Iperattività, disturbi del comportamento, apatia ed altri sintomi non sono solo la manifestazione di problematiche legate alla relazione con l’altro o problematiche di tipo comportamentale ed emotivo.
Questi quadri possono anche essere legati al modo in cui si vive oggi, agli usi, i consumi e alle varie mode o dipendenze.
Penso a tutti quei ragazzi, adolescenti e non solo, che spendono parte del loro tempo immersi nelle onde del wi-fi, connessi ai loro mondi on line, oppure a quelli che si abbuffano di cibi spazzatura senza nemmeno concedersi la qualità del nutrimento, o ancora quelli sempre sotto stress, senza un momento di pausa da un’attività all’altra, sempre super impegnati.
Sono mode? Stili di vita? Necessità di gestire la famiglia in un tempo che manca ed è sempre super fitto di impegni?
Tutto può essere.
Sta di fatto che i disturbi indicati possono anche essere spiegati, in parte e non solo, da questi fattori.
Possiamo meglio dire che tali fattori sono interconnessi l’uno all’altro.
Penso ad una ragazzina molto sola. Lei va a scuola, frequenta un istituto professionale, ma fatica nel gestire i compiti, lo studio e il suo andamento scolastico mostra sempre alti e bassi. E’ sempre svogliata, apatica, difficilmente si impegna, ha difficoltà di concentrazione e a tratti è aggressiva con l’altro.
I suoi professori, molto preoccupati per lei, non sanno più come aiutarla ad uscire da questo modo di vivere.
Sanno che fuori dalla scuola frequenta una compagnia al cui interno si fa uso di droghe leggere. Temono una grave caduta in tal direzione, sanno che il suo uso è limitato per ora, ma non sanno come fermare il circolo vizioso in cui rischia di cadere. Tal compagnia è solitamente seduta sugli scalini della piazza, cellulari in mano, non parlano, non si guardano negli occhi, ma chattano, giocano on line, socializzano sui Social. Questo è il loro mondo e modo di stare assieme.
La ragazza in questione, a livello del corpo, mostra i limiti dell’obesità. Mangia incostantemente, senza controllo, si riempie di cose che le capitano, senza dare un senso realistico ed affittivo al nutrirsi. Non si piace fisicamente, si sente giudicata, ciò la fa arrabbiare ma nulla fa per rimediare a questa situazione.
E’ una ragazza come tutte. Ma come le si può stare vicino?
E’ un compito difficile e delicato.
In particolare modo se, a gestire questo compito, sono persone esterne alla famiglia, come possono essere degli insegnanti o educatori.
Dal mio punto di vista è necessario esserci. Parlare. Discutere. Mettere questi ragazzi di fronte ad una seconda realtà, differente dalla loro, dalla quale possono imparare o quantomeno vedere che esiste un modo diverso di stare al mondo. Il ruolo che hanno gli educatori è prezioso. Forse può non essere efficace, di primo impatto, può essere un compito lungo, dispendioso, frustrante, ma è necessario proseguire, non mollare, essere lì nel momento in cui sono loro, i ragazzi, a chiedere, voler imparare, cambiare.

Sono mamma di una splendida bambina. Terapeuta EMDR, Psicoterapeuta (specializzata in psicoterapia dell'infanzia, dell'adolescenza e delle coppie), Consulente per il Tribunale di Varese in materia di separazione/divorzi e Formatrice in progetti di prevenzione al maltrattamento ed abuso infantile. La psicologia non è solo un lavoro ma una vera e propria passione.

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