Giovedì 10 ottobre era il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi.
Ho svolto una piccola indagine personale e…mi sono cadute le braccia, letteralmente.
Se tra le persone di una certa età è un nome noto: “non è quello di va pensiero?”, per tutti gli altri è quasi uno sconosciuto, illustre, forse, ma pressoché sconosciuto.
Ma non doveva esserci, non c’è nelle scuole un accenno di educazione musicale, o il tutto si limita a qualche canzonetta o all’ uso, forse, di una chitarra?
Ma come si può addebitare l’ignoranza ai comuni cittadini, dire che non siano melomani o che conoscano la musica per antica tradizione familiare quando …
Vi pare che l’anniversario sia stato degnamente celebrato?
Tutto il mondo lo ha ricordato, in tutti i teatri verranno rappresentate le sue opere, in tutto il mondo, da quelli Argentini al magnifico teatro dell’opera di Sidney per finire a quelli dei paesi dell’Asia più remota.
Da noi, è vero, la Scala aprirà la stagione con una delle sue opere, Genova ospiterà una superba edizione della Messa da Requiem…ma molti, troppi non lo hanno messo in calendario!
Verdi è un’ icona, uno dei grandi che ha portato la nostra voce e la nostra cultura attraverso la sua musica nel mondo, non uno dei tanti, ma l’ UNO.
Il mondo lo riconosce, ma noi?
Verdi non è un uomo del passato, Verdi vive tra noi, giorno dopo giorno, con la sua musica, ma noi lo sappiamo?
Festeggiare i 200 anni dalla sua nascita è, quasi, un insulto.
Quale cultura musicale abbiamo? Cosa viene insegnato ai nostri giovani?
Quanti di noi, quanti di loro possono dire di conoscere la musica verdiana?
La lirica, nata nelle corti, musica di élite per eccellenza è poi diventata musica del popolo e Verdi ha incantato e trascinato le masse, ma oggi?
È vero che assistere ad un’ opera lirica ha un prezzo che pochi, oggi, si possono permettere, anche acquistare un biglietto per i loggioni è faticoso, ma non sarebbe un ostacolo se a preferirlo fosse l’amore per questo genere musicale…se ce ne fosse la cultura!
È ormai troppo tempo che, da noi, i teatri lirici sono considerati, al pari dei musei, luoghi vecchi, noiosi, poco attraenti e non dove risuona una musica antica, ma sempre attuale, una musica che è parte di noi, è il nostro retaggio, la nostra cultura, che ci distingue, ma ci unisce, ad altri popoli ed è una nostra peculiarità.
Invece è considerata per pochi, superata, non attuale.
E allora perché celebrare il bicentenario della nascita, ricordarlo per poi relegarlo nuovamente nel cassetto, dimenticarlo, disconoscerlo, salvo poi rispolverarlo, forse, al prossimo anniversario?
Magari accodandosi, sotto l’onda di festeggiamenti indetti da tutto il resto del mondo e non portando la fiaccola ad indicare la via?
Verdi è stato, ed è, un grande, un grande a tutto tondo che non solo ha raccontato sotto metafora i nostri pregi, i nostri difetti, il nostro carattere, il nostro vissuto ma che ha lasciato molti esempi del suo magnifico essere uomo.
Riappropriarci dell’essenza della nostra cultura e andarne fieri, soprattutto nel confronto con gli altri, in questo mondo globalizzato, senza farci fagocitare evitando di essere inghiottiti, senza dover cantare, con Verdi, o mia patria si bella e perduta…