Ultima modifica 27 Febbraio 2017

A volte abbiamo l’errata convinzione che il prezzo sia nelle nostre vite un punto fermo di riferimento.
Certo il prezzo esiste, e ci mancherebbe, nessuno – o quasi – ci regala nulla.
Ma da qui a dire che il prezzo è un punto fermo ce ne vuole.

Teoricamente una trasmissione come “Ok il prezzo è giusto” non avrebbe le basi per esistere e funzionare.
Perché il prezzo non è uno. Sono tanti; tanti quanti sono le possibili modalità di acquisto, i momenti, i luoghi, gli esercizi commerciali, i sentimenti del venditore.

Non ci credete? Bene, cominciamo dagli esempi più grandi: l’aereo.
Quanto tempo è che non prendete un aereo?
La prossima volta che fate un viaggio ad alta quota guardatevi intorno, guardate gli altri passeggeri: nessuno ha pagato la stessa somma vostra.

E non parlo delle classi passeggeri, parlo di acquisto online del biglietto, ad esempio.
La somma per quel sedile, su quel volo di quel giorno ha oscillato a seconda che fossimo a sei mesi dal viaggio, a tre, a una settimana o il giorno prima.
E la meccanica del prezzo va dallo sconforto della compagnia di dover riempire tutto il volo, al suo giubilo quando il volo esplode e chi è in overbooking resta a piedi.

Esempio analogo il treno, personalmente nel giro di un’ora mi sono visto cambiare il prezzo di una tratta che è aumentato di 10 euro. Hanno visto dalla telecamerina del pc che in fronte ho scritto “Giocondo” (o “Joe Condor” per gli over 50…). Il sampietrino parla romanesco e pensa “Ve possino!”.

Ritengo che tra le cose importanti da insegnare ai nostri figli ci siano queste trappole.

Finché i ragazzi hanno la paghetta per figurine, giochini ecc. probabilmente troveranno prezzi fissi e uguali ovunque. Ma quando crescono le cifre che maneggiano, l’elasticità dello scontrino possibile aumenta.
Lo stesso paio di pantaloni a due vetrine di distanza nella stessa via cambia di prezzo (in teoria anche ai saldi. In teoria).

I nostri vecchi dicevano infatti di “non fermarsi mai alla prima bottega…”.

E vogliamo parlare dello spazio? No, non in senso astronomico ma di capacità di magazzino.
Più un esercizio può compare grandi quantità di un prodotto e più può farlo pagare di meno come costo unitario. Quindi il modello di cellulare alla botteguccia di elettrodomestici sotto casa, che resiste indomita alla grande distribuzione, costerà di più inevitabilmente che nella catena nazionale o internazionale che sta nel centro commerciale. Apparentemente. In realtà alla botteguccia sotto casa si risparmia tempo, benzina, parcheggio, stress.
E auspicabilmente si riceve, o si dovrebbe, un miglior servizio.

Così quindi oltre allo spazio, anche il tempo assume valore.

Come nelle vendite di Amazon, il prezzo della consegna ha quattro o cinque possibilità in funzione della nostra impazienza di ricevere il pacchetto tra le mani.
Poi c’è il concetto di fidelizzazione, a partire dalle tesserine dei supermercati che offrono premi e sconti su aziende partner. Ad esempio, benzine, tour operator, catene di occhialeria, acquapark… ma che c’entrano con la spesa?

Sono tutti collegati nel farsi promozione reciproca: se aderisci a quel gruppo sei profilato come consumatore di un certo genere… tranquillo, quello che risparmi lo concedi a loro come preda da massacrare di messaggi.

E poi ci sono i prezzi di quelli che una volta erano utenze monopolistiche.
Avevi bisogno del telefono? L’unico operatore faceva prezzi uguali per tutti, adesso continue offerte – anche per l’energia elettrica, il gas, la banda internet – che confondono le idee, generano stress da possibile fregatura in corso, e ti spingono a cambiare spesso. Ed è scientificamente provato che nessuno sappia qual è il quel momento la tariffa più conveniente sul mercato.

Unico consiglio possibile, cambiare almeno ogni due anni operatore.
Ultimo capitolo: i professionisti. Avvocati, architetti, dentisti, notai, chirurghi, idraulici, tapparellari, antennisti e chi più ne ha più ne (o)metta. Lì il discrimine forte è giocato dal rapporto personale di amicizia, o dalla segnalazione di amico o conoscente comune (e dal “nero”…). Sull’amicizia e i rapporti umani, intesi in senso positivo, costruttivo, ci si può lavorare. Insegniamo ai figli anche a sorridere, ringraziare, occuparsi degli altri, dare disponibilità.
Quel compagnuccio di classe così antipatico e scorbutico tra vent’anni potrebbe essere l’unico elettricista disponibile a Natale quando le lucine cinesi (costano di meno…) dell’albero fanno saltare l’impianto di casa.
Quanto ci farà pagare se non è amico?

® Riproduzione Riservata

Da oltre trent’anni s’agita nella comunicazione sporcandosi le mani (e la coscienza) con siti internet, uffici stampa, organizzazione di eventi, advertising e ultimamente con i social. Dice di fare il copy, è anche pubblicista e scrive, scrive, scrive…

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