Ultima modifica 20 Giugno 2019
In classe siamo in tanti:
“Io non riesco a imparare a parlare inglese… lo capisco abbastanza, ma non riesco a parlarlo” Questa sono io. Lo dico spesso ai bambini che ho un problema ad imparare a parlare l’inglese.
Per me è un cruccio grande.
Sì, ogni tanto ci provo… ma niente.
Lo interiorizzo, ma non esce e ciò vuol dire che non apprendo fino in fondo.
Perché lo dico?
Perché è importante che sappiano che non siamo perfetti e che, probabilmente, mai lo diventeremo.
Ed e’ fondamentale che lo ascoltino non solo i bambini con difficoltà a scrivere, a leggere, a stare attenti: è importante, soprattutto, che lo ascoltino tutti.
Sì, perché spesso ho visto bambini veloci, precisi, intuitivi, cadere per un errore, non capacitarsi di avere sbagliato e rimanerci sotto per un bel po’. Sì, tutto si riconduce alla “moda” della resilienza. Ma ricordiamoci che non è una moda, ma un modo che dobbiamo far raggiungere a tutti i nostri bambini.
Rialzarsi.
Sempre.
Ecco, per questi bambini “sempresulpezzo” soprattutto, io lo dico.
Ci sono cose che possono non riuscire: a volte riusciamo a superare, a volte no… quella cosa proprio non ci va giù.
I bambini in difficoltà sono compresi e, se necessita, aiutati a superare.
I genitori sanno bene che la motivazione fa la differenza e quindi lavorano sull’autostima più degli altri.
E a volte, i bambini che non sono abituati all’errore, quando incappano in un “e questo come accidenti si fa?” si pietrificano.
Invece è importante far comprendere che l’errore è un momento di riflessione e non è “Tu hai sbagliato”.
Tutti possiamo sbagliare ed è una fortuna che sia così, perché è l’unica cosa, forse, che ci accomuna, che ci fa umani.
Educare a partire dall’errore è probabilmente l’unica via per sentirci parte di un gruppo e di un determinato momento che viene prima del miglioramento. Ecco, vedere il poi dopo un errore è l’unica abitudine da dare ai nostri studenti. Così è il dopo ad acquistare importanza, è la positività del superamento che acquista la priorità.
In classe, (forse sbaglio, forse no, ma lo faccio spesso), colgo ogni occasione per ricordare ad ogni bambino dove può impegnarsi per migliorare. Ma non solo in matematica o in scienze. Si può migliorare anche dimostrando responsabilità, dimostrando accortezza verso gli altri, dimostrando più calma se resto indietro, non rubando la parola al compagno. Sì, poi si può migliorare nell’ordine, nel comprendere come organizzare lo spazio in un’attività, nella velocità di calcolo.
Non perdo mai, quasi mai, l’occasione per ricordare che tutti abbiamo traguardi da raggiungere e che fare un esercizio perfettamente, non ci esime dal migliorarci su altri fronti: questo dà coraggio a chi sente la difficoltà dalla pelle fino alle ossa e dà la misura della modestia a chi di difficoltà strettamente disciplinari non ne ha.
Una classe ha sempre bisogno di riconsiderarsi come gruppo, di calibrarsi, di rispettarsi e di trovare qualcosa di comune.
Se ci pensiamo bene, l’essere tutti lì per imparare è la misura della scuola.
L’essere capaci di sbagliare e migliorarsi è la misura della crescita personale.
A scuola questo deve accadere ogni giorno, per tutti, anche per gli insegnanti.
Come dice il nostro grande Franco Lorenzoni: la scuola deve essere migliore della società, altrimenti che motivo ha di essere? Esiste anche un tipo di teoria dell’apprendimento che avviene per tentativi ed errori, che è quella in cui se non si sbaglia, spesso, non si arriva alla soluzione.
E’ bellissimo quando l’errore diventa la possibilità di scartare per trovare la strada giusta.
Così dovrebbe essere per affrontare la difficoltà.
Certo, nella vita può capitare la difficoltà non superata.
Anche quella fa parte del gioco.
Dobbiamo imparare ad incassare, a volte.
Ma sono eccezioni.
In classe è un lavoro quotidiano non sistematico, ma sistematicamente random: quando capita, quello è il momento.
Io ci credo tanto, perché, come penso ogni giorno, la scuola e tutto ciò che si impara, non può essere sganciato dall’essere umano.
Quindi, anche da genitori, facciamo la nostra parte per esaltare i traguardi raggiunti e insegnare che gli errori sono punti di ottima partenza e mai di pessimo arrivo.
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