Ultima modifica 28 Giugno 2019
Chi possiede il dono dell’ironia, è capace di scavare davvero dentro i sentimenti.
Paolo Cevoli è uno di questi. L’ha dimostrato nel suo primo film come regista, non lo aveva mai fatto, come autore, interprete e anche come produttore seppur in comproprietà, in aiuto un’idea un po’ fuori dalle righe di questi tempi.
Ricordiamo, infatti, che si parla dei “ragazzi del 99”, quelli che hanno fatto la grande guerra, qui ha reso omaggio al papà di suo papà e agli uomini che un secolo fa furono protagonisti da Caporetto in poi. Era giusto, dare merito a Cevoli, non sono molti quelli che se lo sono ricordati.
Nel film Cevoli è un pragmatico maestro elementare, un po’ anziano per la verità, ma costretto a diventare un volontario della grande guerra, perché radiato dal conformismo dell’epoca, ove la censura era ben più opprimente di ora in tv, figuratevi nel 1915 o giù di li.
Suo malgrado è costretto al fronte, dove a seguito di una serie di vicissitudini vissute con ironia e non certo da eroe, convive obbligatoriamente in trincea con commilitoni di origini completamente diverse, da Trieste in giù direbbe la Carrà, forse è più corretto in questo caso dire da Bergamo in giù e diventa un sostituto padre di un ragazzo Caprese, l’ottimo Aniello: O Scugnizzo, ovvero Antonio Orefice, ottimo e bravo, così come l’intero cast che ha supportato il lavoro dei protagonisti, ma anche loro lo sono , nessuno è in secondo ordine in questo film.
La scelta di questi giovani quasi debuttanti è stata felice, sono stati coerenti con i personaggi interpretati.
Non li cito, li potete leggere ovunque e seguire al cinema dal 2 aprile in circa 100 sale Italiane. Ok anche regia e fotografia, merito pure dei paesaggi montani scelti.
Nella conferenza , il solito Cevoli alla Zelig, pronto ad ogni segnale proveniente dalla platea di giornalisti , per provocare una risata. Gli atri, come nel film, all’altezza. Circa 1,5 milioni il costo del film, per cinque settimane di lavorazione, forse troppo in rapporto ad altri film, ma alla fine in linea coi costi delle ultime produzioni Italiche.
Un appunto, le scuole di cinema, puntano molto sulla capacità di interpretare degli attori in Italiano corretto, con le famose sette vocali chiuse o aperte e senza inflessioni dialettali.
Beh, meno male che non ha assistito alla conferenza Alberto Lori o Lina Bernardi. Meglio per Cevoli, ma lui ha il dono dell’ironia ed è capace di scavare davvero dentro i sentimenti, per buona pace dei maestri sopra citati.
Roberto Ardizzone