Ultima modifica 24 Agosto 2020

La crescita post-traumatica è un argomento sul quale psicologi e psicoterapeuti hanno speso fiumi di inchiostro.

Crescita post-traumatica: le esperienze negative aiutano

crescita post-traumatica

Qualche tempo fa in un articolo dell’Huffington Post  commentava un libro da poco uscito dello psicologo Scott Barry Kaufman e da una redattrice stessa del magazine Carolyn Gregoire, e che trattava proprio quest’argomento.

Ed è stato lo spunto per una riflessione.

Secondo gli psicologi della University of North Carolina at Charlotte Richard Tedeschi e Lawrence Calhoun, la crescita post-traumatica è una esperienza positiva risultante da un evento traumatico o da un periodo di crisi che un individuo attraversa in un periodo della propria vita.

La definizione è stata coniata proprio dai due esperti intorno agli anni ’90, ma ovviamente il fenomeno non ha origine a questa data. L’argomento infatti è presente nelle tradizioni spirituali arcaiche, in letteratura, in filosofia.

Pensiamo a cosa non avrebbe scritto Leopardi, ad esempio, se non fosse stato traumatizzato dagli accadimenti fisici e psichici della sua esistenza.

I due però hanno evidenziato circa venti anni fa, uno studio sistematico del fenomeno così da dare un uno strumento a psicologi, assistenti sociali e counselor su come indirizzare le esperienze negative in una corrente di crescita individuale.

In psicologia e psichiatria esiste una patologia chiamata disturbo post-traumatico da stress (DPTS) (o Post-Traumatic Stress Disorder, PTSD).

Questa consiste nelle sofferenze psichiche derivanti da un trauma, di qualsiasi natura esso sia.
Ognuno di noi è soggetto a subire traumi.
Perdite di affetti, grandi sofferenze, eventi catastrofici.

La reazione a questi traumi però, come studiato dagli esperti, non sempre è negativa, anzi.

In moltissimi casi si è verificato che un individuo che subisce un trauma di varia natura riesce ad affrontare lo stesso sviluppando delle opportunità derivanti dalla tragedia.

Nuove strade si aprono, nuove possibilità non viste prima di quel momento negativo.

Alcuni ad esempio, come sostengono Tedeschi e Calhoun si chiudono in se stessi. Ma anche in questo caso possono sperimentare una maggiore forza in sé. Oppure stringere legami con altre persone sofferenti.
Altri invece riescono a migliorare le relazioni sociali con i propri simili perché grati alla vita di essere riusciti a sopravvivere, fisicamente ed emotivamente, al trauma.

In qualsiasi campo sociale dunque le esperienze negative aiutano a migliorare la propria esistenza. La crescita post-traumatica serve a molti individui.

Questo non significa che nonostante una crescita post-traumatica le persone che hanno tutto sommato ricevuto dei benefici non abbiano sofferto o non soffrono.

La crescita post-traumatica implica comunque una sofferenza.

Per molti le crisi sono inevitabili, la sofferenza arriva. Quasi tutti aggiungerei io: di diversa intensità ma tutti subiamo traumi durante un’esistenza intera. E non c’è scelta. Non possiamo soffrire senza crescere, né viceversa crescere senza soffrire.

Un percorso che aiuta nella crescita post-traumatica è l’elaborazione del trauma stesso.

crescita post-traumatica

Quando una persona riesce ad analizzare l’accaduto, spesso riesce a trarne dei benefici, delle lezioni.
All’inizio si è fortemente scossi.

Poi pian piano si fa strada nell’individuo la consapevolezza di essere usciti da questo terremoto come migliori.
Più pronti ai nuovi accadimenti che la vita prospetta.
Con una struttura “antisismica” che riesca ad evitare i crolli futuri.
La crescita post-traumatica, dicono Tedeschi e Calhoun, non può però prescindere da una sorta di rimodulazione delle priorità, degli obiettivi e dei giudizi.
E questo lavoro comincia con il distacco.

Dopo l’elaborazione di un trauma, con il distacco garantito dal tempo, spesso si rivedono le proprie priorità. Le proprie aspettative e le proprie opinioni.

Ci si adatta ad una nuova visione della vita.
E in questo, lo dice la scienza, le donne sono più brave.

La resilienza, ovvero quella Capacità di un materiale di resistere ad urti improvvisi senza spezzarsi, è la chiave per una crescita post-traumatica.

crescita post-traumatica

Affrontare le avversità della vita, riuscire a trovare la forza per superarle e vivere al meglio non è una lezione che si impara a scuola.

E non tutti ci riescono. Anzi.
Alcuni non sopravvivono proprio.
Ma con l’affetto di chi ci sta intorno, con un po’ di forza di volontà, un po’ di sano ottimismo e autostima, si possono superare i traumi che la vita ci para innanzi.
Accettare i cambiamenti, trarre non il meglio dalle brutte esperienze, ma imparare a crescere attraverso esse è sempre la salvezza.

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2 COMMENTS

  1. Bellissimo questo post, Silvia. Però penso anche che spessissimo tendiamo a “proteggere” i bambini dagli eventi traumatici, pensando che ne soffrirebbero troppo. Penso, per esempio, a quando l’altra nonna dei miei nipoti stava malissimo e si tendeva a minimizzare, con loro. Per amore, certo. Ma non so se fosse la cosa migliore.
    Poi c’è stato un altro episodio, gravissimo, di cui Leonardo è stato vittima. C’è stata una grossa discussione con mia figlia. Io ero del parere di dire la verità, mia figlia – che conosce certamente suo figlio meglio di me – ha invece detto che Leo avrebbe sofferto troppo, e non se l’è sentita di raccontare le cose come stavano. Non so, davvero. Sicuramente l’episodio era davvero troppo per mio nipote, ma forse avrebbe capito tante cose. Soffrendo, sicuramente.

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