Ultima modifica 14 Ottobre 2019
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un articolo che commentava un fatto di cronaca avvenuto in una scuola del nostro paese, precisamente in provincia di Milano.
La notizia riguardava l’esclusione ad una gita didattica organizzata dall’insegnante di religione, ai danni di una bambina che non si era avvalsa della facoltà di frequentare l’ ora di religione nella scuola (leggi qui l’articolo).
Come al solito, abbiamo detto la nostra opinione in proposito, alla quale sono seguiti una valanga di commenti a favore o contro la scelta di quella preside che aveva deciso (ha puntualizzato “a seguito di un consiglio lungo e articolato con insegnanti e genitori”) di non portare gli alunni che avevano rinunciato all’ ora di religione nella scuola.
Come avevo scritto, il mio sentimento nel merito della questione era combattuto, e nonostante abbia letto con molto interesse tutti i commenti dei nostri lettori che si erano accaldati a dire la loro, continuo a non avere una risposta univoca, a non sapere prendere una parte netta, e per fortuna che è così aggiungerei (diceva De Crescenzo “Il dubbio” è una divinità discreta, fa molto meno guai delle certezze, che spesso sconfinano in estremismi).
Tra i commenti, molti criticavano aspramente la scelta di escludere la bimba dalla gita soltanto perché non frequentante l’ora di religione nella scuola.
“Bisogna includere tutti, e ci dovrebbe essere storia delle religioni, non religione cattolica” diceva qualcuno.
“La scuola è laica e così devono essere le uscite” dicevano altri.
“Eliminare l’ora di religione nella scuola!!!” gridavano a gran voce altri ancora, il catechismo si faccia in parrocchia.
Sono d’accordo.
O meglio sono d’accordo ANCHE E NON SOLO con voi.
L’inclusione, l’accettazione della diversità, la “carità cristiana” che tanto si chiede per non peccare in parole opere e omissioni, in questo caso è stata bella che messa sotto i piedi, e in questo, come ci ho già scritto, il gesto dell’insegnante poteva suggerire a qualcuno un che di ritorsivo.
La scuola è laica si diceva: si e no.
Rispondo anche a quell’amico che si è visto “costretto” a far fare alla figlia l’ ora di religione nella scuola nonostante il suo ateismo, per non farla sentire un’emarginata.
In parte, purtroppo e per fortuna ho detto, e mi ripeto, ha ragione.
I Patti Lateranensi sono un’istituzione del 1929, firmati da Benito Mussolini, che stabilivano tra le altre cose l’ora di religione nelle scuole.
Pensate che non solo i Patti del ’29, ma anche l’articolo 7 della Costituzione Italiana si esprime in merito, riconoscendo i rapporti tra Stato e Chiesa.
Nel 1984 però c’è stato un nuovo concordato, nel quale la religione cattolica non è stata più definita sola religione di Stato, e l’ ora di religione nella scuola è diventata facoltativa (e tante altre cose ancora).
Cosa però fare in quella “facoltà” di scelta purtroppo è stato delegato alle scuole, che spesso non si sono sapute industriare per dare una seria alternativa ai bambini e ai ragazzi.
Per cui mi sento di ridire: ma mille volte meglio l’ ora di religione nella scuola che il niente.
Che poi, amici, vogliamo parlare anche di tante altre materie che nelle scuole sono praticamente tempo perso? O meglio: fatta com’ è spesso (troppo spesso), secondo voi, l’ora di educazione fisica (pardon, scienze motorie), vi sembra più costruttiva dell’ora di religione?
Mio figlio praticamente non ha mai messo la tuta da ginnastica che gli avevo amorevolmente comprato a inizio anno, due volte a settimana pascola nell’androne della scuola, e se proprio trova 11 compagni abbozza due tiri di pallavolo. Manco a dirlo, ho speso 12 euro di libro, e per giunta l’ho foderato per rivenderlo l’anno dopo, nuovo, ma a metà prezzo.
Vogliamo parlare della musica alle scuole medie?
Ma lo sapete che per fare il Professore di Musica (con la P maiuscola, perché per me il professore è il mestiere più bello che ci sia, in Giappone anche l’Imperatore si inchina davanti a un insegnante, privilegio concesso a nessun altro), fino a qualche tempo fa (credo che la riforma Gelmini abbia cambiato le cose, ma se avete info più precise e dettagliate vi prego di commentare) non era necessaria alcuna laurea e bastava il diploma di cinque anni di chitarra?
Per non dire che anche la storia dell’arte, materia secondo me nobile e altissima sotto il profilo culturale, è stata svilita, dimezzata nel tempo e nei fondi, e oggi se chiedi a un ragazzino cosa sono gli stili dorico ionico e corinzio magari ti dice che sono flow di rap.
Ecco perché non mi convincerete del fatto che abolire l’ ora di religione nella scuola è la panacea per salvare l’istruzione in Italia e la sua laicità….
Qualcuno invece, per tornare ai commenti contro il mio articolo, ha dissentito sul fatto che anche far fare religione ai propri figli non era comunque una scelta dell’alunno, ma una quasi imposizione, dettata dallo stile di vita e dal credo della famiglia.
Si, vero, ma per le ragioni addotte sopra, reputo sempre più proficua l’ora di religione che la fatidica alternativa.
Inutile dire poi che mi beo di quei commenti favorevoli, che hanno interpretato una parte di mio pensiero, ovvero quello nel quale ho espresso coerenza con il principio:
Se non si fa l’ ora di religione nella scuola, si può reputare (con tutte le accortezze dovute alla situazione, ricordiamo che stiamo parlando di una bimba che non avrà avuto più di 10 anni, e che al di là di qualsiasi credo è rimasta sola in classe mentre i suoi compagni erano in gita) coerente la scelta dell’insegnante.
