Ultima modifica 14 Ottobre 2019
Accogliamo con piacere l’invito di @ibridodigitale che, in riferimento a quanto da lui scritto ieri sul suo blog, ci sprona su twitter a esprimere la nostra opinione in merito, chiaramente dal punto di vista femminile.
Nella vita di ognuno di noi, la maggior parte delle cose cambiano incessantemente senza che tuttavia noi ce ne accorgiamo. Ma, a volte, alcuni cambiamenti si impongono alla nostra attenzione come eventi ben precisi. Sono quelle fasi che assumono una particolare rilevanza nel nostro percorso di vita in cui, magari, cambia il nostro corpo, il modo di pensare, la natura dei nostri rapporti con gli altri, i bisogni, gli scopi, il posto che occupiamo nel mondo e il modo di guardare ad esso. Sono – a mio parere – quegli eventi così forti e importanti con cui gli stessi cicli di vita si identificano. Per questo penso che il loro numero sia variabile per ciascuno di noi.
Senza dubbio, per noi donne, la nascita di un figlio è un momento estremamente intenso. Nonostante la gravidanza abbia in sè tutte le potenzialità di un evento di gioia, ci troviamo improvvisamente ad affrontare, come una sorta di passaggio iniziatico, grandi cambiamenti nel nostro corpo, nella nostra mente. Con la nascita di un figlio passiamo dallo stato di figli a quello di genitori, con un’ulteriore maturazione psicologica della coppia, che si trova a gestire problemi pratici ed organizzativi, oltre che educativi. Sono questi spesso a divenire motivo di conflitto tra noi genitori, specialmente se ci si mettono le ingerenze esterne, suocere, in primis. Ricordo ancora le parole di un’ostetrica che, alla nascita del mio primo figlio, mi disse:«da ora la vostra famiglia deve essere più importante di quella di provenienza».
Con la prima infanzia iniziano i grandi cambiamenti, estremamente importanti per tutti, bambino e genitori compresi. E con l’ingresso del bambino a scuola si vive la prima esperienza di uscita del bambino dal nucleo familiare e noi genitori cominciamo a fare esperienza del fatto che, mano a mano che nostro figlio cresce, sempre più si allontanerà da noi e diminuirà il suo bisogno di accudimento. Questo potrebbe essere la causa dei sentimenti di inutilità di noi madri e il nostro desiderio di trovare altre forme di realizzazione.
Subentra la pubertà e l’adolescenza con tutte le sue problematiche, in particolare, connesse ai rapporti con la famiglia e con il mondo extra-familiare. Ed è da qui che, forse, la nostra memoria ritorna alla ribalta, ritorna a rivivere sui propri figli esperienze già vissute da noi stessi.
Crescendo, i nostri figli imparano a svincolarsi definitivamente da noi, per poi arrivare all’età adulta. Li vedremo allora uscire dalla nostra casa e acquisire – si spera – una (parziale o totale) indipendenza economica. Andranno alla ricerca della loro anima gemella con cui formare una famiglia e allora il ciclo dell vita continuerà con loro. Come diceva Giambattista Vico, sono i “corsi e ricorsi” della vita.