Non si può dire molto a proposito delle elezioni, almeno non oggi: in questo momento, mentre sto scrivendo, sono ancora in corso, quindi i telegiornali, più che affermare che l’affluenza è in calo, non possono fare.
Sono le elezioni del non.
Non si invita ad andare al voto.
Giorgio Napolitano oggi ha detto l’ovvia verità: non si deve invitare al voto, visto che è sancito dalla Costituzione.
Non si dice chi si vota, né prima né dopo averlo fatto (Fede ci ha insegnato quanto fossero fallibili e inefficaci gli exit poll).
Io ho scelto un partito nuovo, perché ne approvo il programma e perché voglio vedere che cosa succede (sui giornali britannici quel partito viene dato al 40%, ma da noi non viene fatto cenno di questi sondaggi) in caso di vittoria o di buoni risultati di quest’ultimo.
Non sono disillusa né qualunquista.
Sono una (giovane) donna che spera ancora che un’Italia onesta possa sorgere sulle ceneri di quella precedente, fatta di furbi e puttanieri.
Non so, piuttosto, quanto abbia fatto bene alle elezioni la trasmissione su tutti i notiziari dell’incursione delle Femen al seggio elettorale dove ha votato il Cavaliere, ma questo è un altro discorso. Ma si sa, la tetta fa audience, quindi nessuno ha rinunciato a questa ghiotta occasione, anche a costo di inquadrare quel patetico ghigno.
Forse a loro prometterà la restituzione dei reggiseni.
E sì che in questi giorni fa pure freddo, eh!