Ultima modifica 25 Maggio 2015
Chiariamo subito che non sono contraria alla fecondazione assistita. Penso che una coppia (etero o omosessuale che sia), se lo desidera, abbia il diritto di trasformarsi in una famiglia con figli. E che, qualunque sia il motivo per cui una donna non riesca a procreare “naturalmente”, debba – per diritto – poterlo fare con l’aiuto della scienza.
Ma c’è un “ma” per quanto riguarda la “maternità surrogata”. Non voglio toccare il tasto dell’egoismo perché sono stufa, arcistufa che – in tantissime discussioni “mammesche” – si finisca per giudicare spesso una “persona egoista“ (non ho scritto “donna” o “mamma”) chi, per un motivo o per l’altro, ha fatto delle scelte differenti, dalle nostre o da quelle che la società vuole o vorrebbe imporre. Diverse dal modo comune di pensare e di vedere le cose.
La madre surrogata è quella che permette di diventare genitore anche a chi (nonostante, magari, determinate “cure” o “metodi”) non riesce a portare avanti una gravidanza e accetta, dunque, di mettere in affitto il proprio utero, di affrontare gestazione e parto conto terzi. A pagamento, naturalmente.
Questa “pratica” negli Stati Uniti e in Canada è legale.
Forse anche in Russia e in Grecia, non ne sono sicura. Ci sono delle apposite agenzie che pensano a tutto: a trovare un’idonea mamma surrogata e alle pratiche legali. Praticamente, si adotta il bambino alla nascita, il giorno stesso del parto. Un figlio che – a tutti gli effetti – è figlio anche dal punto di vista genetico in quanto portatore dei geni paterni o materni o di entrambi i genitori “adottivi” che sono comunque, alla fine, i genitori “reali”.
Il mio “ma” (sbagliato o giusto che sia) è riferito al fatto che mi sono imbattuta nel sito americano di una delle agenzie di cui parlavo sopra e… mi è parso quasi di trovarmi su Amazon, in un negozio online a scegliere e a comprare “prodotti”, dopo aver acquisito le doverose informazioni.
Ci mancava “Confronta i prezzi”! Ti spiegano addirittura cosa significhi diventare genitore, come se una si svegliasse alla mattina e decidesse quasi quasi di fare un figlio, così, tanto per fare… “Ma sì, prendo una pancia in affitto e fra nove mesi divento mamma anch’io”. Come quando vuoi un cane e contatti l’allevamento, prendi tutte le informazioni necessarie e aspetti che nasca la prossima cucciolata. E paghi. Sono entrata in una realtà che, fino ad ora, mi era sconosciuta. E mi ha spaventato. Non mi è piaciuta.
Durante la mia ricerca in rete ho trovato anche una dichiarazione di Veronesi (che, insomma, un pirla non è) e mi ha fatto riflettere. In fondo, come si donano gli organi e si salvano vite umane, anche donare/affittare l’utero, è un modo per permettere comunque a una vita (che – in altro modo – non esisterebbe) di nascere, di esistere, di vivere.
Ho immaginato un bambino piccolo, sorridente e vivace, correre felice. E ho pensato che la vita, in fondo, è un miracolo. E allora… ben vengano anche “i figli della scienza”, come li chiamano. Siamo nel Terzo Millennio, diamine!
A una condizione però, che ci siano delle leggi (anche in Italia) che legalizzino e regolamentino questo processo in modo chiaro, ché l’ultima cosa di cui c’è bisogno, è che si speculi sui bambini perché, tutti, vanno tutelati e protetti. Insomma, che affittare uteri, non diventi un “lavoro in nero” per qualche donna, che i tempi son quelli della crisi… si sa.
E poi, anche che non ci si dimentichi di tutti i bambini chiusi negli orfanotrofi di tutto il mondo.
Antonella
Cara antonella, dimentichi, haimè tante altre considerazioni.
Che cioè non è un probmea di leggi, ma di una morale che viene prima delle leggi. La scienza non ci salva se non sappiamo noi PRIMA cosa è bene e cosa è male.
Concludi chiedendoti cosa ne sarà dei bambini chiusi in orfanotrofi (che almeno in italia non esistono piu). Ti sei chiesta invece cosa ne sarà di quei bambini handicappati, o forse semplicemente che non rispondevano ai requisiti che
si perchè quando si acquista un prodotto, si pretende anche una certa qualità. Soprattutto se ci sono di mezzo dei soldi, no?
Lo sai che le aziende che producono embrioni da impiantare, già oggi, producono questo “materiale” già con l’intendo di garantire uno “standard di qualità”. Proprio come un prodotto industriale.
Non è fantascienza. E’ già realtà.
La mercificazione dell’uomo non è una minaccia a venire: è già iniziata, è sotto gli occhi di tutti; ma in pochi se ne stanno accorgendo.
Solo degli strani e ostinati seguaci di Gesù Cristo cercano di farsi ascoltare. Per ora invano.