Ultima modifica 20 Aprile 2015
Gli hanno sparato un colpo di pistola in mezzo alla fronte. Non è stato un colpo accidentale, ma un colpo voluto.
È stato voluto da esseri, che non hanno il diritto di essere chiamati né uomini, né animali, ma solo mostri, mostri senz’ anima, senza sentimenti, esseri indegni di vivere. Ma, altrettanto, se non più, erano esseri indegni sia quell’uomo, che lo teneva in braccio, sia quella madre che era al volante. Perché?
Perché loro usavano quel bimbo come scudo umano, se ne servivano pensando che gli assassini di ‘ndrangheta o mafia – che dir si voglia – avessero pietà dei piccoli e, quindi, si astenessero da sparare loro addosso, protetti com’erano dalle tre creature.
In quell’automobile i bimbi erano tre, di cui due sopravvissuti che, chiudendo gli occhi e sdraiandosi sui sedili, cercando di nascondersi e fingendosi morti, hanno assistito all’orrore degli spari, delle morti, dei rantoli, dell’agonia. Ma di loro non si parla.
Loro saranno, ovviamente, affidati ai parenti, anche loro immersi in quel pantano malavitoso, che ha provocato la morte del loro fratellino; anche loro sono due destinati a proseguire sulle orme del padre e del convivente della madre, entrambi delinquenti, uccisi da mano mafiosa.
E ancor meno si parla del perché quell’uomo, che teneva in braccio il bambino, godesse della semilibertà, lui condannato per duplice omicidio, lui che non era affatto pentito, né aveva intrapreso un percorso di riscatto.
No, lui semplicemente usciva dal carcere ogni mattina, frequentava il suo solito giro malavitoso, aveva ripreso le sue antiche abitudini e, la sera tardi, rientrava in carcere per passarvi la notte.
Perché aveva ottenuto la semilibertà? Perché un giudice aveva ritenuto di potergli concedere la semilibertà?
Molti magistrati si giustificano accusando la legge, ma la legge permette, non obbliga un giudice a concedere semilibertà, domiciliari, permessi e qualsiasi altra agevolazione, nossignori, sono i magistrati a decidere, a concedere agevolazioni o negarle.
Sono loro i responsabili delle conseguenze delle loro azioni. Quel magistrato, che ha concesso la semilibertà, può dormire tranquillo, può vivere sereno, quando un criminale, un assassino, un pluriomicida, da lui posto in semilibertà, nel suo tempo libero, così graziosamente da lui concesso, usasse i figli della sua compagna come scudi umani?
Ma, forse, lui non ne era al corrente, lui non conosceva le abitudini di vita di quel personaggio, del quale aveva deciso la vita, indifferente alle conseguenze e, poi, se qualcun altro ci sarebbe andato di mezzo (in questo caso, un bimbo di tre anni, che riceve una pallottola in mezzo alla fronte) non è colpa sua, lui non poteva certo prevederlo, né assicurarsi che il suo beneficiato conducesse una vita regolare.
Il piccolo è morto e nulla lo potrà far ritornare in vita ma, al di là di preghiere, invocazioni o ricerca spasmodica degli esecutori materiali del delitto, una cosa è certa: la condanna della leggerezza del magistrato e la condanna dei due adulti assassinati.
E la ricerca di una diversa sistemazione per i due piccoli sopravvissuti nella speranza che, almeno loro, vengano avviati su una via migliore, una vita diversa, che li aiuti a vivere meglio e a dimenticare quella notte, quella terribile notte di tragedia..
Per far sì che non ci si ritrovi, di quando in quando, a rivivere la stessa brutta storia, a commentare altre morti, altri assassini, altre stragi altri bambini assassinati.