Ultima modifica 8 Gennaio 2016

Un momento molto importante del percorso adottivo è la scelta dell’ente che accompagna la coppia nel percorso sul paese straniero. Ma come sceglierlo? Quali sono le cose che una coppia deve chiedere ad un ente? Come è possibile capire se quell’ente non abbandonerà la coppia se questa dovesse affrontare scelte difficili o drammatiche?

Perché può succedere di trovarsi  di fronte ad un abbinamento e dover rinunciare, magari perché quell’ente non ha tenuto in debito conto fin dove arriva la disponibilità della coppia o perché opera avvalendosi d’intermediari senza scrupoli. È un’esperienza che la coppia paga in termini di grande sofferenza personale e spesso anche con la rinuncia all’adozione perchè non adeguatamente sostenuta. Il gruppo di “genitori si diventa”  aiuta i futuri genitori adottivi stilando una serie di consigli a riguardo. Un buon ente dovrebbe essere in grado di seguirvi anche in situazioni difficili.

Purtroppo non sempre è così e non tutti gli enti autorizzati dalla CAI, al di là delle frasi e delle dichiarazioni di facciata, garantiscono questo. Si può però cercare di focalizzare cosa fa, o non fa, un ente affidabile.

adozione

Un ente affidabile non blandisce, non cerca di accalappiarvi promettendo ad esempio tempi brevissimi; normalmente il tempo di attesa è di almeno due anni.  Fa chiarezza da subito sui i costi in modo trasparente, rilasciando ricevute di ogni spesa sostenuta, che comunque devono rientrare nei tetti massimi stabiliti dalla Commissione Adozioni Internazionali.

I costi ovviamente variano da paese a paese, dal tipo e dalla quantità dei documenti richiesti, e si aggirano in media intorno agli 8000, 10.000 € escluse le spese di viaggio e di permanenza. Un ente serio è impegnato nella cooperazione e nel sostegno al paese nel quale opera.

L’adozione è solo una delle attività, l’ente dovrebbe essere impegnato in progetti di aiuto reale e di promozione economica e culturale (costruzione e/o finanziamento di scuole, ospedali, microcredito, sostegni a distanza, ecc.) affinché i bambini di quel paese non vengano più abbandonati e rimangano, quando possibile, nelle loro famiglie o comunque nel loro paese.

Un buon ente offre corsi di formazione pre e post adottivi, aiuta la coppia nella scelta del paese, discute le sue eventuali preclusioni, sa dire di no a richieste troppo specifiche. Conosce gli istituti che accolgono i bambini, ha operatori che periodicamente viaggiano nei vari paesi, che vanno a conoscere  i bambini personalmente e non si affida solo ad intermediari. Un buon ente abbina la coppia con il bambino o con un gruppo di fratellini permettendo ai nuclei familiari di rimanere il più possibile uniti o almeno vicini. Permette alle coppie di accettare o di rifiutare l’abbinamento proposto  prima che avvenga l’incontro.

Se il paese scelto dalla coppia non prevede l’abbinamento in Italia, l’ente accompagna la coppia,  nel senso che se la coppia – per qualunque motivo – non accetta il primo abbinamento proposto dal centro adozioni di quel paese, richiama la coppia in Italia, non la lascia sola in balia di profittatori senza scrupoli che, giocando sull’oggettiva fragilità e emotività della coppia in quel momento, potrebbero forzarla a fare scelte moralmente discutibili. Un buon ente vi dice tutto ciò che sa del bambino, la sua storia, la sua salute, la presenza o meno di familiari, e vi informa di ogni avvenuto cambiamento nella situazione inizialmente prospettata. Quali sono allora le domande specifiche da fare a un ente quando lo si contatta? Eccone alcune fondamentali:

  • Quali sono i tempi reali?
  • Quante coppie sono in lista d’attesa?
  • Quali sono i costi totali?
  • Quando vengono versate le prime somme?
  • Quali progetti di cooperazione sono stati attivati in quel paese?
  • Chi sono i responsabili dell’ente per quel determinato paese? Quante volte lo visitano?
  • Conoscono i bambini?
  • Come si comportano in caso di difficoltà impreviste quando la coppia è già nel paese?

Qui alcuni suggerimento:

  • Preferire enti che operino in più paesi, meglio in più aree geografiche ( questo vi consente di non dover cambiare ente nel caso il paese prescelto decida, per qualunque motivo, di sospendere il rapporto con quell’ente).
  • Cominciare presto a pensare ad un paio di direzioni possibili.
  • Selezionare gli enti che operano in quelle direzioni.
  • In base ai criteri che vi abbiamo suggerito scegliere i tre o quattro enti che vi danno più affidamento.
  • Cominciare a contattare gli enti anche prima di avere il decreto d’idoneità in mano.

Speriamo che con queste informazioni la scelta dell’ente vi risulti più semplice.

Elisabetta Dal Piaz

Riminese trapiantata per amore in Umbria da ormai 18 anni. Ex dietista e mamma attempata, di due fantastici figli del cuore che arrivano dal Brasile. Ma il tempo passa e i figli crescono (e non sia mai avere mamma sempre fra i piedi) ho ripreso a studiare e sono diventata Mediatore familiare, civile e commerciale. E a breve...mediatore penale.

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