Ultima modifica 10 Ottobre 2019
La vita in Cina, come del resto da tutte le parti, ha pregi e difetti. Il problema spesso è che tra i difetti ci sono cose che molti espatriati trovano intollerabili.
Una di queste è senz’altro l’inquinamento e si stima che, a causa dei livelli elevatissimi, molti expat siano letteralmente “scappati” lasciando le aziende estere prive di posizioni dirigenziali qualificate.
Per ovviare a tutto ciò, alcune compagnie offrono indennità di inquinamento, altre si accollano le spese per i purificatori d’aria, altre ancora aumentano i benefit legati all’assicurazione sanitaria. Resta il fatto che molti espatriati sono ben contenti di terminare il loro contratto nel Celeste Impero proprio perché temono gli effetti sulla salute dell’alta concentrazione di PM 2.5.
Ma cosa sono queste famigerate PM 2.5? Si tratta di particolati dal diametro inferiore a 2,5 micron, dunque più piccole delle PM10 (quelle che vengono monitorate in Italia) e per questo più temibili, in quanto sono in grado di penetrare profondamente nei polmoni. Gli effetti a lungo termine del vivere in un ambiente saturo di questo tipo di particolati sono a carico del sistema respiratorio: bronchiti croniche, allergie, asma, fino ad arrivare a conseguenze anche più gravi.
Questa concentrazione di polvere è dovuta all’ampio uso del carbone come combustibile ma anche al fatto che la Cina è un enorme cantiere: dappertutto si buttano giù e si costruiscono case e il panorama è cosparso di gru e impalcature.
Ammetto che quando, appena sveglia, guardo fuori dalla finestra e vedo quella nebbiolina lattiginosa (che so non essere semplice nebbia) che nasconde perfino la vista del palazzo di fronte, la giornata mi va di storto e mi chiedo se i vantaggi dell’espatrio possono giustificare il fatto di mettere a rischio la salute dei miei figli.
Ma, in pratica, come si vive in un posto dove l’aria è così sporca? Quali sono i piccoli gesti quotidiani che condizionano la nostra vita?
Ad esempio installare sul telefonino un’applicazione che, in tempo reale, sa dirti la concentrazione di particolati. A seconda del temibile numero che apparirà (più di 200 viene considerato pesantemente pericoloso per la salute) si deciderà di arieggiare o meno la casa, di mandare i figli a scuola equipaggiati con la mascherina, di starsene dentro anziché andare al parco a giocare. Le scuole internazionali hanno rigidi protocolli: a seconda dei livelli fanno uscire o meno i ragazzi all’aperto, sono quasi tutte dotate di purificatori d’aria e, come misura estrema in caso di altissime concentrazioni, sospendono le lezioni e fanno restare i ragazzi a casa (e purtroppo è successo).
Difendersi dalle PM 2.5 è difficile. Stare chiusi tra le mura dell’appartamento ha senso se si possiedono i purificatori, altrimenti la qualità dell’aria esterna e di quella interna, più o meno, si equivalgono; basti dire che, camminando scalzi in casa, i calzini diventano subito neri, anche se il pavimento è stato lavato il giorno prima: si tratta di tutta la polvere che entra dagli interstizi dei serramenti.
Almeno, mi dico io, noi expat italiani siamo fortunati perché torniamo in Italia per Natale ed in estate, permettendo ai nostri polmoni di depurarsi almeno per alcuni mesi all’anno.
E poi ci sono i periodi di grazia, quelli nei quali la concentrazione scende e si vede il cielo azzurro: allora tutti escono felici, fotografano le nuvole, godono del sole e della brezza di Suzhou. E la Cina torna ad essere un bel posto dove vivere.
Antonella Moretti
Complimenti, emozionante esposizione delle difficoltà che, quotidianamente, gli espatriati vivono e di come, con coraggio e determinazione, le superano senza arrendersi…