Alcuni altri ancora hanno perfettamente tradotto il mio punto di vista:
“Alle medie c’è pure chi fa due lingue diverse nella stessa classe. Ovviamente se quelli che fanno francese vanno a teatro in lingua originale, quelli che fanno tedesco non vengono invitati”.
“Ma se avessimo parlato di, che ne so, scienze? Se una ragazza si fosse rifiutata di seguire la lezione della maestra, lezione che poi portava ad una gita alla quale ovviamente la ragazza non avrebbe potuto partecipare… ci sarebbe stato tutto questo chiasso? non credo.”
E ancora qualcuno che sosteneva, come credo sia andata così, che la gita era un doveroso riscontro al progetto dell’ora di religione nella scuola, e dunque avrebbero partecipato coloro che avevano aderito al progetto.
Certo, magari dato il fatto che era una gita, gli insegnanti avrebbero potuto essere un po’ più aperti mentalmente, questo non so se è avvenuto e perché no piuttosto, e includere le bimbe non solo nella visita, ma anche nel progetto durante l’anno.
O magari i genitori avrebbero potuto, chessò, invece di farla sentire esclusa, accompagnarla loro stessi, ove possibile.
Insomma, ho tentato di spiegare il mio punto di vista, ma ancora mi è rimasto il dubbio, e maggiormente mi chiedo:
Ottime considerazioni, grazie,
Buongiorno
Inizio facendole i complimenti per quanto scritto in questo suo articolo. Il modo di scrivere, pacifico ma allo stesso tempo accattivante, cattura il lettore, portandolo fino all’ultima parola senza fatica, lasciandolo anzi divertito, desideroso di unirsi al dialogo.
“L’ora di religione”… tema arduo a mio dire, ma ogni cosa che non mostra subito chiarezza, merita la giusta attenzione. Motivo per cui ritengo poco opportuno “lavarsi via di dosso” tali questioni facendo ricorso a semplici slogan, oggi, purtroppo, sempre più usati. Stessa cosa vale per gli i pregiudizi, pensieri incancreniti frutto di un superficiale sentire comune, che troppo spesso creano realtà fuorvianti a se stanti.
Nei miei anni di infanzia e per buona parte del liceo, frequentai religione un’ora a settimana. Personalmente non ricordo nulla, facevo tutt’altro in quelle ore. A quell’età ero indifferente all’insegnamento della religione, anzi, ritenevo che insegnare religione fosse, scusate il linguaggio, da veri sfigati.
Per fortuna però il tempo, se lo si sa sfruttare con appassionato studio e umile riflessione, porta maturità. Infatti in seguito ho avuto modo di approfondire cosa sia veramente il cristianesimo, cambiando molte idee (che nemmeno erano mie, ma solo stereotipi).
Quando si tratta di insegnare ai bambini che il loro corpo è il risultato di un semplice agglomerato causale di molecole, che la realtà si limita a ciò che è quantificabile, misurabile e prevedibile, tutti sono a favore. Ma la guerra inizia appena uno prova a chiedere “è davvero tutto qui?”. La mente giovanile è un tesoro che bisogna saper custodire, e l’insegnamento della religione, l’insegnamento al sacro, all’ascolto dell’Altro, non ha eguali.
Sia chiaro: la religione cristiana non è una religione del libro, la religione cristiana non è un’etica, non è un insieme di dottrine a cui bisogna aderire “altrimenti non sarai salvato”, nulla di tutto ciò. Questa purtroppo è la religione che ci è stata tramandata col catechismo, ma non è la religione cristiana. (Sarebbe molto interessante parlare di come un catechismo errato e impreparato ha corrotto il vero cristianesimo in Italia.)
Tornando al discorso di prima, è davvero così disumano insegnare che la tua vita non è una parentesi nel nulla, che tu sei ANCHE il risultato di una serie d’aggregazioni chimiche, ma che il tuo essere non si limita a ciò. Insegnare vedere il proprio corpo non come mero oggetto contingente, ma come dono da custodire. Insegnare a vedere la vita come qualcosa che va rispettato. Insegnare che si deve agire in base a ciò che si è, e non che sei ciò che fai, mostrando quindi il valore dei propri limiti e che qualsiasi essi siano, non te ne devi vergognare né nasconderli. Disumano insegnare che se c’è un Dio, quel Dio è amore agapico, e noi possiamo comunicare con lui con lo stesso linguaggio, cioè amandoci in modo agapico, come ci ha mostrato suo Figlio. Disumano insegnare il valore della relazione, che è sacra, perché Dio stesso, che è uno e Trino, è in se stesso relazione. Disumano insegnare che fede e libertà non necessariamente sono in conflitto, perché credere in Dio significa non vivere succubi di ideologie umane (belle le ultime due guerre mondiali vero?) , significa non vivere sottomessi a desideri vendicativi che ci animano, non vivere sottomessi al proprio aspetto fisico, non vivere sottomessi alla propria carriera lavorativa ecc.. ma vivere solo per una cosa, l’amore incondizionato.
Ho scritto tanto e vi chiedo sinceramente scusa.
Questa è solo una goccia in mezzo a un oceano di ciò che è il cristianesimo.
Ora, non so voi, ma io non trovo nulla di ingiusto in tutto ciò. Specialmente se si tratta di una misera oretta a settimana.
Trovo anzi di vitale importanza mostrare queste cose ai giovani, perché non solo aiutano a vivere in modo pieno, ma mostrano il valore autentico dell’uomo come irriducibile, e delle sue capacità, non misurabili.