Ultima modifica 20 Giugno 2019

Pochi giorni fa parlavo con una mia cara amica del suo bambino che frequenta la scuola dell’infanzia.
Sa già scrivere e sa anche leggere qualche letterina.
E’ un bambino intelligente e sveglio, capace e con una buona motricità fine.
Potrebbe entrare alla scuola primaria come anticipatario… Però i genitori e le maestre hanno deciso di lasciare che sviluppi ancora un po’ la sua personalità in funzione del mantenimento della concentrazione e del prolungamento dei tempi di lavoro.

Dato che non mi è mai capitato di incontrare un genitore che facesse proprie a tal punto le osservazioni dell’insegnante, mi ha colpito. C’è stato, sia a scuola che in famiglia, il discernimento che è giusto ci sia tra le capacità di un bambino e la maturità di un bambino.

In ogni classe, tutti gli insegnanti e le insegnanti constatano che ci sono diversi livelli nell’autonomia e nella maturità dei bambini: alcuni appena arrivati al mattino sistemano e aprono il quaderno, altri aspettano il richiamo. Alcuni reggono perfettamente le prime due ore di lavoro e altri, dopo la prima ora già iniziano a chiedere di andare in bagno.
Alcuni non ci pensano proprio di lavorare dopo la ricreazione e, quando ricordi che è suonata la campanella, ti “supplicano” di lasciare altri 5 minuti come se, riprendendo il quaderno, li mandassi in guerra….

Ci sta tutto perché ciascuno è un impasto di  caratteristiche che per lievitare ha i suoi tempi.

Da insegnante mi rendo conto che fare passi avanti nella maturità e nella consapevolezza delle responsabilità è per un bambino la “materia” più complessa e difficile da “studiare”.

Forse è proprio questo il “luogo” in cui la famiglia deve incontrare la scuola, perché crescere nella responsabilità e nella consapevolezza del proprio dovere aiuta sia il figlio che l’alunno in ogni passo dei suoi giorni.

Ci sono dei traguardi adeguati alla loro età che i bambini devono raggiungere.

All’inizio della mia esperienza ero sicuramente più mamma che maestra… li giustificavo quando erano stanchi o quando non facevano compiti a casa, mettevo loro le parole in bocca dopo aver fatto le domande e altri errori simili. Ma ho capito che non spingerli a superare i propri limiti o a crescere nella responsabilità una briciolina al giorno è uno sbaglio.

La cosa difficile è stata imparare a dosare le richieste sempre più alte in modo consapevole; capire al volo “Da te questo me lo posso aspettare e un po’ adesso lo pretendo!” è uno sforzo che ora faccio volentieri, perché vedo i progressi di ciascuno e mi dà soddisfazione. E penso che ne dia anche ai bambini.

Spesso accade che un bambino, diventando “grande” adeguatamente alla sua età, riesca meglio nel lavoro e raggiunga livelli più alti nell’apprendimento.

Mi è capitato di dire e sentirmi dire ai colloqui: “ Lo vedo diverso, più concentrato, rispetta i tempi, vuole lavorare sempre da solo, fa i compiti da solo senza che nessuno gli dica niente, prepara lo zaino da solo, prima non lo faceva.”
Questa è la maturità di cui parlo.
Non mi prendete per matta, ma bambini che hanno questo tipo di fioritura, hanno interiorizzato il senso adulto del lavoro, sia nel dovere che nella soddisfazione per averlo fatto.

I bambini crescono da soli, si dice a volte, ma non è proprio così.
Bisogna lavorarci a casa e a scuola.
Purtroppo c’è anche chi impiega più tempo del necessario per superarsi, per provare il gusto di crescere.
C’è spesso l’insicurezza, la sfiducia in se stessi, la stanchezza e il senso di inadeguatezza che si mettono di mezzo, mamma e papà che non danno il giusto peso anche ai piccoli progressi.

Con l’esperienza e attraverso incontri con specialisti dell’età evolutiva le mie colleghe ed io abbiamo realizzato che in realtà non esistono bambini “svogliati” o “inconcludenti”, ma bambini che hanno un problema nella maturazione della persona e per questo non affrontano serenamente le piccole difficoltà che portano a crescere.

C’è chi non prende il quaderno perché non vuole iniziare a lavorare, perché è convinto di non saper fare.
C’è chi, se trova nello zaino una merenda che non voleva, si rovina tutta la giornata e persino il lavoro suo e degli altri : “Gliel’ho detto 10 volte alla mamma che questo non mi piace!”.

C’è chi non vuole lavorare in gruppo perché non ha intenzione di  mettersi in gioco e teme il giudizio degli altri.
Anche a casa si potrebbe lavorare su piccole richieste adeguate all’età, senza esagerare.

Perché bisogna ricordarsi che sono bambini… lo dico anche a me stessa.

Spesso vorrei che mia figlia più grande mi capisse come se fosse adulta e che facesse le cose con i miei tempi e che si lagnasse solo quando c’è realmente bisogno… per me.
Invece devo rispettare i suoi tempi e i suoi bisogni. Mi sono chiesta com, forse chiedendogli meno?
Forse non facendo richieste troppo ravvicinate e lasciandole il tempo per realizzarle a modo suo?
Non so. Però bisogna provarci.

® Riproduzione Riservata

Volevo fare l’archeologa… invece sono moglie, mamma, sorella e maestra e per me è più che sufficiente, anzi, ottimo. Sono una donna “orgogliosamente media”, ma decisamente realizzata, che non si annoia neanche un po’…

1 COMMENT

  1. Ciao, ho 5 bimbi e sono straconvinta che non crescano da soli. Ci vuole tanto lavoro e tanto impegno, per far sì che facciano ciò che è adeguato alla loro età. I bambini poco stimolati e trattati da piccoli (per egoismo e comodità) rimangono indietro, anche nel linguaggio.

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