Ultima modifica 29 Settembre 2020
Me lo sono chiesta spesso ultimamente osservando i comportamenti dei bambini di amici, parenti, conoscenti o osservandoli all’uscita da scuola.
Forse capita a tutti di fare paragoni tra i propri figli e quelli degli altri.
Per quanto mi riguarda io cerco di evitarlo. Perché mi rendo conto di quanto sia inutile.
Esattamente come per un adulto ogni bambino è fatto a modo suo.
Ha i suoi tempi e la sua indole. La domanda però è se la sua indole può nascere già nociva o se lo può solo diventare.
Insomma… cattivi si nasce o si diventa?
Io opto la seconda ipotesi.
Non credo che, al di la di forme mentali deviate e malate clinicamente, ci sia la cattiveria insita nell’animo di un bambino. E’ ciò che lo circonda che lo porta più o meno facilmente su una strada piuttosto che un’altra.
E anche se è dura ammetterlo i primi a indurre in una certa strada sono i genitori.
E’ dura ammetterlo perché allora ci si deve rendere conto di quanta responsabilità abbiamo sulle spalle. Non solo tenere manine e sorrisi spacca-cuore.
Ma un esserino da crescere.
Così difficile, estenuante… Fa paura se ci si pensa troppo.
Ma non riesco ad accettare la risposta di molti genitori alle cattive abitudini dei propri figli che evitano la responsabilità dicendo “è fatto così, lo è sempre stato“.
Per me significa semplicemente che hai sempre sbagliato.
Con questo non voglio certo dire che non dobbiamo mai sbagliare, ci mancherebbe. Sarebbe bello ma si sa, la perfezione non è di questo mondo.
Quindi non la pretendo da mio figlio e nemmeno da me stessa.
Ma sono anche convinta che spesso siamo noi i primi a chiudere gli occhi, a non voler vedere i lati peggiori delle nostre creature. Ci si rifiuta, forse inconsciamente o forse in alcuni casi anche volontariamente di vedere il peggio.
Forse perché ci rendiamo conto che ‘c’è del nostro’ e, quindi, dovremmo ammettere di aver sbagliato.
Sono convinta che l’indole alla nascita di mio figlio fosse docile e pacifica.
Anche io per prima cerco di esserlo nei suoi confronti e nei confronti del prossimo, anche perché sappiamo bene quanto i bambini imitino i nostri comportamenti, nel bene e nel male appunto. Ma resta il fatto che ci sono cose che vanno indotte, introdotte nel suo animo.
L’educazione, il rispetto verso il prossimo, la generosità.
Infondere i valori in cui crediamo non è cosa da poco.
Richiede tanto impegno, costanza e perseveranza. E soprattutto coerenza.
Quindi mi innervosisce sentire un’insegnante stremata lamentarsi con il genitore perché il figlio non sta fermo un attimo e ricevere come risposta “eh si anche a casa, sempre in movimento”.
E quindi? risponderei io. Quindi che si fa?
Non sta a noi genitori spiegare, insistere e perseverare per far capire cosa può o non può fare dentro le mura scolastiche?
Non è compito nostro imporre regole e disciplina?
E non state parlando con un sergente di ferro, anzi.
Ma ognuno di noi ha un suo credo e rispettarlo, crederci davvero non è cosa facile. Richiede fatica. E certo è più semplice girarsi dall’altra parte, rimanere seduti e chiudere gli occhi. Sicuramente meno faticoso.
La delinquenza minorile è sempre in aumento.
E non solo però di casi estremi di disagio sociale o economico.
Ma anche domestico. Bambini e ragazzini abbandonati a se stessi.
Liberi di crescere come più gli piace, seguendo inclinazioni personali e, soprattutto e ben più nocivi, influenze della società che li circonda.
E sappiamo bene quanto non sia una società facile in cui vivere da adulti.
Figuriamoci da bambini o ragazzini.
Certo non possiamo impedire alla società e agli altri di condizionare i nostri figli, sarebbe pura utopia.
E forse non sarebbe nemmeno giusto fino in fondo.
Ma a chi spetta il compito di prendere il meglio da ciò che ci circonda?
A chi spetta seguire le inclinazioni del carattere dei nostri figli stimolando la loro indole e cercando di tirarne fuori il meglio?
A chi l’arduo compito di lasciarli sbagliare ma insegnarli a imparare dai propri errori?
Ammettere di aver sbagliato, saperlo accettare, capire e andare oltre.
Sembra scontato, banale quasi. Ma non lo è.
Non lo è a nessuna età.
Smetterla di giustificarli sempre, smetterla di cercare scuse sempre nel prossimo.
Accettate la nostra e l’imperfezione dei nostri pargoli.
Aiutateli a fare del proprio meglio. Sempre.
Condannando con i fatti, con le parole e il proprio esempio ciò che è palesemente sbagliato, accettando che non sempre la vita è giusta.
Che esiste la cattiveria. Eccome se esiste.
Ma che non per questo bisogna imitarla.