Ultima modifica 24 Agosto 2015
Il travaglio di parto può essere suddiviso in tre stadi: il primo, definito periodo dilatante, corrisponde a quello che comunemente viene chiamato travaglio; il secondo stadio, o periodo espulsivo, coincide con le spinte e il parto vero e proprio; il terzo stadio corrisponde invece al secondamento, ovvero l’uscita della placenta e degli annessi fetali dall’utero.
Tra il periodo dilatante e quello espulsivo però, si può riscontrare la presenza di un altro momento, della durata massima di un’ora, che viene definito periodo di latenza. È una fase particolare, in cui la dilatazione è completa, ma la donna non sente ancora la voglia di spingere; anzi le contrazioni sembrano ridursi, farsi meno frequenti, dando la sensazione che il travaglio si stia fermando.
In realtà questa è una fase fisiologica: serve a far sì che i tessuti materni si possano adattare alla discesa del feto senza lacerarsi o impedirne il passaggio.
Oltre a questo aspetto però, c’è anche un forte risvolto psicologico: è il momento precedente la nascita di un bambino ma anche quella di una mamma. È un passaggio molto importante e non sempre facile da accettare, per cui la natura ha creato questa “pausa” per permettere alla donna di realizzare veramente quello che sta accadendo, senza essere “confusa” dal dolore e dal pensiero delle contrazioni (che pur continuano ma più gestibili) e di accettare questa nuova situazione; solo quando lei sarà veramente pronta, le contrazioni ripartiranno, la testa del bimbo scenderà più profondamente nel bacino e potranno cominciare le spinte.
Proprio perché il periodo di latenza serve soprattutto a preparare la donna dal punto di vista psicologico, la sua presenza durante il travaglio è molto più frequente e più lunga nella prima gravidanza, a seguito della quale il cambiamento è più forte.
Bisogna quindi saper riconoscere questa fase e la sua importanza, rispettarne i tempi senza forzarli e aiutare la donna a capire e accettare che la parte di ragazza che c’era in lei se ne sta andando per lasciare il posto a una nuova vita, quella di mamma, che nascerà e crescerà insieme al suo bambino.
Elena Ferrari