Ultima modifica 14 Ottobre 2019
Da un po’ di anni c’è questa moda galoppante della multiculturalità o del multiculturalismo (il suffisso “-ismo” esprime sempre un eccesso di zelo, come in questo caso). Le stesse persone che si considerano open mind, cittadine del mondo, culturalmente avanzate, ritengono che la diversificazione delle tradizioni dei vari popoli sia un bene che debba essere sfoggiato. Io non sono d’accordo.
Non sono d’accordo da parecchi anni, da quando al liceo ero un po’ timida e in una discussione non avevo dato il mio parere perché mi sembrava troppo estremista. Ricordo che la questione verteva sul fatto che un padre musulmano aveva chiesto di togliere dalla classe di sua figlia il crocifisso appeso al muro, perché si sentiva offeso dalla sua presenza. La multiculturalità della mia classe aveva risposto a gran voce che l’Italia è una Repubblica laica e che quindi sarebbe stato giusto togliere quel simbolo religioso. Io, in cuor mio – e tengo a precisare, per prevenire polemiche sterili, non sono credente nemmeno un po’ – pensavo che si sarebbe anche potuto togliere il crocifisso dalle scuole, non c’era di per sé nessun problema, ma sarebbe stato come bendarsi gli occhi di fronte alla nostra società, come negare il fatto che la nostra cultura è imbevuta fino al midollo di cristianesimo. Questo è quanto.
Sullo stesso filo logico: una donna, in provincia di Lodi, è stata costretta a togliere il velo integrale per alcuni istanti per essere riconosciuta dalla polizia che le aveva chiesto i documenti. I commenti che si fanno, le polemiche che si creano, per questo episodio, sono tutte volte al rispetto della loro religione, al fatto che senza velo le donne musulmane non si sentono protette, coperte dagli sguardi indiscreti, come se fossero nude. Io rispetto la loro religione, io sono una persona open mind, io ho viaggiato e sono cittadina del mondo, io sono culturalmente avanzata, ma io sono anche italiana. Le leggi del mio Stato prevedono che, per ragioni di sicurezza, la persona fermata per strada da un pubblico ufficiale debba essere identificabile, quindi il velo va tolto. Senza polemiche, senza proteste, senza problemi. Rispetto profondamente la religione e la cultura musulmana, rispetto il pudore di una donna che è abituata a girare con il velo come noi siamo abituate a girare con le mutande e che non si sente a suo agio senza; ma lei deve rispettare me, deve rispettare il fatto che ci troviamo in uno stato di guerra, deve rispettare i miei giustificabili timori e non sentirsi offesa dalle mie richieste.
E se mi trovassi in uno Stato in cui è scritto che, per legge, devo portare il velo, io, per rispetto, me lo metterei.
Silvia Gamba