniti e lavora in un’organizzazione di sostegno alle adozioni, nel quale fornisce dieci suggerimenti/spunti per i genitori adottivi.
In realtà lo trovo molto interessante ma mentre lo leggevo è saltata fuori la mia solita vena polemica e quindi mi piacerebbe analizzarlo, non dico punto per punto perché ci sono cose indiscutibili ma ragionare sopra alcuni di essi anche se, confesso, non so fin dove mi porterà la mia sopracitata vena polemica.

Partiamo da una specifica anzi due: questo è un ragionare fra adulti e quindi spero che non lo dimentichiate durante la lettura. Sono consapevole che bambini e soprattutto adolescenti, che per principio sono nella fase del totale egocentrismo egoistico e non sono ancora in grado di proiettarsi dentro il punto di vista di altri, sono matematicamente fuori da questo mio ragionare. Inoltre, sono perfettamente consapevole che questi potrebbero essere consigli rivolti unicamente a chi ha figli in questa fascia di età, ma visto che vengono ovviamente prodotti da una adulta, che per giunta lavora nel mondo delle adozioni, penso che possiamo liberamente discuterne.

genitori adottivi
Peccato non poter avere fra le persone che leggeranno anche la diretta interessata, credo che tutto questo sarebbe assai più costruttivo, ma conto sui adottivi adulti che mi leggeranno per contro ragionare sulla cosa (ehhh Fabri, come vedi ti tiro dentro sempre); secondo: la realtà del mondo adottivo americano è decisamente differente dal panorama Italiano.

Detto questo, iniziamo analizzando i primi 4

Punto 1. È impossibile ignorare che perdere i genitori biologici è traumatico per un bambino.
Questa perdita farà sempre parte di me. Modellerà la persona che sono e avrà un effetto sui miei rapporti – soprattutto sul mio rapporto con te.

Credo che sia il punto dal quale partiamo ormai tutti noi genitori adottivi. Il vostro passato esiste, non si cancella, non si ignora. Ribaltiamo la cosa dal punto di vista genitoriale: anche non poter generare un figlio biologico (circostanza che esiste facilmente alla base della scelta adottiva, non ci prendiamo in giro) è piuttosto traumatico però ci è chiesto di elaborare il lutto e abbandonare definitivamente l’idea.
Certo noi siamo adulti e voi spesso, non sempre, bimbi quindi la nostra capacità di ragionamento dovrebbe essere completamente differente ma un dubbio su come si possa abbandonare razionalmente un desiderio che fa parte del nostro codice genetico che mira alla perpetuazione della specie, mi rimane. Però è una cosa che si supera vivendo giorno per giorno con i nostri figli, almeno a me è successo così.
Ma di punto in bianco, al momento che scelgo di intraprendere questo cammino, posso cancellare un legittimo desiderio? Anche questo modellerà il mio rapporto con te e farà in modo che io decida di scegliere te ogni giorno della mia vita come figlio.

Punto n 2. L’amore non basta per l’adozione, ma fa sicuramente la differenza.
Dimmi che sono amata tutti i giorni – soprattutto quelli in cui non sono particolarmente adorabile.

“L’amore non basta per l’adozione, su questo siamo perfettamente d’accordo. Lo abbiamo scoperto, e molto spesso pagato sulla nostra pelle, anche noi genitori che la favoletta del “basta l’amore” e gli occhiali rosa che tutto si supera è appunto una favoletta. Ci vuole un fisico bestiale, giusto per parafrasare Carboni.
L’amore è certo una componente importantissima e da ribadire continuamente ma rimarcarla quando non siete “particolarmente amabili” ti assicuro che il più delle volte è assai, assai faticoso e ti do per certo che la maglietta da supereroe non la danno in dotazione al vostro arrivo e inventarci supereroi lo dobbiamo fare, ancora una volta, giorno per giorno e ti garantisco che è una fatica inenarrabile. Ma si sa che anche per i miracoli ci stiamo attrezzando, è dura ma ci stiamo attrezzando. Un esempio di miracolo dell’amore? Le linee guida per gli alunni adottivi 

Punto n.3 Mostrami, con le parole e con i fatti, che sei disposto ad affrontare qualsiasi tempesta con me. Ho difficoltà ad avere fiducia nelle persone per via delle perdite che ho sperimentato nella mia vita. Mostrami che posso fidarmi di te. Mantieni la tua parola. Ho bisogno di sapere che sei un punto di riferimento sicuro nella mia vita, e che sarai lì quando avrò bisogno di te e quando non ne avrò bisogno.

