Ultima modifica 20 Giugno 2019
Tutta colpa della mia collega.
Quella che… ha almeno 3 idee all’ora e che, quando le espone, ti sembra di viaggiare sulle montagne russe della creatività… mentre il cervello scricchiola e la palpebra trema per stare al passo.
La collega che non è mai scontata, che fa riflettere adulti e bambini: quando entro in classe e c’è lei, trovo l’ascolto vero, silenzio denso di attenzione.
Io non le sto dietro, perché la sua mente è perennemente alla ricerca; sono molto più lenta nelle “sperimentazioni” che vorrei intraprendere.
Le sue idee contengono l’attività già in essere e in genere hanno alla base la libertà e la capacità di organizzazione dei bambini.
Lei si fida di loro, nonostante i tempi, nonostante le delusioni, li spinge a costruire autonomamente alcuni percorsi e a realizzare ciò che pensano, sviluppando quello spirito d’iniziativa e imprenditorialità richiesto dalle Indicazioni Nazionali del 2012. Solo che lei lo fa almeno dal 2003 , anno in cui ho iniziato a lavorarci.
In questo modo, sicuramente, i bambini riescono a capire cosa è realizzabile e cosa è pura utopia.
Io sono una che rimugina su qualsiasi cosa; una che d’impatto un po’ si spaventa e poi, quando trova la strada per raggiungere un obiettivo, allora va.
E quest’anno vado, dopo essermi convinta di quanto sia valido quell’atteggiamento.
Un passo in dietro: lo scorso anno scolastico la mia collega si “inventa” le elezioni di una coppia di rappresentanti per ogni nostra classe.
Soltanto l’elezione, dei quattro bambini con tanto di proclama elettorale, ci ha emozionato, perché è uscita fuori una leadership tanto inaspettata quanto coerente. I bambini hanno “scannerizzato” i candidati, scegliendo per lo più quelli con le caratteristiche mirate alla considerazione del “popolo” e alla capacità decisionale. Incredibile.
E poi ha chiesto al “consiglio delle volpi” di programmare una giornata scolastica secondo i loro desideri. Neanche a dirlo, Italiano e Matematica non erano proprio contemplati… Viceversa ci saremmo preoccupate.
Però, tutto sommato, con i dovuti aggiustamenti di orario e di attività, la cosa non era neanche organizzata male.
Poi c’è stata qualche défaillance verso metà giornata e io, come al mio solito, ho brontolato.
Poi, ripensandoci durante l’estate, ho concluso che è stata un’esperienza che ha avuto tanto di positivo e che vorrei ripetere. Sono sicura che, pur riproponendola io stessa, brontolerei ancora; probabilmente le prime volte, per me sarebbe come prendersi un dito tra muro e martello, ma vorrei provarci inserendo quello stimolo all’iniziativa personale e alla capacità organizzativa proprio all’interno delle lezioni.
2 ore a settimana attività laboratoriale fissa di matematica.
L’unica cosa che farò è preparare del materiale graduato in livelli di difficoltà diversi, su tre banchi ed appendere un bel grafo ad albero dal titolo:
OGGI DECIDIAMO NOI
Prima diramazione: ESEGUO – INVENTO ED ESEGUO
Seconda diramazione per ogni voce precedente: CALCOLO – PROBLEMI NUMERICI – PROBLEMI NON NUMERICI
Terza diramazione per ogni voce precedente: INDIVIDUALE – COPPIA – GRUPPO MAX 4
Starò in silenzio, dietro a tutti, senza proferire parola, finché non ricorderanno cos’è un grafo ad albero, a cosa serve in generale e a cosa serve a loro nello specifico.
Tempo per decidere l’organizzazione e prendere il materiale : 15 minuti (la prima volta ci metteranno un’ora… lo so)
A fine laboratorio, auto-valutazione: cosa mi viene bene – cosa non capisco – cosa non riesco a fare.
La lezione successiva si lavorerà su questo.
Però credo che l’autonomia decisionale li farà mettere al lavoro con un animo diverso, perché l’ho già visto. Per scienze e tecnologia… ci studieremo
Alla base, sempre di più, la fiducia nelle capacità dei bambini.
E, come sempre Pa’, la tua collega incoerente, brontolona e un po’ fifona, impara e ringrazia.
Brava e grazie al tempo stesso. So che chi leggerà questo mio commento potrebbe considerarmi “non normale”, ma non mi interessa. Ho iniziato a leggere questo post un po’ così: non nego, mi ero lasciato attrarre dall’immagine perchè mi richiamava alla mente un’idea che avevo avuto quest’estate. Mi ero accorto che ad alcuni bambini delle mie classi iniziava a stancare la lezione per quanto interattiva fatta alla lavagna, che anche la LIM era solo un pretesto per fare la solita lezione (sarà che devo ancora impratichirmi bene, ma tanto quest’anno scolastico non ce l’avrò più direttamente in classe – il che non vuol dire che non busserò alla porta delle classi per chiedere ospitalità, ci manca!); mi ero accorto che alcuni bambini arrancavano e si sentivano inferiori e meno motivati di quelli che mi seguivano. Allora, ho iniziato a preparare materiale su materiale (un po’ già l’avevo a disposizione) per fare la “Palestra della Matematica”, cioè uno spazio settimanale concordato con i bambini per fare esercizi in autonomia, o a coppie o a piccoli gruppi: esercizi per rinforzare le proprie capacità, proprio come si fa in palestra. Leggevo questo post nella sua semplicità (non me ne voglia Ylenia Agostini, ma talvolta la semplicità è un dono) e di punto in bianco ho iniziato a piangere: sì, a piangere. Ero commosso. Il motivo? Penso sia chiaro: sono contento (1) che ci sono ancora insegnanti motivati/e che hanno il coraggio di cambiare e cambiarsi (e ce ne sono, lo so, tanti/e); (2) che queste/i insegnanti condividono le loro idee con semplicità; (3) che allora il mio essere “non normale” lo posso relegare alle lacrime e non tanto alla voglia di fare. Chi sono? Sono un maestro di scuola primaria della provincia di Cremona, fiero di poter fare quello che sono, nonostante le fatiche quotidiane per organizzare al meglio il tutto, nonostante gli scontri (ammetto, rari) con le colleghe, la coordinatrice e i genitori, nonostante il tempo che dedico alla scuola e che tolgo alla mia vita privata (quando ne rimane). In mezzo a tutto questo in estate cerco anche di finire l’università iniziata … “qualche anno fa” 🙂 Grazie
Sc
In bocca al lupo per l’università, di cuore.
Grazie a te, collega per questo bellissimo commento! È incoraggiante e stimola a fare sempre meglio. Noi continuiamo a crescere credendoci, nonostante tutto. Grazie ancora