Ultima modifica 24 Agosto 2020
Due ore di show a Verona in una Gran Guardia, gremita di un pubblico prevalentemente femminile, per affrontare il tema “L’arte di inventarsi. Riflessioni per nuove strade imprenditoriali”.
Mercoledì scorso, ho avuto il piacere e l’occasione di incontrare Philippe Daverio, critico d’arte, antropologo, giornalista, conduttore televisivo e docente. Prima dell’incontro mi ha riservato una decina di minuti duranti i quali mi ha dedicato alcune considerazioni.
Non serve che vi dica che mi sono trovata in un attimo a chiacchierare amabilmente dei temi più disparati. Vi riporto solo alcune delle sue riflessioni, pregandovi di ricordare che, come lui ha sottolineato, non nascono da opinioni personali ma da lunghe indagini antropologiche.
“Bisogna partire dalla premessa che le 4 effe del made in Italy sono a prevalenza femminile e sarà sempre più incisiva la presenza rosa nel food, fashion, furniture. La quarta effe, la Ferrari cioè il settore meccanico, la lasciamo ai maschi, che hanno una maggiore attitudine”. Così Daverio ha sintetizzato in quali settori le donne possono trovare maggiore soddisfazione e sviluppo per la loro creatività e capacità di cogliere di relazione. Una sorta di pulchritudo del commercio (dal latino pulcher, aggraziato).
“Le differenze ci sono e sono visibili ad occhio nudo, la donna è multitasking, l’uomo invece è mononeuronale, – aggiunge Daverio – una differenza antropologica che risale ai tempi delle caverne e che va accettata. Differenze che non è negativa ma creatrice di specificità, che generano ricchezza e rendono la donna particolarmente adeguata a ricoprire ruolo legati al marketing o al design. Insomma a tutto ciò che è proposta culturale, nel senso lato del termine. E per proposta culturale intendo anche un piatto, se è cucinato per proporre una nuova ricetta”.
Perché allora queste differenze non vengono giustamente valorizzate e non divengono valori aggiunti?
“Le lotte di genere degli anni settanta” afferma Daverio “non hanno prodotto risultati proprio perchè troppo estremiste, anzi in paesi come l’Italia hanno acuito il conflitto, facendo si che si arrivasse a dichiarare la parità tra i sessi ma in realtà continuiamo a non avere donne direttrici di banca o ai vertici dei principali giornali“.
Elisa Costanzo