Ultima modifica 18 Gennaio 2016
Si, gli aquiloni!
Ha gli aquiloni! Quanti sorrisi di bimbi, quanta felicità semplice, quante grida entusiaste hanno da sempre strappato!
Ieri come oggi.
Si come oggi, ne ho avuto conferma, se ce ne fosse stato bisogno, domenica 8 marzo a Spotorno che, come accade ormai da più di 15 anni, ospita, nei fine settimane di marzo il festival del vento o, meglio, di quelle cose che si librano nel cielo sia che si innalzino a cercare il sole o scendano dall’alto, planando a ritrovare la terra.
Domenica era il giorno degli aquiloni, piccoli, grandi, giganteschi o che, ripiegati, entrano in una scatola di fiammiferi, tutti, insieme o a gruppi si sono alzati a creare magiche evoluzioni dalla spiaggia verso il cielo.
Danzavano al ritmo di musiche sempre diverse, lente o rokkeggianti, in evoluzioni morbide o vorticose, diversissimi tra loro, suscitando le esclamazioni di bambini e adulti.
Guarda è una cicogna! No, laggiù è una colomba! La un’enorme ruota! Guarda quelle rosse maniche a vento, ce ne sono più di 10 legate ad una stessa corda!
Lassù, lassù, in alto…..che cos’è quell’aquilone tutto nero? Aspetta che si sta abbassando…è…è…un pipistrello! E quello così brillante…con quelle code trasparenti? Ah è una farfalla!
Bello! Belli e quanti!
Lo spettacolo a ritmo di musica continuava tra le risate e gli sguardi affascinati che ne seguivano le evoluzioni.
Una giornata di sole, ma c’è vento, che soffia a tratti in folate quasi rabbiose, speriamo che non disturbi troppo la manifestazione, sarebbe una delusione troppo grande per i tanti piccoli che sono arrivati in questo bell’angolo della mia Liguria da tante parti d’Italia.
Anche molti degli aquilonisti sono venuti da lontano: dall’Inghilterra, dalla Francia, dal Belgio, dalla Svizzera e poi dalla Romagna, dalla Lombardia, dal Piemonte oltre che, naturalmente, dalla Liguria.
È uno spettacolo affascinante, antico e sempre nuovo.
Guardo i bimbi, i loro sorrisi, gli occhi scintillanti, vivissimi, poi guardo gli adulti che, come me penso, hanno uno sguardo sognante, perso in ricordi lontani.
Mi rivedo, e penso che anche loro si rivedano, bambini mentre tenevamo in mano un lungo filo al quale era legato un rutilante aquilone, fatto con le loro mani, con l’aiuto dei genitori, un aquilone uguale a tutti gli altri, solo variamente colorato, con le code più o meno lunghe, mentre cercavamo di fargli prendere il vento, cercavamo di farlo salire in alto, più in alto di tutti, felici quando risaliva, trepidanti quando si abbassava, delusi quando atterrava, ma decisi a riprovarci per l’ennesima volta, felici di un gioco semplice, ma…con l’anima che saliva in alto seguendo o anticipandone il percorso.
E vedo i bambini di oggi rivolgersi a quelli di ieri con mille domande, con mille interrogativi, in uno scambio tra pari.
I piccoli sono curiosi, vogliono sapere, vogliono conoscere come era la vita, da bambini, dei grandi di oggi, vogliono sapere come giocavano, come vivevano, vogliono conoscere il loro retaggio.
Non crediate che sia un passaggio eccessivo quello fatto attraverso gli aquiloni, attraverso i giochi di un tempo che aprono orizzonti oggi nuovi e se questo succede anche solo per un giorno, ben venga!
Qualcosa in fondo, in fondo al loro io rimarrà e potranno ricordare e, chissà, forse imparare qualcosa, anche piccola, ma…se li può rendere felici …