Ultima modifica 3 Maggio 2018
Stazione di Milano, ore 10 di domenica mattina.
C’è il solito affollamento, gente che va e che viene camminando velocemente, i soliti gruppetti di nulla facenti che oziano qui e la, ma, un momento… Non ho visto ne ambulanti, ne merci esposte sul pavimento all’uscita della metropolitana, ma… Non c’è traccia di polizia, almeno di quella in divisa.
C’è qualcosa di strano, gente che si muove senza meta, vanno avanti e poi ritornano senza decidersi, che non sappiano dove andare?
Le porte a vetri che danno accesso alle biglietterie sono chiuse, tutte… Tranne, tranne che quella laggiù, la prima. Strano, non mi è mai capitato prima.
Una coda dietro alla macchina dispensatrice dei numeri di accesso, perché? Non funziona? No c’è un addetto che preme il pulsante dopo aver ascoltato i desiderata degli aspiranti passeggeri, funziona anche da informatore rispondendo agli interrogativi anche in un improbabile inglese.
È assolutamente vietato il fai da te, cioè è impedito a chiunque, anche a chi lo fa abitualmente, premere il pulsante, strappare il numero e accomodarsi, si fa per dire, ad aspettare in piedi il proprio turno. No, si deve fare una doppia coda, perché?
Le macchine automatiche sono tutte occupate, la domanda è: riuscirò a fare il biglietto in tempo utile per il treno che mi propongo di utilizzare? Mistero, soprattutto vedendo la lunghezza delle code e la lentezza delle spiegazioni.
Entra uno dei gruppetti di nulla facenti che sostavano nell’atrio, subito il ferroviere li scaccia, allontanandosi dalla sua postazione, non senza averci ammonito a non prelevare autonomamente il biglietto! Finalmente un’ automatica si libera, mi avvicino rapidamente, dappertutto avvisi: attenzione ai borseggiatori! Molti, moltissimi più del solito.
Finalmente con il mio biglietto mi avvio verso… Ma non vedo tappetini stesi, ne bambini, ne persone sedute o che dormono per terra, o che chiedono l’elemosina, nessuno, che strano! Solo i passeggeri, ma è vero che Milano è diventata una città cosmopolita, ma, ma, ma mai, vi assicuro avevo visto così tanti ‘ stranieri’ e non tutti con l’aria di turisti. Molte le donne con il velo e, per la prima volta in vita mia, ho visto 2 persone col burqa. Due persone, dico, non so se uomini o donne, non si capiva. Rigorosamente in nero, abiti larghi, all’ inverosimile, di loro di vedevano solo gli occhi! Ma in Italia non esiste una legge che vieta circolare con il viso celato?
Erano veramente inquietanti, una di loro spingeva una carrozzina e, ho visto che molti cercavano di capire se ospitasse davvero un bambino. Inquietanti: no la cosa non mi piace.
Ci ripetono che dobbiamo accogliere i diversi, rispettando le loro abitudini, la loro religione, ma loro rispettano le nostre? Assolutamente no, chiedono ma non danno, come possono aspettarsi diversa accoglienza?
Ho ascoltato una persona, non conosco ne il nome ne l’importanza, ma ho capito che fa parte della nostrana intellighenzia blaterare che è colpa nostra se gli immigrati non si integrano perché nessuno, o molti, di noi italiani non conosciamo l’inglese e quindi non sappiamo, non siamo in grado di dialogare con loro. Credo di stare diventando razzista!
Ma quelle persone in burqa e i loro accompagnatori, vestiti, questi ultimi, elegantemente, molto elegantemente, non credo fossero dei poveracci giunti da noi su barconi fatiscenti e ho pensato a quello che sarebbe capitato a me se mi fossi avventurata, da sola, senza burqa e, magari, con una catenina al collo, per una delle strade del loro paese! Avrei rischiato la pelle!
Loro, invece, si comportano come se fosse tutto loro dovuto, se solo loro fossero nel giusto, se solo i loro usi e costumi, la loro religione fossero gli unici a poter essere praticati. Forse non tutti loro, ma i non fondamentalisti, anche se potrebbero essere la maggioranza, non alzano le voci, non si uniscono al biasimo, non deplorano le loro azioni, tacciono, almeno la maggioranza, e l’intolleranza nei loro confronti cresce.
Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, è vero, ma come si fa a distinguere tra erba ed erba se, almeno all’apparenza, sono tutti uguali? E se alcuni di loro si uniscono al coro di chi minaccia la nostra vita?
Il ministro dell’interno ci rassicura “Il rischio è alto, ma l’attenzione lo è ancora di più”. Ma basterà?