Oggi vorrei parlare con voi di mindfulne e adolescenti, soprattutto dopo gli ultimi eventi di cronaca.
Riflettevo sulla difficoltà che i figli hanno a comunicare i propri disagi agli adulti e ai pari.
Questa difficoltà ha tantissime radici e sarebbe complicato analizzarle tutte, sicuramente la parte dell’uso del linguaggio a volte, per un adolescente, è un canale complesso.
Tempi addietro i ragazzi si confidavano con gli amici, con il sacerdote a volte con i docenti, ora tra di loro c’è una grande solitudine.
E’ come se la società ci educasse ad un individualismo e nessuno si fa più carico del dolore, della fatica dell’altro perché ciascuno è concentrato su se stesso.
In questo trend ci sono anche gli adulti che vivono una vita complessa, e anche loro cercano di barcamenarsi nelle difficoltà (lavoro, relazioni, gestione dei figli…) ma in questo modo spesso anch’essi non sono un punto di riferimento per i figli.
Per chi non è avvezzo a leggere i comportamenti preoccupanti, è difficile per un adulto, capire chi è il proprio figlio e su quali corde sta camminando.
La società , di certo, non ci educa a poterci fidare, a poter comunicare e ad avere coscienza delle proprie emozioni.
Diventa allora fondamentale ricorrere ai ripari.
Occorre cercare strade.
Diventa essenziale lavorare sulle proprie emozioni, a capirle con gentilezza senza scandalo.
Ecco quindi perché mindfulness e adolescenza
A questo proposito compare come risorsa l’esperienza della meditazione consapevole, dello yoga, della mindfulness, (mente consapevole) anche nei giovani.
Quest’ultima è sicuramente una strada per decodificare le emozioni che sorgono in noi e capirle.
Coglierne la tipologia, collocarle, comprendere, capirne la consistenza e cosa farne.
Se un ragazzo avesse la possibilità di imparare a capire chi è, imparare a capire quali sono i suoi dolori le sue sensazioni le sue emozioni sarebbe incredibilmente aiutato a prenderne coscienza e cercare aiuto senza rimanere nello scandalo e nella sua solitudine.
Sarebbe aiutato a non rimanere in quella situazione da solo sarebbe aiutato ad averne coscienza e gridare aiuto ma quello sarebbe un urlo di speranza.
Giancarla Barbieri operatore di mindfulness