Ultima modifica 20 Aprile 2015
3 febbraio 1998, una data, una strage: 20 i morti.
Mi direte: questo che c’entra con i marò?
Se avrete la bontà di proseguire nella lettura credo che facilmente troverete il nesso.
3 febbraio, un aereo americano di stanza nella base statunitense di Aviano decolla e vola nei cieli italiani.
Non era una missione strategica, tantomeno di guerra o di vigilanza, era semplicemente un giro di allenamento, uno dei tanti che servono per testare l’efficienza dei mezzi e dei piloti.
Non stavano cercando nemici, stavano tranquillamente sorvolando le nostre montagne, un volo noioso, di routine, dagli stessi più volte compiuto e al quale con spensierata incoscienza volevano aggiungere un qualche brivido, sicuri delle loro capacità ed indifferenti alle possibili conseguenze delle loro stupidaggini.
Un cavo portante di una cabinovia li stuzzica: è abbastanza alto da terra per passarci sotto?
Scommettono e provano. Risultato?
Cavi tranciati, 20 morti, nessuno tra i componenti l’equipaggio.
Pensate che qualcuno degli aviatori statunitensi sia stato imprigionato o giudicato da un tribunale italiano?
No, nessuno, nemmeno il più responsabile: il pilota.
Eppure non erano in missione, non dovevano fermare nessuno, non erano a caccia di terroristi, non erano lì per sventare un pericolo, volevano solo giocare, volevano affermare il loro coraggio, ribadire le loro capacità, e dolosamente, incoscientemente, sprezzantemente hanno ucciso 20 persone.
Sono semplicemente rientrati negli USA dove sono stati processati, ma non condannati per strage aggravata dai futili motivi, dall’incoscienza e dalla superficialità delle loro azioni, no… la loro pena è consistita dall’ allontanamento dall’ aviazione e poco più.
Risarcimenti? Per le vittime, per gli ingenti danni materiali provocati alla struttura?
NESSUNO!!!
È ben vero che un anno dopo il Senato americano aveva quantificato, e stanziato, in 40 milioni di dollari la cifra necessaria per risarcire i danni, ma è altrettanto vero che lo stanziamento bocciato da una delle commissioni del Congresso è stato annullato dal ministro statunitense della difesa!!!!
E loro erano colpevoli, senza ombra di dubbio, colpevoli di aver ucciso 20 persone, causato grandi danni, ma …il nostro governo di allora, pavido come non molti altri, ha abbassato la testa protestando flebilmente e ha lasciato che il crimine, perché di questo si trattava, rimanesse impunito!!!
L’India detiene i nostri 2 marò da più di 2 anni, è vero che sono agli arresti domiciliari, ma lontani dalla loro patria, dalla loro casa, accusati ma non incriminati di aver ucciso 2 pescatori del Kerala.
Il fatto sarebbe avvenuto, sembra che qui le versioni concordino, al di fuori delle acque nazionali, quindi in un luogo non sottoposto alla giurisdizione indiana, per di più i marò erano su una nave commerciale italiana ed in servizio attivo.
Avevano il preciso compito di difendere la nave, il suo equipaggio e le merci stivate da incursioni di pirati, frequenti in quelle acque internazionali, difenderli e difendersi anche con l’uso della forza se i pirati non avessero desistito dai loro intenti.
Qui, forse, le versioni differiscono: i marò, i loro compagni, il comandante della nave e tutto l’equipaggio sono concordi nell’affermare che la barca dei presunti pirati, non obbedendo all’alt, alla diffida di avvicinarsi, avrebbero proseguito nel loro cammino che li avrebbe portati a contatto con la nave, per cui i marò sarebbero stati costretti a sparare, non mirando alla barca, però, tanto meno ai suoi occupanti.
Non si conoscono, nei dettagli le versioni dei pescatori superstiti, si sa soltanto che, con l’ inganno, il comandante è stato indotto ad entrare in acque nazionali indiane e quindi in porto, poi, sempre con l’inganno, chiesto ai 2 marò di scendere in città per una identificazione di presunti colpevoli, ma, appena messo piede a terra, accusati e tradotti in carcere in una balbettante opposizione del nostro governo.
Che non ha immediatamente opposto ricorso formale e indignato contro l’operato indiano, nessun ricorso ai tribunali internazionali, nessuna accusa rivolta all’indegno comportamento indiano e questo a prescindere dall’eventuale uccisione dei pescatori da parte dei marò.
I marò erano in missione, erano armati, avevano il compito di difendere la nave!
Erano soldati italiani, in servizio, su una nave italiana in acque internazionali, ma i nostri pavidi governanti non si sono fatti valere, non hanno opposto le loro ragioni, si sono affidati ad un lavoro diplomatico, addirittura ad un risarcimento per le 2 morti, fidando nell’integrità dei rappresentanti indiani, fiduciosi nella loro ragionevolezza, non capendo che agli stessi faceva comodo aver trovato un capro espiatorio, fiduciosi che la sig. Gandi, nata in Italia, da genitori italiani, avesse un occhio di riguardo per la sua patria.
Non si sono accorti che la suddetta signora aveva sposato non solo il marito, ma la sua terra, il suo modo di vivere, rinnegando, nei fatti, la sua origine e tentando di farla dimenticare agli indiani.
Da lei non avremmo avuto né aiuto ne giustizia, come è stato dimostrato.
Ecco il nesso; il comportamento del governo italiano.
Pavido e sottomesso con la grande potenza che, con arroganza, non ha riconosciuto il diritto italiano di processare degli assassini, né ha riconosciuto di dovere alcun risarcimento.
Pavido e sottomesso all’ emergente India che con la stessa arroganza e prevaricazione pretende di giudicare i farri non compiuti sul suo territorio, da militari in servizio, senza, a più di 2 anni dai fatti, averli incriminati!!!
Oggi 10 febbraio 2014 hanno ulteriormente rimandato l’incriminazione, si sa solo che intendono applicare la legge sul terrorismo!!
A quando il nostro ministro degli esteri reagirà, ma non a parole?