Ultima modifica 21 Aprile 2021
Bene, ci risiamo. Si festeggia la famiglia, si perché family day, se il mio inglese non mi abbandona proprio ora, vuol dire giorno della Famiglia. E lo scrivo maiuscolo perché per me, Famiglia è una parola importante, piena di significato. Forse per le persone che hanno ideato questo evento, che lo promuovono o che parteciperanno il 30 gennaio a Roma, non è così. O molto più semplicemente legano alla parola famiglia la parola riproduzione. Se non puoi riprodurti puoi usare la parola famiglia.
Qualche giorno fa, ero con un gruppo di persone al bar, non conoscevo personalmente tutti. Parlavamo del più e del meno, il lavoro, la salute… il tempo che avanza. Dopo aver raccontato qualche aneddoto su di me e la mia compagna, uso la parola famiglia per confermare che ‘con la famiglia’ saremo andati in montagna a febbraio.
Una delle persone al nostro tavolo, mi dice: “come fate a dire di essere una famiglia, se non siete autonomi nel riprodurvi. ” Evidentemente aveva capito che siamo una coppia LGBT, quello che forse non aveva capito era che lo siamo tutti!
C’è stato un attimo di shock. Ci siamo guardati in silenzio. Non sapevamo cosa rispondere. Lui intanto ha iniziato a capire e stava diventando paonazzo… Allora io, che ero la più ‘vecchia’ del gruppo rispondo ironicamente: ”tranquillo respira non è successo nulla. Paga il caffè per tutti e siamo a posto così :-P”. Ovviamente scherzavo, ma lui si è alzato senza proferire verbo, ha pagato il caffè e ha lasciato la compagnia.
Siamo rimasti a riflettere qualche minuto: ma davvero ci sono persone che la pensano così? No, perché un’affermazione come questa ancora non mi era mai capitata.
Obiettivamente no, non siamo in grado di autoriprodurci, abbiamo bisogno di un aiuto esterno, ma non per questo ci amiamo di meno o amiamo di meno i nostri figli. Mannaggia. La vogliamo smettere di considerare ‘quelli come me’ dei diversi? E’ una noia mortale!
Certo che se si organizzano anche manifestazioni come quella del 30 gennaio allora è ovvio che il mondo sia lentissimo a cambiare. Che poi…. dovrebbe essere una Manifestazione per i diritti della famiglia tradizionale. Allora ci sto anche io. Va bene.
E’ giusto che la famiglia tradizionale abbia dei diritti. Per carità, è giusto che ognuno di noi li abbia.
E se volete urlare al mondo i vostri diritti fatelo.
Fate tutti gli eventi che volete, parlate della famiglia tradizionale, raccontatene pregi e virtù e chiedete per voi tutti i diritti che volete. Avrete sempre e comunque il nostro appoggio.
Ma perché fare un evento per dire che diritti non devono avere tutti gli altri? Tutti quelli che non sono come voi. E’ un po’ come dire che nei prati verdi hanno diritto di crescere e riprodursi solo le margherite bianche. Sono bellissime, adoro i campi di margherite bianche. Ma volete mettere la bellezza di un campo pieno di fiori colorati? Ognuno di loro ha diritto di essere, di nascere, di crescere, di riprodursi.
Riflettendo, è un po’ come succede in tutte le cose, quello in cui noi italiani siamo bravissimi: non siamo mai noi il problema, ma gli altri. Non diciamo mai cio’ che facciamo, che faremo, dove abbiamo sbagliato e come possiamo migliorare. Siamo troppo impegnati a parlare degli altri, di come siano loro la colpa dei nostri problemi.
Se io cammino per strada abbracciando una donna, se vivo con lei e insieme a lei costruisco una famiglia, tu che problemi hai? Come la mia vita coinvolge la tua?
Certo se io, la mia compagna o mio figlio ti creassimo un danno, allora si hai ragione.
Ma i danni non li provocano quelli come noi. I danni li provocano tutti quelli che non hanno la testa sul collo, a prescindere dal tipo di orientamento sessuale. Generalizzare ti fa comodo perché così hai qualche cosa da dire?
Forse pensi che noi siamo i più deboli e quindi con noi fai presto a vincere. Ma… le cose stanno cambiando.
Stiamo diventando forti.
Stiamo acquistando consapevolezza che anche noi ”siamo”, ed abbiamo diritti, proprio come te.
Adelaide Frumento