Ultima modifica 14 Ottobre 2019
Il mio bambino, che ha cinque anni e mezzo, mentre viaggiavamo in auto mi ha fatto la fatidica domanda: “mamma, che giorno è la festa dei maschi?”.
A scuola stanno preparando un regalino per la festa delle donne, e gli sembra un’ingiustizia che non si festeggino anche gli uomini: c’è una festa della mamma e una del papà, perché non c’è la stessa parità anche qui?
Ho cercato di spiegargli l’origine di questa festa facendo qualche esempio: una volta le donne non potevano parlare, non votavano, non guidavano la macchina e non erano nemmeno padrone delle loro cose, anzi dovevano obbedire al marito, capo della famiglia, e restare in casa senza poter lavorare, o se lavoravano erano sfruttate e esposte a tanti pericoli. Ho anche accennato al famoso incendio nella fabbrica, da cui alcuni derivano l’origine della festa.
Ma non è bastato. Nella sua logica essenziale mi ha risposto: mamma, adesso non è più così. Tu stai guidando la macchina, fai un lavoro che ti piace tanto, e parli (anche troppo, forse! Questo lo aggiungo io). Perché non festeggiamo anche me e tutti i maschi?
E così abbiamo deciso che a casa nostra il 7 marzo è la festa dei maschi, e Leonardo ha scelto il suo piatto preferito: i tortellini in brodo di cappone.
La sua maestra mi ha raccontato che, quando ha spiegato a scuola la storia di questa festa, lui la conosceva già, ed ha anche aggiunto che però il 7 marzo è la sua festa.
Prima di avere in dono dal cielo questo ometto e il suo splendido papà, ho festeggiato l’8 marzo in pizzeria o al ristorante cinese, con mia mamma e le mie due sorelle o con le mie più care amiche. Era un’occasione come un’altra per ritrovarsi, al femminile. Senza fare niente di particolare, rispetto alle tante altre serate passate, semplicemente, in compagnia di persone che si vogliono bene. Mi sono sempre tenuta alla larga dagli streaptease maschili, perché lo spettacolo di due bei bicipiti non fosse rovinano da urletti e ammiccamenti, ma capisco che ad altre donne possano piacere, e credo di non essere nessuno per giudicarle.
Quest’anno la mia festa delle donne sarà festeggiata proprio come la festa degli uomini di mio figlio, magari preparerò un risotto alla milanese con il brodo avanzato, e anche una torta mimosa, perché mi piace tanto. Insieme al mio bambino aspetteremo che arrivi il papà, che come ogni week end percorre tutti d’un fiato cinquecento chilometri per tornare da noi, e lì, intorno al nostro tavolo di sempre, sarà la mia festa della donna, come lo è ogni giorno. Come nel disegno che mi regalò Leonardo due anni fa, tutti insieme sotto un bell’arcobaleno, con dei sorrisi grandi quanto i volti. Potreste rimproverarmi di essere troppo “lowprofile” o piuttosto “snob, con la puzza sotto il naso”, ma sono fatta davvero così e non cerco apprezzamenti. Ringrazio Dio di avermi dato la grazia immensa di vivere la gioia dell’amore ogni giorno, in semplicità.
Mi piacciono tanto le mimose, quel loro sfidare il freddo, grigio, cielo di marzo, quella fragile determinazione delle loro nuvolette gialle. Ma restano tanto belle solo quando i loro rametti sono uniti al tronco ed alle radici, quando sono recise avvizziscono, diventano irriconoscibili e tristi dopo poche ore. Come me, felice solo grazie e insieme ai miei uomini, ed alla mia famiglia.
Buona festa care donne, buona festa cari uomini: che sia la festa del vostro amore, qualsiasi esso sia. Che sia il 7 marzo, l’8 o qualsiasi altro giorno, sinceramente, non mi interessa affatto.
Stefania Stefanelli
Anche la mia bimba, ieri, mi ha chiesto la stessa cosa! E come ho scritto anche io, credo che sia un buon segno, che bimbi e bimbe non sentano già il bisogno di feste dedicate. Vuol dire che si sentono pari, come sarebbe giusto. Mi sembra una bella speranza, no?
Sì, anche io l’ho letto come un auspicio, forse molto più di una speranza. Dipende anche da noi mamme, l’educare i nostri figli al rispetto delle donne, alla parità, e direi di più: a valorizzare la differenza come una ricchezza. Citando la risposta di Churchill “Hurrà for the little difference”!