Ultima modifica 28 Gennaio 2016
Adoravo il circo, quando ero bambina. I miei genitori non mi ci portavano spesso ma, qualche volta, capitava che qualcuno regalasse loro dei biglietti e per me era una festa. Amavo tutti i numeri con gli animali perché, già da bambina, li adoravo.
Quello che mi affascinava di più era il numero con i cavalli, i miei animali preferiti. Tutti quegli equilibrismi in groppa a quell’animale meraviglioso, tutti quei costumi che brillavano. C’è stato un periodo, in cui volevo addirittura scappare con il circo, che transitava nella mia città, come nei racconti della più classica letteratura per ragazzi.
Poi, sono cresciuta e ho capito quali disagi e torture subiscano gli animali che, più classicamente, vengono utilizzati negli spettacoli circensi. Non amo vedere, ma anche solo pensare, ad animali in gabbie ristrettissime, sballottati da una città all’altra e sottoposti a ore di addestramento, solo per mostrare la “superiorità” umana. Cosa ci sarà di divertente nel far vedere una tigre, che salta in un cerchio, adesso non riesco a capirlo, io non riesco ad accettare che qualcuno si possa sentire un supereroe se, con una frusta o un pungolo in mano, riesce a far spostare un leone da una parte o l’altra di un gabbia tonda. Cosa c’è di magico nel far girare su sé stesso un elefante?
Soprattutto, non riesco ad accettare che mi si spaccino questi comportamenti come amore verso gli animali, che si parli del grande rispetto, con cui vengono trattati. Quale rispetto c’è nel piazzare una tigre e un leone sopra l’asfalto caldo, sotto il sole, dentro un recinto, senza acqua, né niente, ad aspettare che arrivi sera, per fare lo spettacolo e gratificare l’addestratore con soldi ed applausi.
Nessuno mi venga a dire che sto esagerando e che gli animali non vengono trattati in questo modo, perché quella, che ho descritto, è una situazione che ho visto con i miei occhi in una città vicino a quella in cui vivo.
Gli animali sono troppo spesso accuditi da persone, ai quali non interessa per nulla il loro benessere.
Si presume che chi lavora con loro li ami, mentre le persone che devono prendersi cura di loro sono un po’ l’ultimo anello di chi lavora nel circo e non hanno spesso a cuore la serenità degli animali, che sono stati loro affidati. E poi, per dirla tutta, non capisco la necessità di usare animali selvatici, che mal si ambientano a tutto: vita in prigionia, temperature, continui spostamenti.
Il circo rimarrebbe magico anche lavorando con animali, che non soffrono per quel tipo di vita, come cavalli o cani. Ecco, questi sono gli unici animali che vorrei veder esibirsi sotto un tendone. Non me ne vogliano gli animalisti integralisti, ma come questi possono lavorare in altri settori, che vanno dalle passeggiate negli agriturismi al ritrovato lavoro nei campi per i cavalli, o andare a divertirsi con i compagni di vita, facendo gare di agility, obedience, oppure dedicarsi allo sheepdog o la dog dance
Gli animali potrebbero continuare a fare spettacoli circensi, se gli umani che li accompagnano, usassero lo stesso comportamento rispettoso nei loro confronti; ogni proprietario di animale deve rispetto al proprio compagno di vita o di lavoro che sia.
Gli animali selvatici no.
Provo tristezza nel vedere quegli animali con gli occhi spenti e così rassegnati; sono un insulto alla civiltà, al progresso.
È una vergogna che ciò esista ancora.
Così, se siete d’accordo come me, potete andare a firmare la petizione, che ha lanciato tempo fa la LAV di Firenze, e cercare in questo modo di far vietare l’uso di animali selvatici nei circhi o parchi divertimenti.