Ultima modifica 7 Febbraio 2017
Ha ucciso se stesso e altre 149 persone!
Si potrà mai sapere perché?
Io non lo credo, a meno che non si trovi uno scritto, una lettera autografa, di quell’individuo che dia una spiegazione, un senso anche perverso a quella decisione, a quell’atto impossibile da comprendere che ha spento le vite di 149 persone a lui sconosciute.
Quale diabolica lucidità, quale perverso istinto ha spinto quel giovane uomo a cogliere l’attimo propizio, a chiudersi in quella cabina, abbandonata, forse per un attimo, dal suo comandante, rinchiudersi dentro, renderne impossibile l’accesso e con diabolica fermezza spingere quel bottone ed iniziare quella lenta, guidata discesa, che avrebbe portato, consapevolmente, l’aereo da lui guidato a fracassarsi sul ripido pendio di quella montagna.
Sordo agli inviti, alle suppliche, alla disperazione del comandante, indifferente alle grida disperate di quei 150 passeggeri disperati, consapevoli della terribile fine che li aspettava.
Tra quegli uomini e quelle donne c’erano ragazzi e bambini piccolissimi, inermi che sapevano di andare incontro a morte certa per il capriccio, per la decisione omicida di un uomo sprezzante della vita propria e di quella altrui.
8 minuti di disperazione, di terrore e di impotenza, mentre lui respirava regolarmente, senza affanno, senza panico e continuava la sua discesa con lucida follia, perché ha guidato con calma e precisione, non lo ha fatto precipitare subitamente, no, lo ha accompagnato dolcemente a sfracellarsi in migliaia di piccoli pezzi, condannando se stesso e i suoi passeggeri alla stessa terribile sorte.
Ora che la scatola nera ha parlato, l’orrore sommerge tutto e tutti al pensiero di quello che quelle 149 persone impotenti a reagire, ad impedire che il loro destino si compisse a causa di quella mano omicida, di quella follia demenziale che, in un delirio di onnipotenza li condannava a morte sicura, avranno pensato, quale e quanta paura, terrore avranno provato in quegli orrendi ultimi 8 interminabili minuti della loro vita.
Ora si sa che quell’uomo non doveva essere in quella cabina, anzi non avrebbe neppure dovuto avere il brevetto che lo abilitava a condurre, anche se come secondo pilota, un aereo civile.
Aveva già dovuto interrompere il corso abilitativo perché affetto da una depressione importante, ma poi, con una faciloneria che sinceramente stupisce, era stato riammesso e, terminato il corso assunto da quella compagnia low cost di proprietà della Lufthansa, la compagnia tedesca di bandiera.
Come è stato possibile?
Come si può mettere in mano ad una persona instabile la vita di molte persone?
Era guarito, si giustificano i dirigenti della compagnia, i medici lo avevano riconosciuto guarito ed idoneo alla professione di pilota, ma aveva superato completamente tutti i suoi problemi?
Come si può essere completamente sicuri che una mente umana possa superare tutte le sue problematicità, sono sicurissimi i medici che si possa effettivamente e completamente guarire da simili malattie?
Si dice che la medicina, soprattutto la psichiatria, non siano scienze esatte, che non si possa essere mai completamente sicuri di una guarigione completa.
Ma, evidentemente alla compagnia aerea non interessava, sembrava guarito e tanto a loro bastava.
Ma il giovane Andreas non era guarito, anzi, era ossessionato dalla voglia di volare ed era convinto che, viste le sue condizioni di salute, delle quali lui era perfettamente a conoscenza, gli avrebbero impedito di conquistare i galloni di comandante e essere destinato alle lunghe tratte.
Lui lo sapeva, poiché era in cura da medici privati che, tra l’altro, gli avevano vietato di volare, ma lui, nel suo delirio, aveva stracciato i certificati medici, li aveva nascosti, distrutti e non li aveva mai consegnati al suo datore di lavoro.
Ma, allora, le compagnie aeree a quali test attitudinali, a quali professionisti si affidano per controllare l’idoneità dei propri dipendenti, di coloro cui loro affidano la vita dei loro clienti?
I dottori privati di Andreas avevano perfettamente compreso che la depressione del loro paziente, se mai si fosse attenuata, era ripresa e aggravata sempre di più, tanto da arrivare ad imporre il divieto di volare, ma, forse obbligati dal rispetto della privacy, non avevano potuto avvertire la compagnia aerea delle condizioni mentali del loro dipendente.
Si è scoperto che quelle montagne dove si è andato a schiantare, suscitavano in lui un interesse morboso, frequentava sistematicamente un aeroporto privato sito nelle vicinanze e, volando su piccoli aerei cercava, forse, il luogo più idoneo dove trovare una gloria perversa.
Perché era forse questo che lui pensava, lo ha detto ad una delle sue fidanzate: farò qualcosa per cui il mio nome sarà ricordato!
Non gli importava che il ricordo fosse di un folle, di un omicida, di un pazzo imbecille, di un mostro, no a lui importava solo di diventare famoso, di essere ricordato per sempre non fosse altro perché aveva inflitto grandi dolori e privazioni, lui non poteva coronare il suo sogno?
Lui avrebbe privato altri, molti altri, dei loro sogni, delle loro ambizioni, della loro vita.
Quella trappola mortale in cui si era trasformata quella cabina, quella sicurezza dai pericoli che potevano giungere dall’esterno, quella inviolabilità assoluta, non ha tenuto conto che i pericoli potevano venire anche dall’interno, da uno o da entrambi i piloti.
Non ne ha tenuto conto la Lufthansa, poiché l’obbligo di essere sempre e costantemente in due nella cabina è strettamente osservato da altre compagnie, specie negli USA, così Andreas ha potuto tranquillamente cogliere l’attimo propizio e condurre a termine il suo proposito, lungamente studiato e progettato, e 149 persone sono morte!
Pensate a cosa sarebbe successo se Andreas fosse stato italiano, se la compagnia fosse di proprietà italiana e non della perfetta Germania, almeno così la stessa si ritiene!
Certo in questo caso la Lufthansa si è dimostrata a dir poco leggera e non si è gran che preoccupata dell’ incolumità dei suoi passeggeri!
Certo che io non metterei piede in uno dei suoi aerei!