Su questo mi trovi perfettamente d’accordo senza se e senza ma. Difficile ma perseguibile.

Punto n 4. Penso sempre che mi abbandonerai, indipendentemente dalle volte in cui mi dici o mi mostri il contrario. L’idea che le persone che mi vogliono bene mi abbandoneranno farà sempre parte di me. Posso volerti allontanare da me per proteggermi dal dolore della perdita. Non tener conto di quello che dico, ho bisogno che mi mostri che non mi lascerai mai.

Punto n. 4 dal punto di vista genitoriale: io sono convinta (e uso questo termine perché mi faccio voce di me stessa e di coloro che parlano con me, ma la mano sul fuoco per altri non la metto) che non ti abbandonerò e sono fermamente persuasa di fartelo vedere ogni giorno della mia vita con parole ed azioni, ho anche la presunzione di credere che tali azioni e parole dovrebbero scalfire con almeno con il beneficio del dubbio la tua coriacea convinzione che tutti quelli che ti amano prima o poi ti abbandoneranno.
Certo è che, siccome sono umana anche io, il tuo continuare ad allontanarmi da te con tenace, a volte metodica, costanza solo per avvalorare questa tua idea, non aiuta certo il sopraindicato punto due.
Il mettere alla prova, per periodi spropositamene lunghi ed ad una età che si presuppone adulta o quasi, dare per scontato che io sopporterò qualsiasi cattiveria per dimostrarti il mio amore, è demotivante anche per il più innamorato dei genitori. “Non tenere conto di quello che dico” …beh, più facile a dirsi che a farsi.
Sarebbe facile se le vostre parole passassero solo da un orecchio all’altro, senza passare per il cuore; peccato che, se così fosse, andremmo di nuovo a far saltare il famoso consiglio n.2.
Non ti abbandonerò nemmeno quando per la tua e per la mia (si, incredibile penso anche a me stessa), e magari anche per la salvezza di tutta una famiglia visto che potrebbero esserci altri componenti che hanno uguali diritti, sono costretta ad allontanarti almeno fino a quando non permetterai a noi e a te stessa di essere una famiglia o non sarai tu a voler interrompere totalmente i rapporti con quella che ha pensato di poter essere la “tua” famiglia.
Anche i figli dovrebbero arrivare a capire, una volta cresciuti, che pure noi nella nostra vita abbiamo vissuto dei bei traumi. La strada si percorre insieme quindi, a un certo punto, entrambe le parti dovrebbero arrivare a capire ciò che si è vissuto e si dovrebbe cercare di passare oltre. Capire ed accettare anche i traumi degli altri e non solo i propri, è segno di maturità ma pretendere che solo i genitori siano comprensivi e amorevoli quando si è raggiunta l’età della ragione mi sembra estremamente…immaturo.

Ecco per adesso mi fermo qui ma finiremo di analizzare i punti nel prossimo articolo.
Ora, potete dialogare con me già da adesso o aspettare la prossima puntata, l’importante è che ricordiate che ogni mio ragionare su questo argomento deriva sia dal mio vissuto che dal vissuto di altri e che tale vissuto è uguale per linee generali e diverso per particolari da ogni altro vissuto quindi ognuno porti il suo punto di vista (con gentilezza please) senza pensarsi depositario della verità.
Non pretendo che siate tutti d’accordo con me, anzi!
Questa è soltanto la mia verità di madre adottiva un…bel po’ rompiballe.

Riminese trapiantata per amore in Umbria da ormai 18 anni. Ex dietista e mamma attempata, di due fantastici figli del cuore che arrivano dal Brasile. Ma il tempo passa e i figli crescono (e non sia mai avere mamma sempre fra i piedi) ho ripreso a studiare e sono diventata Mediatore familiare, civile e commerciale. E a breve...mediatore penale.

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