Ultima modifica 29 Settembre 2016
L’ Associazione CiaoLapo Onlus, associazione non lucrativa di utilità sociale, apolitica e aconfessionale, che si occupa dal 2007 di tutela della gravidanza a rischio e della salute perinatale e che rappresenta diverse migliaia di genitori italiani che hanno perso un figlio in epoca perinatale (prima della nascita o poco dopo il parto) scrive a Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, con richiesta di dimissioni o revoca dell’Assessore Regionale alla Cultura e alle Politiche Giovanili Lidia Ravera, la quale ha rilasciato un’intervista sull’Huffington da far accapponar la pelle.
Posta la bontà della difesa della legge 194, l’inaccettabilità del fatto che in un paese laico il 97% dei medici sia obiettore di coscienza, e che l’Assessore Ravera non voglia ingerenze in una scelta tanto difficile e sentita come l’aborto, credo che abbia sbagliato totalmente modi, toni e che sia inaccettabile da parte di una donna che dovrebbe rappresentare le istituzioni e la Giunta comunale esprimersi in termini privi di sensibilità.
Il punto cruciale della discussione è il diritto alla sepoltura dei bambini morti prima della nascita.
“In caso di morte endouterina dopo le 28 settimane di gravidanza, è obbligatorio procedere alla sepoltura, mentre al di sotto di tale età gestazionale, è facoltativo; i genitori, se vogliono, entro 24h possono richiedere la sepoltura, altrimenti l’ospedale procederà allo smaltimento. Si tratta di una legge nazionale e come tale sarebbe auspicabile che venisse rispettata su tutto il territorio italiano. Per adempiere questi atti è evidente che ogni Comune deve dotarsi di adeguati regolamenti di polizia mortuaria che stabiliscano le procedure attuative e indichino dove e come seppellire le spoglie in oggetto”.
Renzi, in occasione di un suo discorso afferma la volontà di dedicare una parte del Cimitero del Comune di Firenze a queste sepolture.
L’articolo è questo di cui riporto un estratto” Si ricorre all’aborto quando qualcosa va storto nella relazione con l’uomo che dovrebbe diventare l’altro genitore. Quando la gravidanza è frutto di violenza, fisica o psichica. Si abortisce quando si è troppo povere, o fragili.
Si abortisce perché diventare madre è una responsabilità enorme e non tutte non sempre decidono di farsene carico.
Si abortisce con dolore, sempre, in ogni caso, quando l’aborto è volontario e quando è spontaneo.
Si rassicuri chi teme che per le donne tutto sia diventato troppo facile. Non lo è, non lo è mai stato e non lo sarà mai. Chi, invece, in buona fede, pensa di procurare sollievo alle non-mamme, mandandole a piangere davanti a un quadratino di terra smossa, sappia che non è così. È una forma di sadismo di stato. Un’ingerenza intollerabile. Oltreché una palese buffonata” .
Purtroppo l’Assessore Ravera si rivolge ai genitori in lutto con toni pesanti e offensivi e si riferisce al diritto civile di sepoltura in modo ironico: “diritto di seppellire grumi di materia, chiamandoli bambina e bambino. È uno splatter che ritorna sugli schermi della politica con inquietante regolarità. Il copione è sempre lo stesso: una compassionevole aggressione delle mamme mancate.”
Non entriamo nello specifico di come si possano definire ‘grumi di materia’ prodotti del concepimento che giungono anche oltre le 40 settimane di età, preme però ai genitori di Ciao Lapo sottolineare che tali parole sono raccapriccianti ed offensive.
Il passaggio più grave e oltraggioso dell’articolo è a loro parere quello in cui le donne, che hanno abortito vengono definite “quelle donne che, poiché il corpo ha le sue insondabili leggi, non sono riuscite a portare a termine il loro dovere di animali al servizio della specie.”
Personalmente ritengo, come i genitori di Ciao Lapo, che una delle istituzioni, una rappresentante di una Giunta, un Assessore alla cultura non possa insultare in questi termini le donne colpite da aborto o morte endouterina, qualsiasi siano le buone intenzioni della Ravera.
L’abortività, come ogni altra malattia, dolore, o sofferenza merita un profondo rispetto. E le battaglie per i diritti civili non si fanno sulle lacrime della gente.
Raffaella Clementi