Ultima modifica 18 Gennaio 2016
Ho sempre detto che io trovo giusta collocazione nel magazine perché una nonna è mamma, 1 e 2 volte mamma e nessuno può negarmi l’idea di esser una nuova mamma, una e due volte. Essere nuova, penso, significa essere aperta alle nuove esperienze, fuori dagli schemi preconfezionati, dagli standard abituali, curiosa e innovativa, soprattutto aperta alle nuove esperienze e al mondo. Ma il mondo è abbastanza aperto da vedere oltre la barriera degli anni, oltre i limiti di un corpo che ne ha subito l’oltraggio e riuscire a vedere la ricchezza di una mente? Una mente, un intelletto coltivati con cura e che non sono affatto appassiti?
Eppure quello che spesso accade è la dimostrazione di una certa distrazione e superficialità giovanile. Giovanile?
Ma quando si finisce di ritenersi giovani e si accetta di essere diventati adulti? Forse mai, forse ci si ritrova vecchi e accantonati perché, forse, i giovani pensano che quando gli anta sono tanti non ci siano più aspettative di vita, curiosità, desideri, ma solo rassegnazione e solitudine, soprattutto morale. Lo spunto, l’ennesimo, me lo ha dato una mia vecchia amica, l’altra sera quando, sedute al tavolino di un bar, in darsena, aspettavamo i nostri mariti che erano andati ad ordinare.
“Scusa se approfitto di questo momento – ha iniziato – ma ho bisogno di parlare con qualcuno della mia desolazione, della mia tristezza. Per fortuna, non sono sola, ma, credimi, è sempre più difficile mostrare un viso sereno e trovare le parole per continuare a giustificare il comportamento di nostra figlia, soprattutto con lui.
È vero, è sposata e non vive nella nostra città, lavora molto, ma…non ha mai un momento per noi, per una telefonata, per un ciao come state? O per darci notizie loro e dei nipoti. Non telefona mai e non risponde quando siamo noi a chiamare….oh non spesso, perché temiamo di disturbarli, ti assicuro che non siamo assillanti.
Nessuna nuova, buona nuova, dicono, ma…è così triste sentire che squilla a vuoto, così triste non avere contatti!
Forse sarà che non servo più, perché non sono più necessaria, me ne rendo conto, gli anni passano e, forse, non si fidano più delle mia capacità, e questo lo accetto, ma….non mi sono mai interessata, non mi sono mai intromessa nella loro vita, non per mancanza di interesse, no, solo per non prevaricare, per non condizionarli, per non far loro subire quello che avevo subito io.
Forse ho sbagliato, forse hanno scambiato questo mio modo di fare per disinteresse, non so”.
A questo punto si è azzittita Aldo e Carlo si stavano avvicinando con le consumazioni, ed io non ho potuto offrirle nessuna parola di conforto, ma ce ne sono?
So che questo modo di agire è più comune di quanto non si pensi, so che ognuno ha il diritto di vivere la propria vita come crede, ma dimenticare o negare una parola, una telefonata, un ricordo… Prima o poi, se la vita ce lo concede, tutti invecchiamo ed è sconfortante pensare di essere accantonati, messi da parte e dimenticati.
Non che molti di noi, nonni, pretendiamo di essere riveriti e rispettati per l’età che abbiamo come accadeva in passato, non che pretendiamo di essere al centro dell’attenzione, questo assolutamente no, ma un piccolo angolo, nel cuore dei figli adulti, qualche parola, ogni tanto…