Ultima modifica 13 Maggio 2019
Il Diario di Stick Dog. Una storia bellissima disegnata così così, di Tom Watson
Il diario di Stick Dog è un racconto furbetto che narra le gesta avventurose di un gruppo di amici cani a caccia di hamburger.
La narrazione si spiega pagina dopo pagina accompagnata dai disegni stilizzati del protagonista, Stick Dog appunto, un cane-bastoncino e dei suoi compagni di marachelle, Babà, Striscia, Karen e Meticcio, cani-bastoncini anche loro.
Cos’ha di furbetto questo racconto?
Ve lo svelo subito: il narratore, nella piena consapevolezza di non essere versato nell’arte del disegno, fa un patto con i suoi piccoli lettori e promette loro di raccontare una bella storia a patto che loro non lo assillino per la cattiva qualità delle sue illustrazioni.
Stick Dog abita in un tubo sotto l’autostrada, tra Città Grande e il Bosco, non ha mai vissuto insieme ad altri cani e non ricorda di avere mai avuto una famiglia.
Tuttavia Stick Dog non è un cane triste, perché, come dice Watson stesso, “è difficile sentire la mancanza di qualcosa che non si è mai avuto”.
Stick Dog può però contare sui suoi bizzarri e buoni amici, che gli riempiono le giornate e lo seguono nelle sue bonarie malefatte.
Con la loro complicità, per placare la fame, proverà a rubare degli hamburger ad un gruppo di umani, tra scoiattoli dispettosi e piani che non funzionano come dovrebbero: le gesta dei cinque sono esilaranti, alcune riflessioni molto delicate e il finale felice.
All’occhio del lettore adulto, aduso a consumare altro tipo di narrazioni, Il Diario di Stick Dog non presenta molte attrattive: non ha una vera e propria trama, può risultare ripetitivo, non ci sono veri antagonisti, la storia non raggiunge mai un vero climax.
Allora cosa attrae i giovani lettori tanto da farne un piccolo successo editoriale?
Vediamolo insieme. Intanto, la presentazione grafica. Il diario di Stick Dog ricorda proprio un quaderno a righe, è accompagnato da illustrazioni essenziali e da un font chiaro e leggibile. E questo è il suo primo pregio.
Il secondo pregio è il seguente:
Questo libro fa quello che promette in copertina,
ovvero è un diario, racconta una bella storia ma con dei disegni così così. Si è già guadagnato,pertanto, la fiducia dei suoi giovanissimi lettori.
Watson poi fa altro. Trasformandosi da narratore onnisciente a primo personaggio della sua stessa storia e chiedendo a chi legge di stringere un patto narrativo, compie un’azione che fa grandissima presa su chi legge, ovvero “rompe la quarta parete”. Watson infatti infrange quel muro divisorio che separa il mondo fittizio e il mondo reale, permettendo al lettore di essere non più spettatore passivo del racconto ma parte attiva, coinvolta e indispensabile.
E quando un bambino si sente indispensabile in un processo di trasmissione narrativa, state sicuri che quel libro non lo molla più.
Il Diario di Stick Dog è un ottimo modo per avvicinare i bambini più giovani alla lettura:
il linguaggio è diretto e semplice, i periodi non sono molto lunghi, alcune ripetizioni aiutano l’assimilazione di concetti soprattutto nei bambini più piccoli. E soprattutto è divertente, divertente da morire!
Noi ne abbiamo due copie, uno in inglese, letto dal mio bimbo più grande, con un piccolo aiuto da parte mia, e uno in italiano (buona la traduzione, che non è scontato!) pubblicato da Le Rane Interlinea, letto dal mio piccolo sdentato di sei anni.
Perché consigliarvelo? Vi dico solo questo: li sento ridere come scemi anche con la porta chiusa.
Questo dovrebbe bastare. Se un bambino legge e ride, vuol dire che sta agganciando emozioni positive all’esperienza, che quindi vorrà ripetere presto. Ed ecco che in men che non si dica, avrete per casa un lettore appassionato…
Io un pensierino ce lo farei!