Ultima modifica 13 Gennaio 2016
Bella domanda!
E la risposta non è facile in verità perché molti sono i fattori da valutare.
Quello che vorrei dire è che bisogna esserne convinti e che non è vero che dove ce ne sta uno ce ne stanno due o tre.. Perché non è una questione di denaro o di spazio fisico. Ma dello spazio emotivo, quello del cuore.
E quindi dipende. Io ne ho uno solo e mi assorbe completamente. E diciamo che per via di una serie di fattori non ne avrò un secondo.
Sono stata molto male dopo la nascita di mio figlio.
Il caso, la sfortuna e forse una mia insospettata debolezza mi hanno fatto ritrovare a 20 giorni dal parto con nell’ ordine: una trombosi al cervello, depressione post partum e mia mamma in fase morente per un cancro.
Ancora oggi mi chiedo come ne sia uscita. E credo sia stato merito di tutto ciò che mi circonda. Sicuramente grazie a mio marito, ma prima di tutto ad una mia consapevolezza, che era poi la stessa al rovescio nella crisi post partum.
Un bimbo non è solo gioia, tenerezza, futuro e famiglia. Ma una responsabilità. Una cosa seria. Di cui io più di chiunque ero responsabile. La crisi del post partum era tutta li.
Non posso stare sola con lui, non sono in grado di occuparmene, non sono così brava.
Eppure lo avevo scelto, cercato e voluto da tanto tempo. E se Dio o chi per lui mi aveva tolto tantissimo in pochi mesi, lo scricciolo più bello che avessi mai visto lo avevo fatto io. Ed era li. Aspettava me.
Renderlo felice. E’ questa l’unica missione di un genitore.
Mi sono rimessa in piedi, ma alla domanda di un secondo figlio per molto tempo ho detto non se ne parla.
Forse, in parte, per vigliaccheria. Ma la paura di star male e di non esserci al 100% per entrambi mi ha fatto dire no.
Meglio uno solo a cui posso dare tutto che due a cui forse e solo forse potrei dare tutto.
So che non si può mai dire. E forse se mi fossi buttata ora sarei felicissima di averlo fatto.
Ma non posso rischiare su un forse se in gioco c’è il benessere di un figlio.
E se mi fossi ammalata di nuovo? E se fossi rientrata in crisi ancora? E se questa volta non mi fossi ripresa?
Chi avrebbe pagato le conseguenze dei miei forse ?
Credo che l’unica risposta dopo un primo figlio per decidere se farne un altro o meno sia questa: Ci sono? Sono davvero e completamente pronta? Se la risposta è si allora credo sia bellissimo.
Ma se rimane un ‘forse‘ no, anche piccolo piccolo io penso sia meglio rinunciare.
E godere della già immensa fortuna di averne uno. Splendido e sano. Che è già tantissimo.
Mi ha toccato molto questo post per molti motivi, perché anche io ho dei “forse” che equivalgono a mai o a non so… anche io ho avuto una post nascita difficile ma senza depressione e ora che sono più di due anni che cerchiamo il secondo la mia motivazione vacilla ogni mese di più… grazie per questo post, ha tirato fuori molte cose che avevo dentro da un po’ 🙂
A volte è duro da acdettare anche per noi stessi oltre che per chi ci circonda il non sentirsi pronti a ricominciare…lo capisco e ti confesso in parte mi consola sapere che non solo io mi pongo dei forse.
Accettare di avere delle paure quqndo in gioco c’è il benessere di un figlio richiede coraggio a mio avviso. Forse piu di quanto ne richiede buttarsi e sperare…
Spero che i tuoi dubbi se ne vadano ma solo se questo ti rendera’ davvero felice. Se così non fosse goditi cio che hai. È comunque come ho scritto già tantisismo.
Grazie infinite per le tue parole e ti auguro il meglio.qualunque sia per te.
Nathalie.
Nathalie, vorrei rispondere a questo tuo pensiero con la mia esperienza. Tra l’altro un po’ di capisco perché io di bimbi ne ho due ma penso spesso, con un po’ di paura e molta voglia, al terzo. Premesso che avere due figli non è obbligatorio e, anzi, a volte si vedono mamme che lo fanno solo perché tutti se lo aspettano e poi la situazione sfugge loro di mano, in te credo ci sia la paura ma anche tanta voglia.
Dopo la nascita di Sara anche io ho avuto moltissime ansie. Non so se si possa parlare di depressione ma ero angosciatissima, la notte non dormivo e avevo moltissime paure. Quando Sara aveva tre mesi ho iniziato un lavoro su me stessa facendomi aiutare da una psicologa e lì ho capito che la maternità aveva semplicemente tolto il coperchio. Diego lo abbiamo cercato dopo un anno e mezzo dalla nascita di Sara…un anno e mezzo di notti insonni, pianti, reflussi, coliche, crisi di coppia e di identità. Ci siamo buttati, forse in modo un po’ incosciente e prima del parto chiesi alla mia ginecologa :”E se mi viene la depressione?” Lei mi rispose “E se ti viene la depressione, la curi, poche cose sono irrisolvibili”. Diego non è stato un bimbo più facile di Sara ma la crisi della prima maternità non arriva anche alla seconda….è uno scoglio che ci si lascia alle spalle e, infatti, con lui ero una mamma più sicura, più consapevole e lo ero per me e Diego ma soprattutto per Sara. Nel tuo post parto hai fatto l’amplein! Come avresti potuto non andare in crisi? Di peggio non potrebbe capitarti. Nessuno deve essere incoraggiato ad avere un figlio se non lo desidera ma se la voglia c’è è anche giusto darle una possibilità di vincere sulla paura. A volte la paura si sconfigge con delle piccole strategie….quando aspettavo Diego avevo messo da parte dei soldi perché pensavo potessero servire per una tata notturna nel caso in cui fossi andata in crisi e questo mi tranquillizzava molto. Con quei soldi, poi, abbiamo fatto un bel viaggio in quattro…senza tata perché non serviva! Un abbraccio
La paura può essere la spia di una effettiva impreparazione a un secondo figlio…o un timore normale a cui, a volte, si cede negando alla propria voglia di maternità di prevalere. I confini non sono sempre così chiari, purtroppo. Ho cercato il secondo figlio dopo due anni dal primo…e’ arrivato subito e questo un po’ mi ha destabilizzato. Sono a inizio gravidanza, sono felice ma ho anche paura di non farcela con due bimbi…Mi ritrovo molto nelle parole di Francesca (grazie!) e spero di affrontare al meglio, come ha fatto lei, quello che sarà! Decido di dare una possibilità alla mia voglia di essere mamma bis… Ad maiora!
Brava Irene, in bocca al lupo. La paura, di solito, non sa bene contro chi combattere, il coraggio sì!