Ultima modifica 29 Settembre 2016
E’ strano come, a volte, i desideri tanto sognati, una volta realizzati, siano così straordinari da sembrarti ancora irreali. E’ buffo come, una volta raggiunti, si fatichi a credere che possano essere davvero veri, tangibili, non più solo utopici. E’ così logorante, a volte, la strada per un sogno che, renderlo concreto significa imparare a gestire sentimenti che non si pensava legittimati a provare.
Così, nella logica dell’intensa ricerca di un bambino ci si immedesima così tanto nel proprio dolore e nel dolore di chi, come noi cerca senza successo, piuttosto che nella gioia.
Quando ci troviamo dentro il tunnel della sofferenza, crediamo di non avere il diritto alla gioia, che, se quel bambino tarda a raggiungerci, forse ha dei buoni motivi. Conosciamo alcuni sentimenti e ci dimentichiamo degli altri. Perdiamo in positività e ci accartocciamo su impalcature di veli.
Il dolore si conosce, la gioia no. La felicità è un sentimento che si scorda, o che non si riconosce più nelle cose belle che, comunque continuano a circondarci. L’infelicità diventa la ragione dell’espiazione di colpe immaginarie.
Ancora oggi, se ci penso, mi viene più facile identificarmi nella sofferenza di chi è imprigionata dentro le mura della pma, anziché nella felicità di chi rimane incinta naturalmente. Sarà perché certe ferite non si dimenticano, sarà perché vorrei essermi goduta la gravidanza di mio figlio ogni ora, ogni giorno, ogni attimo.
E invece spesso la paura ha inficiato la gioia di aspettarlo. Solo quando sono arrivata all’appuntamento con il parto programmato, la consapevolezza che dal giorno seguente non lo avrei più sentito dentro di me, ma con me, mi ha svuotata. Ho preso coscienza del fatto che la felicità vada vissuta sempre, fino in fondo. Perché non torna, o torna diversa, perché vivere, serenamente, aiuta a spargere energia. Perché a volte vorrei riavvolgere il nastro della mia vita e immaginare mio figlio in un viaggio a ritroso dentro di me.
Ma forse nessun tempo e nessuno spazio riescono a cancellare i ricordi veramente felici. Ed è su questi che costruiamo, mattone, dopo mattone, il nostro andare avanti. Senza dimenticare il dolore, ma con la capacità di intuire e godere di quando la vita ci dà.
Perché se guardiamo bene, la gioia c’è anche dentro ad un percorso che scava dentro come quello della fecondazione in vitro. E trovare momenti di serenità fa bene all’animo.
Raffaellla Clementi