Ultima modifica 20 Aprile 2015
Rabbia? Sconcerto? Impotenza?
Ma non di certo sorpresa nel venire a conoscenza degli arresti, dell’ invio di avvisi di garanzia a tutte quelle persone indagate per corruzione di stampo mafioso a Roma, capitale.
Un vaso di Pandora, una pentola in perenne ebollizione è scoppiata: il rumore, forte più di 100 tuoni, e il fetore si sono sparsi su tutta la città e oltre.
Un vaso di Pandora colmo di vermi purulenti che tramavano per riempirsi le tasche attingendo a piene mani dalle asfittiche casse comunali, corrotti e corruttori, allegramente a braccetto, un sodalizio criminale tra maggiorenti del malaffare, politici di molti colori e funzionari comunali, più o meno alti, insomma una sorta di cupola de noantri.
Pluripregiudicati in combutta tra loro, obbedienti a capi riconosciuti, che cercano amici, corrompono, intimidiscono minacciano personaggi chiaramente non di grande spessore e nessuna onestà disposti a vendersi per 30 denari indifferenti dall’uso che i loro corruttori fanno degli appalti loro fraudoltemente concessi.
Qui non si tratta di grandi opere, costruzioni faraoniche o quant’ altro, nossignori, qui sono in ballo appalti relativamente piccoli singolarmente non molto attraenti, ma tutti insieme……..tanti insieme e poi se sono concessi per molti, molti anni, se poi i lavori o le mansioni non vengono svolti o eseguiti se non in piccola, piccolissima parte…….i denari che si accumulano diventano tantissimi: si tratta di corruzione sistematica, largamente diffusa, di un piano studiato e applicato diligentemente, di un magma che inquina, di una fogna puzzolente che si espande a macchia d’olio.
una tela di ragno pazientemente tessuta che si spande, cresce giorno dopo giorno, invischiando tanti, sfruttando lo sfruttabile, non eseguendo i lavori loro affidati, non mantenendo strutture, anzi lasciandole nel disfacimento più completo.
Senza che nessuno controllasse, senza che nessuno verificasse mai lo stato dei lavori, pagavano tranquillamente sulla fiducia, pagavano quella cooperativa, perché?
Perché pagavano a quella cooperativa tutto il dovuto quando non pagavano debiti verso molti fornitori, anche dopo aver accertato la regolarità delle forniture?
Perché quella scelta?
Nessuno si era mai accorto di nulla?
Nessuno aveva mai visto il Buzzi in compagnia di noti pregiudicati, di persone già militanti della estrema destra, quella guerrafondaia, quella violenta, accusati di mille reati e mai condannati non perchè il fatto non sussiste , ma solo per mancanza di prove, nessuno si era mai chiesto come una persona già condannata per omicidio, dopo aver ottenuto la grazia continuava le sue malfrequentazioni, nessuno aveva fatto accertamenti sul perché una cooperativa da lui fondata e della quale era il presidente potesse, in pochi anni, aver incrementato a al punto i suoi affari ed essere diventato un delle società affidatarie di un così grande numero di appalti, in campi diversi, e quali fossero le sue competenze?
Evidentemente tali verifiche, tali accertamenti non interessavano e, contestualmente molte erano le protezioni di cui godeva non solo il Buzzi.
Business is business, dicono gli americani, e a Roma è stata messa in pratica, al di la di tutto e di tutti, la destra estrema in combutta con uomini di sinistra, affari tra nar e coop.
Poi a Roma è arrivato il dott. Pignatone e, forse, il tribunale romano non è più il porto delle nebbie, come sempre quando cambia il vento in molti abbandonano il carro dei già vincitori e si affrettano a prendere le distanze.
Tutti sospettavano, tutti sapevano stranamente gli unici a non sapere, a non sospettare erano coloro a cui era demandato il compito: chi governava, chi aveva l’incarico di amministrare la giustizia, chi doveva mantenere l’ordine.
Le indagini non sono terminate, chissà che cosa ci riserverà il futuro, chissà se, come dicono a Roma, tutto finirà a pizza e fichi.
Certo è che la politica ha perso l’ennesima occasione, il solito rimpallo di accuse, inutili e stancanti, un film già visto, già ripetuto fino alla nausea, nessuno che si assuma le proprie responsabilità, nessuno che prenda le sue colpe, nessuno che dica: sono stato io, sono un complice.
C’è stato chi ha pagato perché non poteva non sapere, ora anche chi è chiaro che sappia, nasconde il capo sotto l’ala, fa la faccia nesci, cade dalle nuvole e si stupisce, o la loro è solo una finzione?
Ci chiedono, per l’ennesima volta, di non fare di tutta l’erba un fascio, di distinguere il grano dalla pula, ma come si fa?
Come è possibile non solo distinguerli si fa più fatica che cercare un ago in un pagliaio, se pure c’è un ago!
Mi chiedo: ci sarà veramente qualcuno onesto?
Qualcuno che, assumendosi le proprie responsabilità, quelle connesse alla sua carica, denunci il malaffare a viso aperto e si dissoci realmente?
Ma forse questa è solo un’ utopia.