Ultima modifica 28 Dicembre 2015
Adoro l’etimologia, mi affascina perché dietro l’analisi dell’origine delle parole si scopre un mondo, si comprende la storia e la morale di un popolo.
C’è un argomento che con cicli sempre più corti torna di attualità, indicando quanto il problema sia sempre più sentito anche dalla gente comune: i diritti dei gay.
È incredibile come la discriminazione di questa sempre più ampia e consapevole “categoria sociale” parta proprio dal modo in cui viene chiamata. Ve lo siete mai chiesto? Gay deriva da gaio, ad indicare implicitamente superficialità e propensione alla spensieratezza, omosessuale invece fa riferimento al solo orientamento sessuale svincolandolo dalle caratteristiche morali dell’individualità, assumendo un che di spregiativo, un’etichetta fastidiosa che non a caso non trova corresponsione per chi non lo è, nessuno, infatti, indica mai se una persona è eterosessuale, perché essere tra i più sembra essere sinonimo di rigore… Ma fatemi il piacere!
Ingenuamente ogni volta che leggo o ascolto notizie facenti riferimento ai diritti degli omosessuali ancora cado dal pero osservando che, nel 2013, a qualcuno interessi se due uomini si vogliono sposare o due donne avere un figlio, ma la realtà, purtroppo, mi fa rientrare obbligatoriamente nei ranghi: è di questi giorni, per esempio, la notizia dell’ennesima pseudo apertura della Chiesa, nella persona di Timothy Dolan, arcivescovo di New York, il quale auspicherebbe di accogliere i gay, un filo incoerentemente con la dottrina ferrea del nuovo Papa, eletto peraltro anche da lui…
Non sta certo a me suggerire alla Chiesa cosa sia lecito fare o meno, ma fatico a capire come, pensando pure all’omosessualità come una grave deviazione morale, agli assassini o ai pedofili sia permesso dirsi cristiani e di ricevere i sacramenti, matrimonio compreso (al massimo previa confessione), ed ai gay no. Non sono figli di Dio? O, rimanendo nel canone, non sarebbero almeno pecorelle smarrite da riportare sulla retta via?
Il discorso mi appare ancora meno comprensibile quando si parla di Stato, sedicente laico, come l’Italia, regno di demagoghi che per un pugno di voti sarebbero, anzi sono, pronti a dire tutto ed il contrario di tutto all’interno di uno stesso periodo (grammaticalmente inteso).
Insomma mi piacerebbe dire: “basta gay!”, ma non nel senso volutamente fuorviante del titolo, bensì nella speranza di un futuro più prossimo possibile in cui le persone vengano giudicate per il loro valore, a prescindere da tutto il resto, anche e soprattutto quando vogliono diventare genitori.
Poi, se proprio bisogna chiamarli in qualche modo, tornando all’etimologia, a me è sempre piaciuto il termine tardo ottocentesco “uranista”, finemente poetico e per nulla offensivo, che fa riferimento al pianeta Urano, come gli altri del sistema solare, come gli atri in rotazione attorno al Sole, solo con una traiettoria originale, ma non per questo peggiore o meno efficace!
G.P.Antonicelli
si sta instaurando la situazione inversa! ora si ha paura che se si dice che esser gay è sbagliato si è discriminati! quindi le pecore come te rinunciano quello che sanno benissimo e che cioè se tua mamma fosse stata gay tu non saresti nata! basta aver paura di dire che esser gay è sbagliato. basta aver paura di dire che serve piu libertà solo perche si ha paura di perder la propria!
Carissimo Ettore, non comprendo se il suo sia un commento al post od uno sfogo personale.
Mi duole doverla correggere, ma se mia madre fosse stata gay io sarei comunque potuto nascere, nel mondo che lei evidentemente fatica ad accettare, quello di oggi, è possibile.
Ha tutta la mia solidarietà riguardo la sua frustrazione per non poter gridare ai quattro venti le sue idee, anche se non capisco chi glielo vieti, visto, che almeno in Italia, per fortuna sua i diritti dei gay sono ben lungi dall’essere tutelati.
Un’ultima precisazione per permetterle di criticarmi più efficacemente: pecora mi si addice poco, tuttalpiù sarebbe corretto montone, in quanto sono un uomo, eterosessuale e padre di due figli.
Buona fortuna per la sua causa progressista.
Ettore. Mia mamma è gay, eppure io sono nata ugualmente. Ho un marito e una figlia bellissima. Al mondo penso ci siano cose molto più importante che essere gay, come per esempio l’educazione, il modo di porsi, di esprimere le proprie idee.
Perchè tu hai così paura che si possa perdere la propria libertà per darne di più agli altri? io non vivo guardando il colore delle persone, non mi rivolgo a uno piuttosto che ad un’altro pensando questo è minore o maggiore di me. sono persone, lo siamo tutti. essere gay… che strana cosa. essere è quella giusta. solo essere.
un abbraccio ettore.
Ettore, ma ce la fai???
Prima di addentrarti in critiche idiote potresti almeno terminare di leggere l’articolo e sapere a chi ti rivolgi, oppure no? Eh si che di tempo da perdere ne hai tanto!!!