Ultima modifica 12 Aprile 2018

Tommaso (nome volutamente inventato) è un bambino di due anni, che talvolta reagisce mordendo papà, mamma e amichetti, a seconda delle circostanze. A parlarmene è la mamma che guarda con preoccupazione a questa reazione apparentemente poco comprensibile e appropriata di suo figlio.

In realtà non è così “strano”; sono tanti i bambini, di fatto ancora piccoli, che in determinate circostanze mordono.figlio morde

Perché?

Non dimentichiamo che il primo canale di conoscenza del mondo esterno è proprio quello orale. Attraverso la bocca il bambino entra in contatto prima di tutto con la mamma e poi a poco a poco con il resto del mondo. Se fate un passo indietro, ricorderete vostro figlio neonatoche mette in bocca mani, poi peluche, piedi e tutto ciò che capita a portata di tiro. Inizialmente il primo contatto è teso a succhiare, poi con la comparsa dei denti, anche mordere e stringere.

Pertanto per i bambini la bocca rappresenta un canale di conoscenza e di esplorazione, associata peraltro a varie sensazioni ed emozioni fin dalle prime esperienze di allattamento.

Può accadere che per alcuni bambini rimanga il canale principale con cui esprimere alcune emozioni in determinate circostanze, fintanto che non apprendono soluzioni alternative.

Come accade che bambini di due o tre anni continuino a succhiare il dito in situazioni di disagio come anche di noia o stanchezza, può ugualmente capitare che altri reagiscano alla rabbia e alla frustrazione mordendo.

Infine non dimentichiamo che proprio attorno ai due/ tre anni, aumentano le opportunità di stare a contatto con gli altri bambini (asilo, scuola materna, attività ricreative…) e quindi le occasioni di frustrazione e di rabbia.

Cosa fare?

bambino-morde

Intanto partiamo dal contemplare che la rabbia è un’emozione naturale, comune a tutti, grandi e piccoli.

Ciò che i bambini hanno bisogno di apprendere è la gestione e l’espressione delle emozioni, inclusa appunto la rabbia. Pertanto dinanzi ai morsi, un primo consiglio è quello di cercare di tranquillizzare il bambino in quel momento, così da aiutarlo a contenere lo stato di tensione che vive e che spesso spaventa i piccoli.

Poi diamo un nome a quello che il bambino prova in quel momento (“devi essere proprio tanto arrabbiato”). In questo modo impara a decodificare e a dare un nome al “vulcano” che percepisce dentro di sé in alcuni momenti.

Infine aiutiamolo a trovare delle alternative.

E’ importante ma non sufficiente fargli comprendere che i suoi morsi possono fare male all’altra persona, perché il bambino ha bisogno di apprendere, in virtù anche del vostro intervento, un repertorio comportamentale alternativo, da cui poter attingere nei momenti di rabbia così da sostituire i morsi con altre reazioni più adeguate ma comunque funzionali a scaricare e canalizzare la rabbia e lo stato di tensione che percepisce.

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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