Ultima modifica 23 Gennaio 2020
A Pagani, in provincia di Salerno, è scoppiato un caso a causa della decisione della preside, che ha imposto la divisa a scuola ai propri alunni.
Su Repubblica la notizia: all’istituto professionale alberghiero Pittoni di Pagani si consuma la tragedia.
Lo scorso 15 gennaio infatti è entrata in vigore la modifica al regolamento di istituto che impone la divisa a scuola agli alunni frequentanti.
Indossare una divisa scolastica che prevede pantalone blu e maglietta blu con il rispettivo logo della scuola, si legge all’art. 6 del Regolamento di Istituto
E vai con i picchetti dei ragazzi fuori e dentro la scuola in segno di protesta in merito all’articolo del disonore.
In verità il seme della discordia, a leggere, non sta tanto nell’obbligo quanto nel costo.
Troppo alto, sostengono i rappresentanti dell’Unione degli Studenti.
Che oltretutto affermano che l’obbligo di indossare la divisa a scuola si traduce in una “snaturalizzazione della comunità scolastica”.
Niente educazione allo sviluppo della personalità. Niente valorizzazione dell’identità, del senso di responsabilità, di autonomia.
Insomma a sentire gli studenti si sono sentiti mortificati dall’imposizione antidemocratica della divisa a scuola.
Un atto repressivo. Addirittura sarebbero seguite minacce di bocciatura.
L’Unione Studenti avrebbe dunque presentato un esposto contro questo deplorevole atto dittatoriale della preside.
La preside, Rosanna Rosa, giustifica il suo operato.
A sentire le sue parole sembrerebbe infatti che i ragazzi vanno a scuola abbigliati in modo poco consono all’ambiente.
E a niente sono servite le sollecitazioni di docenti e genitori che auspicavano a una mise decorosa e adatta alla situazione.
L’obiettivo, sempre a leggere la dirigente, sarebbe stato “formare liberi cittadini rispettosi delle regole, costruendo una mentalità utile a svolgere efficacemente il proprio lavoro nell’ambiente alberghiero”.
E a ben vedere direi. Soprattutto in una scuola che formerebbe gli studenti anche a indossare le divise.
Cosa direbbero questi alunni, una volta fuori dalla scuola, a un ipotetico datore di lavoro in un hotel o in un ristorante che chiede loro di indossare la divisa: “La sua richiesta mina la mia autonomia, la mia libertà di espressione, la mia autodeterminazione”??
Certo, se faccio un passo indietro e torno a quando andavo al liceo io, ricordo che allora fuori dalle aule era tutto un imbellettarsi con rossetti rosso fuoco e spazzole che neanche da Aldo Coppola.
Anche nei favolosi anni ’80 non è che noi studentesse andassimo a scuola vestite da educande.
Oggi che sono mamma di un adolescente però trovo anche io certi “dress codes” poco appropriati all’ambiente scolastico.
Siete mai andati fuori da una scuola superiore oggi?
Sembra di stare a passeggiare per le strade di Milano durante la settimana della moda.
Molte ragazze sembrano aver dimenticato di indossare la gonna a casa al mattino.
Altre invece sembrano non avere abbastanza soldi per cambiare i propri jeans dopo anni di lavoro in miniera.
Per non parlare dei pantaloni dei ragazzi, di 3 o 4 taglie più grandi, dai quali sporge ogni marca di intimo immaginabile (che di immaginabile hanno ben poco).
Insomma io sarei per una divisa a scuola. Anzi, come mi diceva un capo scout tempo fa, per un’ uniforme. La divisa divide, l’uniforme uniforma.
Perché credo che non ci sia niente di male nel vedere ragazzi che vanno a scuola uniformati nell’abbigliamento.
Senza marche, senza loghi. Senza divisioni derivanti dall’abbigliamento.
Le uniformi scolastiche sono abitudine di tantissimi paesi. Certo spesso lo sono nelle scuole elementari e medie. Ma anche nei più prestigiosi college e Università.
Ma soprattutto in quegli istituti come l’alberghiero non trovo ci sia nulla di male nel voler prevedere una mise comune, e che rientri anche questo nella didattica della scuola.
Oppure, ma so già che lo spirito di ribellione dei ragazzi non gradirebbe, vivaDio che ci sono i giovani, invitare tutti ad un abbigliamento comodo, sobrio, e adatto all’ambiente.
Hanno tutto tempo, loro, di sfilare davanti alle discoteche e ai locali negli orari dopo la scuola.
E poi, vuoi mettere la comodità di una t-shirt e un pantalone blu? Ma questo, i millenials ancora devono capirlo.
Cari giovani, vi assicuro, questa voglia di minigonna, unghie laccate e ciglia finte, man mano tenderà a lasciare il posto ai jeans comodi, alle ballerine e ai maglioni XL!