Ultima modifica 2 Maggio 2019

Sono cresciuta, come credo la maggior parte delle mie coetanee, con molti stereotipi sull’uomo ideale, su ciò che avrei dovuto aspettarmi e pretendere in un uomo.

Re Artù e Lancillotto, Cavalieri dello Zodiaco, Michael Night …

Insomma in due parole: Richard Gere. Il Richard di Ufficiale Gentiluomo, che bello come il sole in quella divisa bianca, ti solleva da terra e ti stringe tra le sue braccia forti e rassicuranti. Il micio-macho.

E’ inutile che storcete il naso e fate finta di niente, tutte abbiamo inseguito quel modello di uomo, che ovviamente non esiste o non esiste più, e tutte abbiamo preso questo treno in faccia con grande classe: Ah no, ma io in un uomo cerco solo comprensione e humor.
Se vabbè.

Nuove generazioni

Salvo poi scioglierci se un uomo ci apre la portiera della macchina o ci regala una rosa senza motivo.

Eddai ammettiamolo in coro: l’uomo deve avere le palle!

Deve avere braccia forti che ti accolgono, saper riparare la lavatrice e cambiare una gomma della macchina, ma anche saperla caricare la lavatrice ed essere un buon padre.

Vorrei sapere perchè una cosa dovrebbe necessariamente escludere l’altra.

Forse a noi donne si fanno sconti quando ci chiedono di fare le mogli, madri, amanti e ultimamente anche gli uomini di casa? Come? Ah, beh certo gli uomini due cose contemporaneamente non le sanno fare… Quindi per forza abbiamo dovuto scegliere. Ma io dico NO! Che non è vero, non dobbiamo per forza scegliere. E’ nostro dovere come madri di maschi far sì che imparino ad essere persone complete, cavalieri e massaie, gentiluomini e padri amorevoli.

Possiamo parlare quanto vogliamo ai nostri figli, ma di fatto tendiamo a trattarli come bamboccioni per molto tempo.

La domanda è spontanea: le nuove generazioni sono davvero mature come lo erano quelle passate?
Perchè in un epoca in cui lasciamo il cellulare a bambini di 7 anni, poi a 30 non si “sentono pronti” a fare figli?
Non prendiamoci in giro con la storia dell’incertezza del lavoro, perchè ai tempi dei miei genitori era rarissimo trovare qualcuno che non ti pagasse in nero e soldi da parte ce n’erano ben pochi. Allora cosa è cambiato?

Dicevo dell’uomo senza “palle”, ma purtroppo anche il lato femminile non è messo molto meglio.

Se da un lato i ragazzi pensano solo a imitare rapper che si fanno la “guerra” a colpi di hashtag (neanche più la sana vecchia competizione vis a vis), le ragazze si sottopongono a operazioni di chirurgia estetica per non doversi photoshoppare troppo, e in entrambi i casi nessuno che si assuma uno straccio di responsabilità prima dei 35 anni.
E anche allora con tutte le riserve del caso.

Cosa c’è di diverso nelle nuove generazioni?

Tempo fa parlavo con un collega dell’anno in cui ha imparato molto dalla vita: militare obbligatorio. Non voglio qui discutere sulla bontà o meno della leva, ma su quanto quell’anno fuori casa fosse un’esperienza formativa.

A 18 anni (o comunque appena finivi gli studi) lasciavi forzatamente le comodità di casa, con la testa ancora di un ragazzino per certi versi, e ti trovavi a dover rispettare una gerarchia e delle strutture, a non poter tornare da mammina ogni volta che c’era una difficoltà e in molti casi a vivere per un anno lontanissimo da casa, per di più senza telefono.

Tanti piangevano, molti soffrivano, ma se eri un po’ furbo facevi tesoro di quella opportunità. In ogni caso alla fine tutti potevano dire di aver imparato a stare al mondo!

Nuove generazioni

Ripeto non voglio sindacare il militare in sé, con il nonnismo e tutto quanto c’è di esasperato e per quello che rappresenta, dico che oggi un ragazzo di 18 anni sta tranquillo che potrà parcheggiarsi all’Università ancora per diciamo 5 anni, con le spalle coperte e senza responsabilità, per poi con tutta calma saltare da un lavoretto all’altro “in cerca della vera vocazione”.

Difficilmente imparano, se non per esempio o educazione severa data in famiglia (che spesso mancano), cosa voglia dire stare al proprio posto sul luogo di lavoro, o gestirsi uno stipendio senza aiuti, e via così.

Sarebbe bello poter re-introdurre una sorta di Anno Istruttivo.

Non so, facendo lavorare i ragazzi nelle case di cura o nella Protezione Civile, negli ospedali, ovunque ce ne fosse bisogno… in fin dei conti si tratterebbe di un anno di Servizio Civile, come si chiamava.

La nostra società si è talmente preoccupata di cancellare certi vecchi sistemi che sembravano puramente punitivi, da dimenticarsi quanto fossero formativi.
Forse anziché eliminarli del tutto avremmo dovuto modificarli, adattarli al nuovo moderno modo di pensare.

Così come la scuola che è diventata il paradiso dei ragazzini intoccabili

Gli insegnanti non possono aprir bocca senza aver paura di trovarsi contro l’Associazione Genitori al gran completo) o l’Università un parcheggio per gli indecisi “cioè non so cosa farò nella vita, cioè credo di avere un sogno, ma non lo so, cioè sostanzialmente boh”.

Ecco, a proposito di vecchi insegnamenti: ai “miei tempi” si diceva che riempire le frasi di “cioè”, “in sostanza” e affini dimostrasse all’interlocutore di non sapere di cosa si stesse parlando. Forse sarebbe anche il caso di rispolverare i libri di grammatica…

La sola cosa che mi pare stiamo tramandando ai nostri figli è l’arte del lamento.
Il continuo richiamo a un’Ingiustizia Suprema, come se tutto fosse dovuto, dovuto poi da chi non è dato sapere.

® Riproduzione Riservata

Classe 1979, testona per DNA e per vocazione personale. Mamma di due meraviglie (ovvio) della natura Tiziano 2013 e Alice Testaduracomegranito 2015, moglie del mio grande amore Marco che è dovuto gioco forza diventare un folletto saltellante anche lui.

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