Ultima modifica 31 Agosto 2016

Quante volte vi è capitato di trovarvi dinanzi a vostro figlio che dà il meglio di sé facendo capricci e scene teatrali, magari in pubblico, perché vuole un gioco, un dolcetto o qualcosa per cui avete detto di “no”?
Quante volte vi siete ritrovate ad assistere a reazioni di pianto rabbioso perché vostro figlio perde al gioco oppure perché gli negate qualcosa?

capricci

Le reazioni, appunto, sono spesso forti: pianti, urla, facce rosse che sembrano esplodere da un momento all’altro, denti serrati, fino addirittura talora a scene plateali.
Altre volte, invece, vi sono bambini che reagiscono come “muro di gomma”, ovvero come se quanto detto da mamma e papà non arrivasse e quindi insistono con richieste o lamentele estenuanti, per cui la tentazione di cedere diventa forte.

Cedere alle richieste e alle insistenze dei figli è comune e umano, un po’ per dare tregua a lamentele estenuanti, come si diceva, altre volte per placare crisi eccessive e incontenibili, altre ancora perché dispiace e non per ultimo, perché ammettiamo pure che accontentare i figli gratifica anche e forse prima di tutto noi genitori e ci fa sentire “bravi”.

Ma riflettiamo insieme: di che cosa hanno bisogno i bambini?

Sicuramente di crescere sereni e sicuri in un ambiente amorevole e attento. Tuttavia questo non implica che allora ogni loro desiderio debba essere esaudito e che non devono mai piangere o confrontarsi con qualche frustrazione.

Al contrario, i bambini hanno bisogno di imparare a fare i conti con le frustrazioni e uno dei nostri compiti educativi consiste proprio nell’aiutarli a tollerare/reggere le delusioni e a reagire ad esse.

Infatti se educare significa sia tirare fuori le risorse, qualità e potenzialità dei nostri figli come anche fornire loro gli strumenti per saper far fronte alle esperienze di vita, non possiamo prescindere dall’insegnar loro a gestire le frustrazioni. Altrimenti il rischio è che allorché diventano grandi, dinanzi alle prime delusioni o disattese, crollino impotenti e incapaci a reagire, in quanto non abituati e preparati in tal senso.

Cosa significa educare alle frustrazioni?

In primo luogo, significa accettare noi per primi che i nostri figli possano vivere emozioni di dispiacere e rabbia e che non sempre possano essere appagati e soddisfatti. Questo implica sia reggere emotivamente sia non cedere quando non riteniamo che sia il caso e semmai mantenersi coerenti con la decisione presa, così da trasmettere coerenza ma anche sicurezza.

Aiutare i bambini a comprendere che non sempre tutto è possibile, che non tutti i desideri possono essere realizzati e che non sempre si può vincere, aiutandoli a vivere e quindi a superare la delusione del momento.

Infine confidare nel fatto hanno le risorse per reagire: spesso le prime reazioni sembrano catastrofiche, poi superato il momento tornano a sorridere come se niente fosse accaduto e se magari ci dedichiamo a spiegare i motivi della negazione, ad esempio, i bambini, anche quando sono piccoli, comprendono.

 

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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