Ultima modifica 2 Ottobre 2018
Oggi è il 2 ottobre: festa dei nonni.
Chissà se è stata pensata per festeggiarli veramente o se sia, more solito, una ricorrenza puramente commerciale.
O se qualcuno abbia pensato tra sé e sé: istituiamo una festa anche per loro, diamo un contentino anche a quei ‘poveri vecchi’!
Ma, oggi, i nonni sono veramente vecchi?
Oggi sembrano meno vecchi di una volta. Sembrano, ma sono?
Da nonna di 72 anni penso proprio di si.
Di fatto gli uomini e donne di oltre 70 anni vestono come i loro figli e nipoti, guidano l’automobile, utilizzano tutti i mezzi di locomozione pubblici e privati, viaggiano e continuano ad essere curiosi ed aver voglia di apprendere.
Hanno una vita il più possibilmente attiva e non indietreggiano di fronte agli ultimi ritrovati della scienza e della tecnica, anzi computer e cellulari non hanno segreti per loro, o quasi.
Il modo di vivere cambia e si evolve ora dopo ora, giorno dopo giorno e i cambiamento è avvenuto e avviene anche nell’essere nonni.
Se sino a qualche anno fa erano le sole nonne ad occuparsi dei nipoti oggi anche i nonni sono felici di condividere le cure, e sempre più spesso si vedono portare i loro nipoti al parco o intenti a spingere un passeggino o una carrozzina.
Non siamo comparabili con gli anziani di un tempo, non ne abbiamo più le abitudini ne la mentalità.
La maggior parte di noi vive la vita di oggi un tutte le sue accezioni.
Vive anche per se stessa, esattamente come fanno i figli ed i nipoti.
Non si sente relegata in secondo piano, ha interessi propri, non pensa al passato come al proprio tempo, lo ricorda con piacere, ma… guarda avanti!
Insomma vive una vita piena, della quale fanno chiaramente parte figli e nipoti che rappresentano certo una parte importante, ma non più totalizzante come nel passato, sono una parte dell’universo non l’intero.
E questo anche se non vivono il loro quotidiano, se abitano lontani, a volte in nazioni diverse, se i contati sono rallentati e, a volte, difficili; quando non si può essere sempre a disposizione, quando non è semplice riuscire ad intervenire all’occorrenza.
Bisogna reinventarsi giorno dopo giorno, seguendo i profondi mutamenti che avvengono nella società e nella famiglia.
Certo a volte è difficile accettarli, modificare i propri pensieri ed il proprio stile di vita, dimenticare valori antichi e sostituirli con i nuovi modi di essere restando sempre e comunque ancorati alle tradizioni e alle proprie radici cercando contestualmente di trasmetterli ai propri nipoti come memorie di un tempo che fu.
Oggi più di ieri i nonni altre a rappresentare la memoria storica, custodi del proprio retaggio, accudiscono i piccoli quando e se i genitori lavorano, necessari per le carenze di strutture per l’infanzia.
Ma il nonno d’oggi non è più il saggio patriarca.
Non lo rappresenta, anche se, diversamente da pochi decenni fa, non sono meno acculturati dei propri figli e nipoti. Anzi, molti hanno coltivato nel tempo le proprie conoscenze acquisendo un patrimonio culturale notevole.
Non è più ascoltato come un oracolo, però la cultura ovviamente diversa. Quel legame tra il presente e passato, può costituire una occasione di arricchimento e di allargamento degli orizzonti dei nipoti ed aiutarli ad accettare nuove e diverse culture e modi di vita.
La nonnità è sicuramente vissuta diversamente, a seconda dello stato mentale delle singole presone, per alcuni è una esperienza gratificante, stimolante, ringiovanente ed arricchente, mentre altri la accettano supinamente, senza gioia, si ritrovano vecchi e superati, si vedono inutili, sostituiti e sostituibili.
Per tutti, è la fantastica opportunità di vivere un rapporto libero, privo dei doveri propri dei genitori, giocare, non imporre regole, vivere intensamente il piacere di essere con i nipoti e non l’obbligo di educarli, anche se…
Oggi anche i piccoli sono cambiati.
Non più famiglie numerose. Spesso unici figli, che vivono l’amore esclusivo dei genitori, coccolati, seguiti passo dopo passo, a cui si da moltissimo e altrettanto si pretende di ricevere, ma ai quali è difficile dire di no. Ma i no devono essere detti, anche se non si vorrebbe e non ci si può dimenticare che i bimbi devono essere educati, nei limiti e nell’ambito dei volere dei genitori si, ma coeducati.
Insegnare senza parere, ad osservare, a riflettere. Trasformare le sensazioni in pensieri compiuti ed i pensieri in memorie, facendo le cose insieme, creando sintonia e complicità. Far capire che non sempre la velocità è una virtù, ma far scoprire il piacere e la validità, a volte, della lentezza e della riflessione.
Certo erano rapporti più semplici quando la presenza dei nonni era continua, ma non essenziale, quando sono indispensabili e duraturi spesso diventano conflittuali, quando si temono abusi di competenze. Non esiste una regola sicura e valida per tutti, ma quando si affida il proprio figlio a qualcuno ( nonni in primis) è duopo accettare che possa diventare educatore e soggetto di affetto.
Ma mai prevaricante, solo di complemento e integrazione, magari velato di indulgenza, bonaria, mai eccessiva.
Comunque la pensate il sorriso di un bimbo, del vostro bimbo, l’udire la sua voce è una fonte di gioia infinita che ti riscalda il cuore, che ti riempie l’anima.