Ultima modifica 18 Giugno 2018

Come scrissi tempo fa, il congelamento ovocitario rappresenta una grande possibilità per le donne che vogliono in qualche modo conservare la propria fertilità. Oggi, i due grandi colossi americani: Facebook e Apple, pagano il congelamento degli ovuli delle proprie impiegate. Un metodo, sicuramente nuovo, per agevolare le donne.

alma

“La crioconservazione degli ovociti per la conservazione della fertilità femminile, è una tecnica ancora poco conosciuta al grande pubblico ma molto più diffusa di quanto si voglia credere. E, cosa assai importante, il nostro paese è leader in questo settore ed è riconosciuto come tale dalle più importanti società scientifiche”.

La crioconservazione, realtà diffusa ma poco conosciuta, rappresenta per molte donne una grande possibilità per la conservazione della propria fertilità.

Immaginiamo giovani donne affette da neoplasie che per combattere il proprio male devono sottoporsi a cure chemioterapiche con un danno irreversibile al proprio apparato riproduttivo. Per queste donne, immaginare di poter preservare la propria capacità riproduttiva rappresenta darsi la possibilità di progettare una vita dopo la malattia, speranza che si ripercuote anche sullo stato emotivo e di conseguenza sulle probabilità di guarigione. Immaginiamo donne soggette a malattie come l’endometriosi, o come la menopausa precoce o donne che hanno subito interventi invasivi alle ovaie o alle tube che hanno compromesso la loro funzione ovarica, perché impedire loro di pianificare un’ eventuale gravidanza? Senza considerare che viviamo in un paese in cui, purtroppo l’età sociale non coincide più con quella biologica. Siamo costrette a posticipare l’idea di avere un figlio di anno in anno, fino a quando raggiungiamo il momento giusto per posizione, status e professione, ma sbagliato per il corpo perché ormai è tardi. Perché prima di avere un figlio, abbiamo dovuto cercare un lavoro stabile, dignitoso, un posto decente, dove stare”. Ma dobbiamo anche considerare altri casi diversi da questi appena elencati: donne cui il proprio impiego non permette di mettere al mondo un figlio senza andare incontro a mille difficoltà logistiche ed economiche. Donne sole che magari, al momento non hanno nessuno cui lasciare i propri figli, donne che sì, pensano alla carriera, ma non vogliono rinunciare a un figlio.

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Sicuramente ci sono molti modi per sostenere le madri lavoratrici, magari impiegando politiche del welfare a favore di una maggiore flessibilità e adattabilità alle diverse esigenze.

In ogni caso, e a prescindere dal chiedersi se sia meglio l’uno o l’altro sistema di sostegno, credo che la politica intrapresa dai due colossi sia incredibilmente innovativa e decisamente a favore delle donne.

Di tutte.

Anche quelle che potrebbero inorridire al pensiero di una programmazione scientifica della propria maternità.

Allora, in cuor nostro, dovremmo riflettere sul fatto che, ognuna di noi, con le proprie modalità ha deciso quando diventare madre.

Che c’è di male, allora, se il tuo datore di lavoro ti offre un’opportunità del genere?

Personalmente lo trovo un “regalo” prezioso.

Se avessi una figlia, le regalerei questa opportunità.

Se avessi una figlia e non potessi permettermi questa opportunità, sarei contenta di sapere che c’è qualcuno che può aiutarla a diventare madre, quando e come, sarà lei a sentirsi in grado di esserlo.

Raffaella Clementi

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