Ultima modifica 15 Luglio 2019
Si fa un gran parlare in questi ultimi giorni di una diversa organizzazione dell’estate che dovrebbe coinvolgere insegnanti, alunni e genitori fin dal prossimo anno scolastico.
Una vera e propria rivoluzione della scuola.
Mi riservo di rifletterci sopra una volta che le cose saranno chiarite e si saprà effettivamente cosa succederà. Nel frattempo vorrei riflettere con voi su uno scenario.
Scuola. Si prospetta una diversa organizzazione dell’estate
Da alunni (ed ora da genitori) siamo abituati a pensare che la scuola inizi intorno la prima metà di settembre e termini la prima settimana di giugno.
Pensiamo che ci siano le lunghe vacanze di Natale, una settimana a Pasqua e qualche ponte durante l’anno. Terminata la scuola, tutti stanchi e stremati, ci godiamo la meritata e lunga pausa estiva.
E fino a qualche anno fa sembrava che questa fosse l’unica organizzazione possibile.
Poi si è cominciato a guardare all’Europa e a cercare di trovare qualche spunto all’estero che potesse aiutare a migliorare la scuola italiana. Almeno in teoria perché purtroppo per la scuola pubblica non si è fatto un granché, anche se si dibatte praticamente ogni giorno.
Nei Paesi Mediterranei (Spagna,Grecia,Portogallo) il calendario scolastico è organizzato più o meno come quello italiano.
Praticamente in tutti gli altri paesi europei già in autunno, a novembre, c’è una prima sospensione delle lezione che va da qualche giorno fino a quattordici.
Anche le nostre vacanze pasquali, una settimana, figurano tra le più corte.
Nel Regno Unito, in Portogallo, Scozia, Belgio, Grecia e Francia la pausa è di due settimane. In Germania può arrivare fino a 12 giorni.
Tra maggio e giugno una parte degli studenti europei si concede un’ altra piccola sosta.
ina settimana nel Lussemburgo, in Olanda, Regno Unito, Irlanda, 4 giorni in Austria, 5 in Danimarca, fino a 10 giorni in Germania.
E siamo arrivati all’estate.
In Italia la sospensione delle lezioni è praticamente una delle più lunghe con 13-14 settimane di chiusura scolastica (a seconda del grado di scuola).
Segue la Spagna con 12 settimane fino ad arrivare ad appena 6 settimane per gli studenti tedeschi, francesi ed inglesi.
La leggenda metropolitana degli studenti italiani che godono di più giorni di vacanza non esiste. Il calendario scolastico è praticamente paritario a quello degli altri studenti europei ma spalmato diversamente sull’anno.
Durante la mia esperienza di insegnante non ho mai trovato grandi difficoltà a riprendere il lavoro dopo una pausa estiva (per i miei bambini della scuola primaria) di tre mesi.
Certo, i primi giorni di scuola si fatica a tenere il ritmo, ma basta far passare già la prima settimana di settembre e tutto rientra nei binari giusti.
Ma questa è la mia esperienza personale.
D’estate è poi più facile organizzare attività extrascolastiche: c’è un fiorire di centri estivi che propongono moltissime valide attività durante questo periodo. Ho notato che i bambini che hanno partecipato a queste attività poi affrontano le attività scolastiche con una maggiore grinta e motivazione.
Credo inoltre che la gestione familiare sia più facile in estate che non durante l’anno.
Alternando le ferie dei genitori o “sfruttando” i nonni che spesso portano i bimbi al mare è sicuramente più facile gestire i bambini durante il periodo estivo che non in periodi “anonimi” autunnali ed invernali.
Di contro credo, però, che una diversa organizzazione dell’estatecon più pause durante l’anno sia più vicino al ritmo di apprendimento naturale che non uno, come il nostro, in cui non si tira il fiato per mesi interi.
Chiunque lavora o ha un figlio a scuola sa che fatica si fa da ottobre arrivare a dicembre e da gennaio a Pasqua senza un attimo di stop.
A maggio la scuola è finita perché i bambini non ne possono davvero più, si fatica a gestire la classe e ad ottenere, da parte di studenti ed insegnanti, concentrazione ed attenzione.
Non sono totalmente contraria ad una revisione del calendario scolastico (effettivamente 14 settimane estive sono tante…) ma sono contraria alle solite riforme che cadono dall’alto.
L’edilizia scolastica italiana è fatiscente e nella stragrande maggioranza dei casi non ci sono palestre né spazi adeguati, senza contare che il clima italiano non aiuta.
Ma torniamo alla diversa organizzazione dell’estate.
Come si può pensare di stare a scuola a giugno quando già a maggio le aule bollono?
Come si può pensare di organizzare attività sportive, di informatica o di potenziamento della lingua inglese quando i computer sono fermi a dieci anni fa e non esiste neanche una palestra?
Perciò prima è necessario rivedere seriamente le strutture e poi, eventualmente, dibattere su una questione che lascia, secondo me, anche alcuni spazi aperti di discussione.