Ultima modifica 15 Luglio 2019
Leggevo stamattina nella pagina Facebook della Maestra Larissa, persona ed insegnante che stimo particolarmente per la sua professionalità ed umanità, un piccolo decalogo sulla valutazione degli alunni nella scuola primaria. Credo che il suo decalogo contenga delle grandi verità, vediamo di commentarlo insieme:
Quando si valuta non considerare mai l’autore dell’elaborato ma l’elaborato stesso:
Questa è sicuramente la cosa più difficile nella valutazione poiché spesso e volentieri è l’autore stesso che ci da l’idea di come sia andato il compito. Non dovrebbe essere ma è così: anche solo la calligrafia di uno studente ce lo fa riconoscere e ci fa pensare alla sua potenziale valutazione. Il nostro cervello è programmato per classificare, seriare e far rientrare nelle categorie di conoscenza le cose, le situazioni e (ahimè) anche le persone.
Non usare aggettivi che connotano la persona (bravo, bravissimo…) ma il lavoro:
Concettualmente è ciò che accade quando dobbiamo rimproverare o correggere una persona senza danneggiare troppo la sua autostima. Non bisognerebbe mai stigmatizzare la persona ma l’errore come se fosse un concetto a sé.
L’altro giorno mia figlia è venuta in lacrime dalla scuola poiché la maestra le ha detto che nel dettato aveva fatto troppi errori perché “era distratta”. Quel “eri distratta” è stato preso come una stigmatizzazione della sua persona tanto da farla crollare in autostima.
E valle a spiegare, a sette anni, che la maestra intendesse che gli errori erano “di distrazione” e cioè facilmente evitabili.
Bisognerebbe fare molta attenzione a come si dicono le cose, poiché, in certe situazioni, cambia forma e sostanza.
Limitare il presente che categorizza ma usare il passato prossimo:
In questo sono d’accordo ma in parte. Se facciamo capire che è il bambino a sbagliare e non il compito, difficilmente il tempo verbale può cambiare le cose.
Limitare l’uso del verbo “essere” ed utilizzare “sembrare”, “apparire” per indicare che è il punto di vista dell’insegnante:
La valutazione è proprio questo: il punto di vista dell’insegnante. Anche se non può essere fatta nell’oggettività deve essere il più neutrale possibile o quantomeno dovrebbe considerare i punti di partenza dei bambini e i loro progressi e non solo una media matematica.
“Valuta quindi ciò che un alunno sa fare e sa e non solo ciò che sa” (Grant Wiggins)