Ultima modifica 23 Gennaio 2020

Molto più spesso di quanto si pensa la bellezza si cela nelle cose semplici.
Come la bravura.
Se riesci a trasmettere con semplicità, un concetto difficile, sei bravo.
Più bravo ancora se il concetto, ispira emozioni.
Ecco il perché del successo del film di qualche anno fa, Inside Out, il film delle emozioni.
O meglio, dell’importanza del loro equilibrio.

Gioia non può esistere senza tristezza.

GIOIA TRISTEZZAE la ricerca dell’equilibrio, si sa, è esercizio di vita, piuttosto complesso.

Il difficile rapporto tra una Gioia scoppiettante – al limite dell’irritante – e il pessimismo cosmico di Tristezza, è qualcosa di altamente poetico che gli autori hanno realizzato in maniera magistrale.

Alla fine del film, se si è inclini alla nostalgia, ci scappa anche una lacrima.

Ma è una lacrima positiva, una di quelle lacrime che si scioglie insieme alla consapevolezza che, tutto nella vita è funzionale al suo opposto e che, nonostante il tentativo innato in un genitore di proteggere il proprio figlio dalle emozioni negative, queste, invece, sono necessarie, quanto il sole dopo un’acquazzone.

Tristezza è l’emozione blu, quella che tocca i ricordi e li rende nostalgici, quella che tende a vedere le cose dal peggiore punto di vista, quello che sottrae. Gioia è il suo opposto.
Vive per rendere felice, ha un’aurea che ricorda la polvere delle stelle.
Indubbiamente è un film forse più adatto ad un pubblico adulto in grado di cogliere le sfumature dei colori che guidano le nostre fasi, ma quel che resta nei bambini, è sicuramente un messaggio positivo.
Siamo fatti tutti di emozioni e solo dal loro equilibrio dipende il nostro stare bene
.

Cosa c’è di più difficile che insegnare al proprio figlio questa lezione di vita? Niente, forse.

Siamo tutti funamboli, acrobati dei sentimenti, equilibristi, saltimbanchi, trapezisti, spesso appesi su corde senza reti di protezione. Lasciarsi andare alle emozioni, spesso, significa saltare proprio da altezze che nascondono cosa la vita riserva. Ma se non si prova, non si sa, se non si prova ad essere felici, a saltare oltre i limiti delle nostre paure, delle rabbie che ci rendono prigionieri, spesso, dei nostri irrigidimenti, non lo sapremo mai.

emozioni

Alla fine del film, Gioia si accorge che non può esistere senza Tristezza, che come lei, è funzionale all’equilibrio e allo sviluppo di una bambina che cerca la sua identità.

Ecco, forse il messaggio del film sta proprio nelle cose non dette e non viste.

E’ difficilissimo per un genitore accettare che non sempre è in grado di guardare le spalle al proprio figlio, durissimo accettare di sapere che inevitabilmente soffrirà, che ci saranno dolori che lo feriranno ai quali noi, non potremmo porvi rimedio.

E sarà una corsa in salita, tentare di ammorbidire le loro cadute.

Eppure, quei dolori, tanto temuti quanto necessari, renderanno i nostri figli, più forti e forse, se saranno capaci di accettarli, saranno in grado di costruire anche la felicità.
Perché non c’è felicità, senza i gradini della sofferenza.
Perché la felicità, la gioia, è fatta di cose piccole, semplici, anche di cose quotidiane, di scalini, di pioli. E tanti più scalini comporranno la scala, tanto più la scala sarà vicina alle loro lune. I ricordi, impilati ad uno ad uno sopra se stessi, avranno i colori del blu e del giallo, il rosso della rabbia ed il viola della paura, a formare un arcobaleno che, può nascere solo dopo la pioggia.

E, quando, magari più magri, magari provati da cose che né un padre né una madre possono impedire che provino, ci diranno che, sì, tutto sommato sono felici, beh… allora sapremmo che Gioia e Tristezza avranno trovato, in loro, un ritmo di ballo armonioso.

L’equilibrio è esercizio di vita assai difficile, aiutiamoli a trovare il loro, senza sostituirci alle loro emozioni, siano esse noia, rabbia, paura o tristezza.

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