Ultima modifica 20 Luglio 2016
L’altro giorno mio figlio mi ha chiesto di uscire. Io non sapevo ancora niente di questo Pokemon Go.
Cosa c’è di strano, direte voi, nella richiesta di un neo adolescente, che vuole andare a incontrare amici e coetanei, magari per un gelato insieme?
Niente, se non fosse che mio figlio, un ragazzo di 14 anni timido e riservato, piuttosto che uscire starebbe ore, giorni, settimane, davanti ad un Tv con un joystick in mano.
“Vizio” purtroppo che non è il solo della sua età ad avere contratto.
E dunque certo, puoi uscire, ma dove e con chi devi andare?
Ed ecco che dopo incalzanti domande da parte della madre arpia salta fuori la verità.
Il timido, direi omertoso ragazzo, il vile marrano 2.0 non andava con i compagni alla ricerca di ragazze, ma a caccia di Pokemon Go.
E io non è che l’abbia saputo da lui.
Se non avete figli “esperti” di videogames, possibilmente maschi, e possibilmente sulla decina, non sapete di cosa stiamo parlando.
O forse si, visto che ormai in rete non si parla d’altro.
Io infatti ho dovuto approfondire l’argomento, ma ovviamente è stato facile, visto che se si digita Pokemon Go sulla tastiera di un pc trovi il mare magnum delle informazioni (38 milioni di risultati per la precisione, per dire Gandhi in 20 anni di internet ne ha collezionati 45 mln!).
Pokemon Go è un videogioco sviluppato da Game Freak e Niantic per la Nintendo. La casa di videogiochi che ha inventato il primo Pokemon.
È uscito in Italia lo scorso venerdì 15 luglio, ma negli Stati uniti sta spopolando dal 7 (e mai come in questo caso tale verbo è stato più calzante).
In pratica si scarica l’app del gioco sul proprio smartphone e si utilizza la realtà aumentata e il GPS per giocare.
Una volta aperta l’app sul visore dello smartphone, al giocatore viene consegnato un Pokemon “base”, e si comincia la caccia ad altri mostriciattoli tascabili (da qui il nome in inglese “Pocket Monster” che traslitterato in lingua giapponese suona POKETTO MONSUTA, poi contratto appunto in Pokemon).
Grazie alla tecnologia Gps il giocatore può andare in giro per le strade ad acchiappare Pokemon, o a farli allenare per i combattimenti.
Perché di questo si tratta in effetti. Scopo del videogioco infatti è la versione fantastica di un hobby tutto nipponico. In Giappone infatti allevano insetti per poi farli combattere.
Con Pokemon Go i giocatori vanno in giro col cellulare in mano, sul quale visore compaiono mostri tascabili da acchiappare.
Con il Pokemon Go poi si può allenarli una volta presi, e farli combattere nelle palestre, anche queste indicate attraverso Gps.
E non mancano nel Pokemon Go tutte le opzioni tipiche dei videogame, come ad esempio le Poke Ball ad esempio, ovvero sfere che servono sia a catturare Pokemon che a farli rintanare.
La cosa bella è che negli States è cominciata una vera caccia al Pokemon con conseguenze irragionevoli. Se bella può definirsi.
Questi animaletti infatti, come nel videogames, si trovano nei posti più impensati: vicino a laghi e fiumi quelli d’acqua, quelli notturni escono col calar delle tenebre, come nel gioco “acqua e fuoco” sul visore vengono pure visualizzate le impronte, da 3 a 0, a seconda della distanza del Pokemon dal giocatore.
E da qui tutta una serie di episodi “epici” direbbero i teen-ager. Negli USA in una settimana ne sono successe di ogni. Al Central Park tutti impazziti per cacciare i Pokemon (Guarda il video Pubblicato sull’Huffington Post).
Gente che lascia l’auto perché ne ha stanato uno dietro un cespuglio, impiegati che si sono licenziati per avere più tempo a disposizione, per non dire poi il putiferio scatenato sui social all’indomani della pubblicazione dell’app.
I più giocherelloni, che niente sapevano né di Pokemon, tanto meno di Pokemon Go, si sono divertiti a dirne di tutti i colori.
Un mio amico su facebook ha sostenuto che negli anni della sua adolescenza, quando davvero si usciva a cercar ragazze e non mostriciattoli, ne potrebbe aver schiacciato uno facendo un gavettone dal quarto piano agli amici!
Ma Pokemon Go è già diventato anche un modo per far soldi (non solo finiti nelle tasche della Nintendo però).
I più furbi creatori di App infatti hanno già cominciato a cavalcare l’onda dei raduni (c’è un opzione “Aroma” infatti che attira Pokemon in una certa zona e in un certo posto a tale ora), proponendo a pagamento a gestori di bar, locali e ristoranti di iscriversi al gioco e creare questi eventi per attrarre clientela “videogame-dipendente”.
Insomma a pochissimi giorni dall’uscita, Pokemon Go è già il gioco principe dell’estate, a livello planetario.
Chissà quanti ragazzi vedremo da oggi in spiaggia alla ricerca di mostriciattoli multicolore, incuranti di ustioni e insolazioni, che si perderanno però il gusto della conquista estiva, del bagno a mezzanotte e del ferragosto attorno al fuoco.
Io, che vuoi da me forse nostalgica e demodé, preferivo le estati dei falò, degli amici con la chitarra e degli “amori nati sotto l’ombrellone”.