Ultima modifica 19 Novembre 2019

Se ne parla davvero poco, eppure è un disturbo che influisce negativamente sulla qualità della vita dei bambini e gli adulti in cui si presenta.

La Disprassia è un Disturbo che riguarda la coordinazione e il movimento e che può comportare problemi con il linguaggio e i processi di apprendimento.
Si manifesta come incapacità a compiere movimento volontari coordinati in sequenza, in funzione di un preciso scopo.

Uno degli esempi classici è la difficoltà ad allacciarsi le stringhe delle scarpe.

Spesso i bambini disprassici faticano a mettere in ordine le varie fasi di un racconto, altre volte presentano problemi di manualità che si traducono in problemi ortografici, oppure problemi relativi al movimento oculare.

allacciare-scarpe

I bambini con disprassia hanno quasi sempre problemi di organizzazione spazio-temporale e percettivi.

Sarà complicato per loro organizzarsi quindi nella consequenzialità dei movimenti: per es. vestirsi partendo dalla biancheria intima e dopo maglia e pantaloni.
Non che non lo sappiano, ma non trovano dentro di loro la memoria dei vari passaggi.
La parola PRASSIA è intesa come capacità nel compiere un gesto.
Per DISPRASSIA, quindi, s’intende una difficoltà dei movimenti volontari in assenza di deficit sensoriali, motori e cognitivi.

Si distinguono due tipi di disprassia:

Ideativa:  il bambino fa grande fatica a rappresentare e rievocare nel giusto ordine un programma motorio.
Esecutiva: il bambino non è capace di organizzare sul piano temporale-spaziale una sequenza adeguata nella risposta motoria.

Inoltre, possiamo parlare di:
Disprassia primaria: in cui vi è uno specifico quadro sindromico che risponde ai criteri diagnostici (vedi DSM IV);
Disprassia secondaria: In concomitanza ad altri disturbi;

Pervasivo dello sviluppo, ADHD, sindrome di Williams, ecc. si presentano anche sintomi relativi a disfunzioni dei sistemi di pianificazione dell’atto motorio volontario.

Il “Bambino Goffo” come spesso viene definito è come un bambino “Normale” rispetto alle competenze cognitive, ma presenta grandi difficoltà nell’esecuzione di movimenti volontari e organizzati al fine di un preciso scopo. Ed è per questo che la disprassia viene intesa come Disordine di Integrazione Sensoriale , proprio perchè interferisce con le abilità di rappresentare mentalmente, programmare ed eseguire compiti motori.

Il bambino Disprattico ha quindi un QI nella norma, ma è presente una differenza tra QI VERBALE e QI DI PERFORMANCE a favore del primo, poiché il bambino spesso non sa come iniziare un compito, visto che manca di strategie di organizzazione e di controllo.
Questo disturbo colpisce circa il 6% della popolazione infantile tra i 5 e gli 11 anni. Può essere acquisita in seguito a danno cerebrale o associata a un ritardo dello sviluppo neurologico.
Si tratta di un disturbo complesso, difficilmente diagnosticabile durante la prima infanzia. Necessita di terapia logopedica e psicomotoria.disprassia

Disprassia: diagnosi e interventi.

Per programmare un intervento riabilitativo personalizzato è necessaria una valutazione clinica, fatta da un neuropsichiatra infantile o da uno psicologo.
Per una tale valutazione ci si può rivolgere alla propria ASL di appartenenza (Servizio di Neuropsichiatria Infantile o Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile o di Neuropsicologia), oppure a specialisti che svolgono privatamente la libera professione.
A SCUOLA, ottenuta la diagnosi sarà possibile per i genitori chiedere alla scuola la predisposizione di un PDP – Percorso Didattico Personalizzato (o Percorso Educativo Personalizzato).
La realizzazione del PDP implica l’adozione di tutte le misure dispensative e compensative, appropriate all’entità ed al profilo della difficoltà, in ogni singolo caso…. come sapete ogni bambino è unico e una diagnosi non potrà mai uniformare, questa verità universale.

La redazione del magazine. Nato nel maggio 2013, da marzo 2015, testata registrata al tribunale di Milano. Mamme di idee rigorosamente diverse commentano le notizie dell'Italia e del mondo, non solo mammesche.

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