Ultima modifica 18 Maggio 2018
Dare il buon esempio.
Quanto è facile a dirsi e molto, molto meno facile a farsi.
Eppure i nostri figli crescono accanto a noi. Succhiano da noi ogni cosa e ancora di più ciò che facciamo.
Sono certa che nascano con un loro preciso carattere.
Ma il carattere si plasma e si modifica molto crescendo anche negli adulti.
Per molte delle sfaccettature di una personcina in trasformazione e formazione la nostra impronta è quindi ovviamente fondamentale.
Quando è nato mio figlio ho passato diversi mesi in depressione post partum convinta (non so bene perché ancora oggi) che io non sarei mai stata in grado di prendermene cura, che non potevo farcela, non da sola.
Con qualcuno accanto ero più serena, anche se non del tutto, ma comunque stavo malissimo proprio perché ne ero così convinta che mi vergognavo.
Mi vergognavo da morire verso me stessa, dopo averlo tanto cercato e aspettato.
Dopo aver sposato un uomo meraviglioso con cui sognavo una famiglia numerosa.
Dopo aver pensato fin da ragazzina che avrei voluto un figlio.
Che fosse per me l’avventura più meravigliosa al mondo e che io l’avrei affrontata con un bel sorriso, nonostante le difficoltà.
Quanta delusione in me stessa per aver reagito con poco sorriso e con tanta paura nei primi mesi.
Questa è stata la cosa più difficile da accettare.
La delusione di me. Fino a capire che succede a tante.
Che forse avere accanto tua madre che sta morendo di cancro e una trombosi al cervello non mi ha, come dire, facilitato le cose… Mio marito è stato meraviglioso. Mia madre fino all’ultimo istante di vita, come per tutta la sua vita di mamma e amica per me. Tanti amici, la famiglia…
Loro sono la mia impronta. Ma devo ammetterlo.
Quando ho capito che io invece ce la potevo fare, che io amavo mio figlio più di ogni cosa…
Del dolore fisico o mentale o del cuore, che glielo dovevo per essere degna di essere davvero sua madre… allora mi sono guardata fra le mie di pieghe del cuore. Del mio carattere. E anche se mia madre era una donna con due spalle forti come una roccia ed io al confronto sono un granello di sabbia…ero pur sempre sua figlia.
La stessa figlia a cui lei per prima diceva che sarei stata di certo una brava mamma. Lei più di ogni altro ha di certo plasmato il mio carattere e di certo anche il mio modo di essere mamma. E anche nella mia ricerca di coerenza fra i valori in cui credo fortemente e che quindi vorrei trasmettere al mio piccolo.
Cerco di dargli un buon esempio da seguire.
E mio marito mi completa alla perfezione nel suo modo di essere padre. Un padre che non vorrei diverso in niente. Perché è tanto tanto presente, fortemente coinvolto e attivo. Giocherellone, dolce ma anche forte.
E io.. Ovviamente per me, che di mia madre penso sia stata la migliore madre che potessi desiderare…A lei mi ispiro.
A mio modo, ma quando faccio o dico certe cose a mio figlio non posso non notare come nella mia testa nascano tutte da un suo buon esempio. Dalle sue parole, dai suoi baci e le cose che mi ha dato. Cose intese come sentimenti, valori e tanto tanto amore.
Mai potrò dimenticare quello che è stata per me. Quindi è naturale che vorrei riuscire a fare e ad essere lo stesso per mio figlio. Non è facile. Ma non c’è altra missione per una mamma come me. Dare a mio figlio quello che mia madre ha dato a me. E continuare così quella speciale catena di amore che mi ha fatto crescere. Mi sento una privilegiata, perché sono moltissime le persone che non hanno avuto la mia stessa fortuna. Che hanno sofferto e soffriranno sempre per certi versi della mancanza di questa catena a cui posso sempre aggrapparmi, anche adesso che non è più fisicamente con me.
E, anzi, forse ancora di più. Perché nel fatto che devo aggrapparmi ad un ricordo mi rendo conto di non dover faticare affatto. Quello che mi ha trasmesso è stato un buon esempio. Così buono che è come se fosse ancora qui accanto a me.
Ed è bello avere questa base e poterci sempre contare. Perchè poi alla fine è questo che conta. Dare così tanto amore ad un figlio da sapere di poterci sempre contare. Sempre.