Ultima modifica 3 Maggio 2018
Anzi ha stravinto scrivono i giornali, poi aggiungono, ma….Cosa succederà in parlamento? Ma la domanda vera è: noi abbiamo vinto? La risposta, a mio parere, è negativa, noi abbiamo perso, per l’ennesima volta abbiamo perso. E non sulla legge delega di quel progetto ancora nebuloso chiamato job act, noi noi abbiamo perso su tutta la linea.
Come se non ce ne accorgessimo da soli, ce lo evidenziano le statistiche di tutti gli istituti all’uopo dedicati, ce lo ripetono, come un refrain, tutti gli studiosi della materia, la nostra economia sta andando di male in peggio, il debito sempre più grande, il pil continua a diminuire, i disoccupati aumentano esponenzialmente: è ormai acclarato che siamo in deflazione. La crisi morde sempre di più ed è palese che costituiamo il fanalino di coda delle U:E. E meno male che chi ci governa avesse giustificato la destituzione del suo predecessore per la manifesta lentezza nelle decisioni e negli atti, quando, parole sue, era indispensabile agire con velocità caratteristica, affermava, a lui peculiare, tanto che aveva calendarizzato le riforme promesse entro il giugno ultimo scorso. Poi, posto quel calendario nell’oblio, aveva assicurato l’attuazione delle riforme stesse entro 1000 giorni e il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione entro il 21 settembre, S. Matteo. Siamo ad ottobre e tutto tace, lui ha deviato l’attenzione su altri problemi, peccato che le imprese stiano tutt’ora aspettando, aspettando invano. Gli annunci si sono succeduti ad annunci, i discorsi a discorsi, i twittter a twitter, i moniti ai moniti, le durissime imperiose prese di posizione ad altrettante, durissime prese di posizione: tutto qui, null’altro. Anzi, no, ogni presa di posizione, sferzante e quasi minacciosa non è stata difesa con fermezza, no, non ha avuto altro seguito che blandizie, ammorbidimenti, in veniamoci incontro, insomma marce indietro, se non veri e propri dietro front.
Ma questo non è il peggio, perché potrebbero configurarsi come una tattica, non so quanto efficace, ma… Il fatto più grave è che il nostro, una volta proclamato un proposito, propagata ai quattro venti una sua idea, se questa non viene accolta da un plauso generale o il progetto si rivela di difficile attuazione, viene abbandonato, e subito un altro ne prende il posto in un susseguirsi di chiacchiere di proclami senza costrutto, usando un linguaggio studiato, accattivante, di facile presa su un pubblico ingenuo e speranzoso, catturandone la buona fede. Non che molte, quasi tutte, le riforme indicate non siano giuste e condivisibili e se attuate ci porterebbero fuori dal baratro, se attuate, ripeto, peccato che questo non sia ancora accaduto, nemmeno per una. E, nell’affannosa ricerca denaro da mettere in tasca agli italiani per aumentare i consumi, ha rispolverato l’idea di aggiungere, almeno per uno o più anni se necessario, agli stipendi una parte del TFR. Solo per i dipendenti privati, però, perché gli Enti Pubblici non si possono permettere di anticipare tali pagamenti, mentre le imprese….E’ noto che nuotano nell’oro. Ineffabilmente Renzi ha liquidato con uno scrollare di spalle quelle grandi, loro se lo possono permettere, ha chiosato e, per le piccole stiamo pensando a prestiti bancari. Dimentica che tali prestiti sono onerosi e che, evidenziano le statistiche, ben 1000 piccole imprese chiudono, giornalmente, i battenti. Inoltre il TFR dovrebbe supportare ed integrare le pensioni, con i nuovi metodi di calcolo, sempre più basse. O forse lui pensa che i pensionati palle al piede, senza diritto ad una vita serena, siano da rottamare?
Intanto, mentre il nostro fa il duro a parole, la Francia alza la testa e dichiara pubblicamente : nous refusons l’austeritè e annuncia che rispetterà il famoso 3% solo nel 2017 liberando così notevoli capitali per gli investimenti pubblici, ritenendo la merchelliana austerità una stupidità masochista e miope. Il nostro che fa? Dice di essere d’accordo con la Francia, ma contestualmente proclama obbedienza ai diktat tedeschi. Insomma dove troverà i denari per le riforme che dice di voler attuare? Assicura che non si inventerà nuove tasse, le chiamerà forse accise?