Ultima modifica 28 Giugno 2019
Trent’anni fa, stessa spiaggia, il mito di Riccione anni ’80/’90.
In vacanza con gli amici, non ricordo nemmeno l’hotel, per quanto poco mi interessasse.
I locali dell’aperitivo, le discoteche e le pasticcerie aperte all’alba sì, me le ricordo tutte, li troverei anche bendata.
Il mare, la spiaggia erano come ora?
Me li ricordo nella luce del pomeriggio, dei falò nella notte e con il freddo pungente dell’alba. E con tanta musica, liberata dagli stereo portatili a cassette.
Subito amici, anche se appena conosciuti. Ciò che è mio è tuo. Birra compresa 😛
Oggi arrivo di prima mattina, a rovinare il disegno regolare dei rastrelli sulla sabbia.
Una borsa mare colma di giochi, braccioli e creme ad alta protezione solare.
La passeggiata serale ha dei punti fermi, le edicole. Alla ricerca di quella o quell’altra figurina che proprio ci manca.
Nei bar si entra più spesso per un gelato o per andare in bagno che per sorseggiare un mojito.
Trent’anni fa mi sarebbero venuti i brividi nel leggere queste righe. Brividi che sicuramente verrebbero ai giovani di oggi che puntualmente si fermano a ridere e divertirsi in spiaggia.
Risate grosse che ti sei proibita da tempo, prima per ragioni anagrafiche che per l’educazione che cerchi di insegnare a tuo figlio.
La musica che suona è diversa ma di fatto è la stessa di allora.
Le note, le emozioni, il gusto dell’età sono gli stessi ingredienti.
E’ il menu ad essere rinnovato.
Non li invidio mica tanto, in fondo.
Lì ad aspettare un messaggio whatsapp secondo me si torturano più di noi allora, che potevamo illuderci che la lettera non gli fosse arrivata. O che l’amico del cuore si sia dimenticato di dirgli che lo aspettavamo alla Villa, verso l’una.
Oggi tutti a fissare quella doppia V impietosa: messaggio consegnato, perché non mi risponde?
È chissà quali emozioni respirerà tra qualche estate mio figlio che per ora vive il mare come la più grande sala giochi, il più simpatico compagno di scherzi: vuoi mettere che risate, se riesci a mirare la mamma col fucile ad acqua?
E se riesci a catturare un granchietto sul bagnasciuga, con quell’eroe che per fortuna è il tuo papà, e puoi liberarlo dalla prigione del secchiello davanti agli sguardi ammirati degli amichetti?
Eccolo li, il mio piccolo grande uomo che si diverte a saltare sulla spiaggia.
Come cambia il senso della felicità,
torna dopo trent’anni diverso
ma lo riconosci che è lo stesso.
Che siano a giugno, luglio o agosto.
Al mare o in montagna… Buone Vacanze!