Ultima modifica 16 Marzo 2016
Tempo fa scrivevo di un marito orso, perché in lui vedo delle caratteristiche che lo accomunano al gigantesco animale. Adesso, invece, scriverò di un altro uomo molto importante nella mia vita, l’animale è lo stesso, ma con altre caratteristiche: mio padre. È una figura molto importante nella vita di tutti i figli ma, forse, in maniera diversa e speciale soprattutto per una figlia femmina.
Il mio papà è un orso, perché è molto difficile far breccia nel suo cuore: lui non esterna i suoi sentimenti ed è molto difficile che ne parli. Io so bene che ne ha, e anche molti, perché in realtà glieli leggi negli occhi, ma dalla sua bocca non uscirà un fiato che parli di cuore. Dolore o felicità rimangono celati dietro i suoi occhiali.
Ognuno di noi, quando pensa al proprio padre, lo immagina in modo preciso, con caratteristiche che sono solo sue e che a te lo rendono unico, non solo per l’amore che provi per lui ,ma perché ti ricorda come ti ha coccolato da piccola. Certo, un orso non coccola con baci continui.
Tuttavia, se penso a mio padre e chiudo gli occhi, mi viene in mente questo: siamo al mare, avrò avuto sette anni circa. Siamo in acqua insieme. Del resto, a noi due piace tanto il mare. Io sono sdraiata a pancia in giù e lui mi tiene a galla con una mano. Lui mi sta insegnando a nuotare senza braccioli da un po’. Questa volta è convinto che ce la farò. Io, invece, non lo sono affatto e continuo a ripetergli «non mollarmi papà». È strano come io ricordi benissimo queste esatte parole, lui che continua a tenermi e a ripetermi di battere le gambe dritte, i piedi e poi le braccia. Io eseguo, perché mi fido di lui.
Quando devi imparare a nuotare, il sistema migliore sembra sempre quello di agitarsi a ritmi frenetici. Nella foga, lui mi lascia e io nemmeno me ne accorgo, ma sto nuotando da sola. Lui è fermo, con le braccia incrociate, e io mi rendo conto. Allora mi fermo e lo guardo un po’ da lontano e lui mi sorride, come solo i papa’ sanno fare, con quel mix d’orgoglio e amore, che mai ho dimenticato e ricordo ancora adesso. Se penso che è strano ricordare parola per parola un ricordo così lontano, lo è ancor di più ricordare quel sorriso.
Tutto bene fino al momento critico dell’adolescenza. Il mio papà era un orso, ma mi aveva insegnato le cose che più mi piacevano. Nuotare, andare in bicicletta senza rotelle, tappe importanti per ogni bambino. Mi ricordo quando andavamo a scuola a piedi e chiacchieravamo tanto: lui era il mio punto di riferimento.
Poi, l’adolescenza e la stupidità leggera di quegli anni, in cui pensi che nessuno ti possa capire. Io cresco e il nostro chiacchericcio si fa più rado, meno quotidiano. Ci sono il telefono, le amiche e le migliaia di pagine di diari gonfi di foto, cuore e ragazzi. Quelle pagine sanno tutto di me, ogni pensiero ed emozione.
In quel periodo, il legame più profondo si era creato con mia mamma: il nostro rapporto era complice, femminile, da amiche vere, lei era il mio diario umano. Nel frattempo, il rapporto con mio papà, non so come o perché, si è modificato, ci siamo allontanati, pur mantenendo un rapporto d’amore, forse perchè, con il passare degli anni, il suo lato “orso” si è fatto sempre più forte. Si cresce e si cambia e forse siamo cambiati entrambi.
A volte, mi manca quel rapporto speciale, che avevamo fino a prima dell’adolescenza. Tuttavia, io so che, sotto quella morbida corazza, batte ancora quel papà che mi teneva a galla e, soprattutto, quello che mi ha lasciato, per permettermi di nuotare da sola.
E ora che è nonno, ogni tanto rivedo quel sorriso, quando guarda me e poi il suo nipotino.
Buona festa, papà.